Patti: "Carpani? Non è più argomento attuale. La centralità è l'Ascoli e il suo futuro"

Matteo Patti, direttore sportivo dell'Ascoli, è stato ospite della trasmissione 'A Tutta C' in onda su TMW Radio e Il 61 raccontando la sua esperienza nella storica piazza marchigiana dopo un'importante avventura a Latina.
Direttore, puoi fare un bilancio della tua esperienza personale in bianconero fino ad ora?
"Siamo arrivati in un momento di transizione, con il cambio di proprietà. C’era molto da sistemare, soprattutto per capire il passato del club. Siamo entrati in punta di piedi, ma strada facendo siamo riusciti a mettere in ordine le cose. La città ha risposto in maniera straordinaria, dandoci grande fiducia: abbiamo superato i 7.000 abbonati, il che ha reso tutto più semplice".
Parliamo proprio degli abbonati, un numero non da poco per una piazza come Ascoli, che è calda, storica e dove la tifoseria ha sempre fatto la differenza. Si torna ai fasti di un tempo, e questo sembra un segnale importante. È forse l’aspetto più significativo?
"Assolutamente sì. Ascoli è una città con una grande storia calcistica, ha vissuto categorie importanti e ha un tifo competente. I tifosi hanno riconosciuto qualcosa di positivo e si sono “rinnamorati” della squadra, dopo un periodo di distacco. Questo entusiasmo è la cosa più bella del calcio, fa bene a tutto il movimento. Siamo orgogliosi di lavorare per questa città e speriamo di ripagare con i fatti la fiducia che ci stanno dando".
Com’è stato l’impatto al Del Duca alla prima di campionato? Entrare e vedere lo stadio pieno, con tutti che spingevano la squadra?
"È stato bellissimo, non si poteva chiedere di più. Trovare 10.000 spettatori alla prima partita, con il mercato ancora aperto e la squadra incompleta, è stata una sorpresa emozionante. Però questo ci dà anche una grande responsabilità: dobbiamo fare le cose con criterio. È una bella sfida".
Un’altra sfida è stata gestire il mercato con il campionato già iniziato. Si è discusso molto, anche alla luce delle dichiarazioni di mister Vincenzo Italiano, sul giocare con il mercato aperto. Quanto è complicato per un direttore gestire questa situazione?
"Il mercato è sempre difficile, con tante componenti e valori non oggettivi. Ogni trattativa è complessa, e i regolamenti attuali, come il mercato aperto durante il campionato, complicano ulteriormente le cose. C’è un’unanimità nel ritenere che non sia ideale, ma non si prendono provvedimenti. Posso solo confermare che è una difficoltà in più".
Passando al mercato dell’Ascoli, si è chiuso con un colpo importante come Gori dall’Avellino, conteso da mezza Serie B. È un segnale forte, come lo fu l’anno scorso l’arrivo di Lescano al Trapani?
"Il colpo Gori è stato importante, difficile e soddisfacente. Però credo fermamente che non sia il singolo acquisto a fare la differenza, ma l’Ascoli nel suo complesso. È normale che i tifosi guardino ai nomi, ma tutte le trattative, in entrata e in uscita, sono state complesse: abbiamo preso giocatori da categorie superiori, contrattualizzati con le loro società. È stato un mercato lungo, ma divertente e oggi posso dire soddisfacente. Gori è un esempio, ma mi piace pensare che abbiamo rinforzato tutta la squadra".
Gli obiettivi di mercato sono stati tutti centrati, sia in entrata che in uscita?
"Sì, assolutamente, sia in entrata che in uscita. L’unica situazione da gestire è quella di Carpani, che è un nostro calciatore e godrà di tutti i suoi diritti".
A proposito di Carpani, nella tua conferenza stampa di ieri hai parlato di situazioni create per lui, ma sembra che sia stato lui a non gradire le soluzioni proposte. Puoi chiarire?
"Sono stato chiaro ieri: non è più un argomento attuale. La centralità oggi è l’Ascoli e il suo futuro. Carpani è una questione superata, andiamo avanti".
Parliamo del mister. Avete scelto un allenatore non emergente, ma forse con meno “nome” rispetto ad altri accostati alla piazza. Da cosa è nata questa scelta?
"Come per i calciatori, anche il mister è stato studiato e valutato attentamente. Con Andrea Passeri abbiamo voluto creare un’identità precisa per la squadra. Tra tutti gli allenatori considerati, Tomei era quello che rispondeva meglio alle nostre esigenze. Lo conoscevo bene avendolo seguito nel girone del Latina, e siamo convinti che sia una scelta positiva".
Sembra che le prestazioni della squadra vi stiano dando ragione, anche se c’è ancora qualcosa da perfezionare. È normale per un gruppo nuovo, in un anno zero, richiedere tempo?
"Certo. Con una squadra completata solo negli ultimi dieci giorni, con cinque o sei nuovi arrivi, ci vuole tempo. Siamo in costruzione, dobbiamo consolidare ogni passo senza entusiasmi eccessivi o depressioni in caso di stallo. Vogliamo fare bene e andare avanti con costanza".
Ora vi aspetta la Juventus, una partita sempre difficile. Che sfida sarà?
"Giocare contro la Juventus è sempre complicato. Hanno calciatori di altissimo livello, molti dei quali hanno militato in Premier League o Serie A. Quest’anno hanno anche continuità progettuale, con lo stesso allenatore che ha fatto bene l’anno scorso. Non è retorica: sarà una partita davvero difficile".
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