Dal Canto: "FVS è un vantaggio, fino a ieri in Lega Pro non c'era nulla"
Alessandro Dal Canto, tecnico ex Carrarese, Cittadella, Livorno e Arezzo tra le altre, ha offerto un'analisi approfondita sulla Serie C e sull'imminente sessione di mercato, ospite di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio e il61.
Mister, siamo praticamente al giro di boa, manca l'ultima giornata e poi la Serie C si prenderà una piccola pausa per le feste natalizie. Le chiedo, in questa prima parte di campionato chi è la squadra che l'ha impressionata di più?
"Resto con quello che avevo detto qualche tempo fa, qualche mese fa. Le ho viste un po' tutte e credo che oggi l'Arezzo è la squadra che mi ha fatto la migliore impressione".
L'Arezzo però continua questo testa a testa con il Ravenna. L'ultima partita è terminata 3-3 con il Pineto e ha scatenato delle polemiche da parte del presidente Manzo. Come si affronta da squadra quando c'è un rivale così forte, questo sali e scendi dalla vetta?
"Io credo che sia una condizione normale. Ogni tanto succede, tipo il girone A, che il Vicenza prende in distacco abnorme. Ogni tanto, invece, c'è più equilibrio e uno si trova a fronteggiare uno, due o tre avversari più o meno di pari livello. Con il calcio di scontato non c'è niente. Quindi al giorno d'oggi penso che tutte le partite vadano affrontate allo stesso modo, perché nella realtà ci sono degli equilibri sottilissimi. Ma credo che non sia un grosso problema per l'Arezzo, penso che l'avessero messo in preventivo che poteva anche succedere".
Il Vicenza ha preso un grosso margine sulle inseguitrici. I tifosi del Vicenza potranno fare tutti gli scongiuri del caso ma a vedere anche la forza della squadra, la profondità della rosa, questa promozione la può perdere solo il Vicenza?
"Visto i valori espressi fino ad oggi, il distacco che ha, che sono oggi 12 punti sulla seconda, mi sembra che da un po' di anni ha intrapreso una marcia abbastanza netta. Penso che sia l'anno buono".
Nel girone C sono tante a contendersi sia la promozione, ma anche tutte le varie zone di classifica, anche per quanto riguarda la zona retrocessione.
"Sì, quello come al solito. Il girone C, come tutti gli anni, è quello più equilibrato. Non è detto che sia per forza di cose, quello da dove emerge è la più forte, però ce ne sono tante che si possono giocare la promozione, perché ce ne sono tante che spendono all'inizio dell'anno. Ne va solo una sola, il resto fa il play-off. Credo che rimanga il più impegnativo, il più duro".
Siamo a poche settimane, pochi giorni dall'inizio del mercato di gennaio. Che mercato è quello di gennaio? Perché lo raccontiamo sempre come diverso, ovviamente da quello estivo, più difficile. Come si lavora in una squadra quando c'è il mercato questo mese di gennaio, con la stagione e poi si riparte a inizio anno con il campionato?
"Da quando finisce l'ultima prima della pausa di Natale diventa un periodo interlocutorio, diventa un mercato di scambi come sempre. In Serie C le squadre che possono permettersi di farlo in modo corposo, il mercato sono poche, quindi saranno tanti scambi e qualcuna di quelle che ambiscono a promozione, magari due soldi da spendere per elevare la qualità della rosa, lo può fare. Ma non vedo cose straordinarie".
C'è il rischio di andare a toccare qualche meccanismo ben oliato, a rompere il giocattolo per comprare tanto per comprare?
"Sì, questo può succedere. Non è neanche facile da prevedere perché uno quando fa il mercato tenta di fare a speranza di migliorare quello che ha. Alle volte gli equilibri sono sottili. Bisognerebbe essere talmente acuti da capirlo, ma non è semplice. Gli aspetti umani non sono sempre catalogabili come quelli tecnici".
Nel girone B c'è una squadra in meno perché il Rimini è stato escluso al campionato in corso, è cambiata la classifica. Come si vive da giocatore e da calciatore una situazione del genere?
"Negli ultimi anni è successo spesso. Io da quando ho ricominciato la C, 9 anni fa ormai, ogni anno ne è successa una nuova. Addirittura con l'Arezzo, per partite in ritardo, per gare da recuperare, abbiamo fatto una marea di infrasettimanali. Da lì in poi mi sembra sempre che le cose siano andate, non sempre peggio, ma comunque sempre male. Non ti so dire, per i tesserati è diventata un'abitudine, per le regole da rispettare non è il mio mestiere, quindi è difficile. Tutti diciamo che bisogna fare di più però io non lo so come si può fare. Come bisogna fare di più? Questo non è affar mio, non voglio fare il professore".
L'ultima domanda, perché quest'anno è stato introdotto in Serie C, come via sperimentale tra tanti gli esperimenti che si fanno in Serie C, l'FVS, il cosiddetto VAR a chiamata. Come lo valuta questo innesto della tecnologia in Serie C?
"Credo che sia un vantaggio alla fine della fiera. Dal niente siamo riusciti a ottenere che comunque, almeno un paio di volte, dopo a seconda di come vengono gestite per squadra, c'è la possibilità di rivedere un episodio che prima non succedeva. Tutti vorremmo che fosse come la Serie A e la Serie B, ma non è colpa di nessuno, è semplicemente un aspetto economico. La Lega Pro non si può permettere il VAR come in A in B. Bisognerebbe che qualcuno aiutasse la Lega Pro a regolamentare le partite il meglio possibile, ma oggi penso che comunque sia stato un passo in avanti. Poi qualcuno è scontento, qualcuno è contento, quello fa parte del gioco".
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