Bisoli: "Fare un passo indietro per ritornare al calcio quello vero"

Nel corso della puntata mattutina di “A Tutta C”, in onda su TMV Radio e sul canale IL61 del digitale terrestre, è intervenuto Pierpaolo Bisoli. L’allenatore emiliano, protagonista in passato sulle panchine di Cosenza, Padova e Sudtirol, ha commentato i temi caldi della decima giornata di Serie C: dai big match del weekend al momento del Perugia, fino al suo punto di vista sull’introduzione del Var a chiamata nel campionato.
Giornata di campionato numero dieci in arrivo. Tra i big match ci sono Brescia-Lecco, Catania-Salernitana e Ravenna-Arezzo. Quale di queste partite la intriga di più da allenatore, per qualità e intensità?
"Molto probabilmente guarderò Arezzo-Ravenna. Secondo me Ravenna ancora non l'ho visto e quindi guarderò quella partita lì. Andrò a vedere delle altre partite. Credo che sia un grosso match perché Ravenna mi hanno detto che c'è dei buoni giocatori, ha un impianto importante e credo che sia da vedere. L'Arezzo l'ho visto due volte, la mano di Bucchi si vede. Sono contento che Cristian si sia rilanciato così prepotentemente. Era un po' che non faceva questo, quindi sono molto contento. L'ho visto giocare, ha una squadra secondo me importante, può arrivare fino alla fine per lottare."
Una delle sue ex squadre, il Cosenza, è tornata in Serie C e sta disputando un buon campionato dopo un’estate complicata. Pensa possa competere per la vetta nel Girone C?
"Io ci spero perché è una piazza che merita sicuramente la Serie B. Io so cosa vuol dire allenare lì perché c'è una passione, vivono di calcio e quindi spero. È chiaro che è partita un po' con l'handicap, poi si è sistemata, Bussi ha trovato la squadra giusta. Adesso è nelle prime tre posizioni, ha fatto un passo falso domenica in casa, però credo che possa lottare. È chiaro che ci sono davanti delle corazzate e non sarà facile perché Catania e Salernitana hanno due squadre molto ma molto importanti che potrebbero fare la Serie B. Quindi credo che sarà un girone molto difficile, però io ci spero perché lì ho lasciato dei buoni ricordi e so il calore della piazza."
Un’altra big in difficoltà è il Perugia: sei sconfitte consecutive e una crisi profonda anche dopo il cambio in panchina con l’arrivo di Braglia. Che sensazioni ha dall’esterno?
"Quando parti con altri obiettivi e poi ti trovi indischiato là, ti comincia a prendere la paura. La piazza è molto esigente. Io l'ho fatta sia da calciatore che da allenatore, quindi quando senti questa pressione di dover vincere tutte le domeniche non è facile. Adesso c'è un allenatore esperto, spero che si riprenda il prima possibile. È in un momento veramente di grande difficoltà. L'ho visto una partita che ha perso 2-0 in casa, 1-0 con il Rimini. L'ho visto in una difficoltà mentale, fisica, veramente difficoltà. Credo che ci voglia compattezza, tranquillità e venirne fuori, perché poi dopo quando sei laggiù è difficile risalire la china. Però c'è tutto il tempo, se la piazza si unisce insieme alla squadra e alla società per venirne fuori, credo che abbiano le possibilità, perché poi quel girone lì non è così difficile per risalire."
Prima di salutarla, le chiedo un parere sull’introduzione della tecnologia in Serie C, il cosiddetto Var a chiamata. La convince?
"Sì, io credo che sia una sperimentazione. Io non credo che quando chiami l'arbitro, molte volte credo che confermino quello che loro hanno visto dal campo. Adesso io non so le statistiche. Bisognerebbe anche vedere quante volte è stato chiamato e l'arbitro abbia dato conto a se stesso. Bisogna vederlo. Io questo non lo so. Credo che il Var abbia rivoluzionato il calcio. A me piaceva molto di più prima, quando c'era un errore, c'erano delle polemiche che però si dissolvevano dopo tre o quattro giorni. Ora il calcio è diventato virtuale. Tu non puoi neanche esultare. A ogni gol non puoi esultare. Devi aspettare sempre che ci sia qualcuno che guarda. Rigori secondo me inesistenti, perché le braccia non possono essere sempre attaccate al corpo. Io vorrei sapere chi ha detto che non si può aprire le braccia, perché poi c'è sempre precarietà di equilibrio. Credo che bisogna fare un passo indietro per ritornare al calcio quello vero, perché poi noi non dimentichiamoci: sono due mondiali che non ci andiamo, quindi se non torniamo anche noi indietro e non ci facciamo prendere dall’asmania di essere sempre all’avanguardia… Il calcio è molto semplice. Siamo noi che lo rendiamo molto difficile."
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