ESCLUSIVA TLP - Pietro Vavassori: "Ho venduto la Pro Patria per un euro e i bustocchi mi danno del fallito. Ecco perché ho iscritto la squadra. Reggiana? Chissà..."

Odi et amo. In Lega Pro i nuovi Catullo e Lesbia sono Pietro Vavassori e la Pro Patria. Dopo anni di successi ma anche di scontri, l'industriale lombardo ha deciso di chiudere la sua avventura con il glorioso club bustocco. TuttoLegaPro.com lo ha voluto contattare in esclusiva dopo il disimpegno dai biancoblù.
Addio Pro Patria. Nel futuro ci sono ancora il calcio e la Lega Pro? Magari a Reggio Emilia...
"Ora mi son preso una pausa di riflessione. Di quanto? Non so, potrebbe essere un giorno, una settimana, un trimestre. Reggiana? Boh, magari da un'altra parte, come si fa a dirlo, con la globalizzazione le cose vanno così in fretta. Ci sono tante società alla finestra, ma non chiedetemi i nomi, alla ricerca di nuovi assetti societari. Quindi il fatto di essere oggi accomunati a Reggio è comprensibile, ma non scontato. Monza? Mi è stato proposto, ma ho detto di no, perché non aveva i requisiti. Non voglio equivocare però: si tratta di una piazza importante di tutto rispetto".
Cosa ci dice del nuovo presidente della Pro?
"Carlo Filippi è un noto professionista in quel di Modena. Sono amico di Alessandro Barilli, non lo nascondo, che me l'ha presentato. E' stato l'unico pretendente serio e abbiam realizzato l'affare. Se poi abbia dietro altre persone o altre cordate francamente non lo so. I bustocchi mi hanno dato del fallito perché non sono riuscito a vendere la società. Ma non ci sono riuscito perché tutti quelli proposti da loro non avevano in mano nulla di concreto, in primis la fidejussione. Loro se la cantano e se la suonano, ipotizzano cose da me mai nemmeno pensate. Non è mia abitudine prendere in giro la gente. Io alla Pro Patria ho voluto bene dal luglio del 2011, quando sono arrivato, gliene voglio tuttora e continuerò a farlo".
Come mai ha iscritto la squadra quest'anno?
"A Busto c'è uno zoccolo duro di persone innamorate della Pro Patria, non li dimenticherò mai. Io li chiamo i miei simpatici vecchietti. Per loro ho iscritto la squadra nonostante il mio disimpegno, ho pensato al loro amore per il club. E a qualche blogger disinformato vorrei dire che anche quest'anno ho tirato fuori diverse centinaia di migliaia di euro, senza portar a casa nulla. I bilanci sono pubblici e nessuno può permettersi di fare congetture.
Ci tengo a fare una precisazione: il terzo campionato io non l'ho giocato, non lo conto. Sportivamente ne ho fatti due, arrivando primo in entrambi. Purtroppo non c'è la prova e non ci sarà mai, ma magari avrei vinto anche l'anno scorso. Andando via da Busto mi interessava solamente conservare in buono stato la società, non raggiungere la Serie B. Sarebbe stato paradossalmente peggio salire in cadetteria, poiché il mio onere finanziario sarebbe ulteriormente lievitato e quindi sarebbe stato incongruente farlo".
Quanto vale economicamente la Pro Patria?
"Non c'è un prezzo. Però mi è stato detto che il Pavia è stato ceduto ai cinesi per 1,6 milioni di euro. La Pro, che ha maggior blasone, io l'ho regalata. Fatelo capire ai bustocchi. Io ho fatto un sacrificio economico, ho voluto solo la garanzia fidejussoria. Nell'atto di vendita notarile sa quanto c'è scritto? 1 euro. E a chi dice che siam ultimi vorrei dire che quando ho preso la squadra io eravamo a meno tredici e abbiam fatto più di 70 punti alla fine".
Un po' di tristezza ce l'ha o no per aver chiuso con la Pro?
"Tristezza no, amarezza tanta: considero la mia esperienza alla Pro Patria un progetto fallito. Qualcuno si diverte a scrivere cose non vere ma ormai non ci faccio più caso: una volta ho fatto una battuta sulle donne di Reggio e mi sono trovato bustocchi che si erano offesi perché non avevano capito la battuta. Ma non vado alla ricerca del capro espiatorio, io sono il responsabile e mi assumo le mie responsabilità.
Resto però amareggiato perché si poteva fare ancora tanto. Purtroppo, però, nonostante i risultati sul campo, c'erano altre questioni che interagivano. Volevo mollare ma ho dato ascolto al mio amico Raffaele Ferrara che pensava sarebbe cambiato tutto con la nuova stagione. E invece sono paradossalmente peggiorate. Evidentemente non funzionava la chimica tra me e i bustocchi, quindi era meglio lasciare. Questi ultimi dicono di avere la schiena dritta ma io credo di averla più dritta di loro perché è stata la mia testardaggine a non farmi addivenire a dei compromessi che per me sono inaccettabili. Gli opinion maker chiedevano maggior accondiscendenza, a me, visti i risultati, non andava bene.
Io sono uno molto determinato: ogni obiettivo fissatoci lo abbiam portato a casa. Diverse volte ho convocato in azienda dei calciatori per capire le loro intenzioni. Alcuni tecnicamente erano bravissimi ma come persone non mi convincevano. Per me, e questa è una regola di vita, prima di tutto viene l'uomo. Ci sono fior di giocatori che non prenderei e non prenderò mai per questo motivo. Con il lavoro la tecnica può essere affinata, mentre il cervello non può esser cambiato. Con me sono venuti fuori tanti giocatori e anche tanti mister, non abbiam mai guardato il curriculum ma le persone. Eppur, conoscendo il nostro modo di lavorare, qualcuno contestava il fatto che mio figlio giocasse nella Pro Patria pur non essendo il titolare ma uno juniores come gli altri. Resto però, come già detto, tifoso di questa squadra: viva la Pro, forza Pro!".
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