INCHIESTA TLP - Il triste mondo di allenatori e giocatori sponsorizzati in Lega Pro

INCHIESTA TLP - Il triste mondo di allenatori e giocatori sponsorizzati in Lega ProTMW/TuttoC.com
© foto di Luigi Gasia/TuttoLegaPro.com
lunedì 22 ottobre 2012, 23:00Altre news
di Daniele Mosconi
Con questa inchiesta, intendiamo scoperchiare un pentolone maleodorante, tipicamente italiano

"Purtroppo in Italia l´allenatore è una figura sempre in bilico, sempre precaria: i tecnici vengono scelti perché sono di moda o perché raccomandati". L'Inchiesta firmata TuttoLegaPro.com parte dalle parole di Giovanni Stroppa, attuale allenatore del Pescara e l'anno scorso alla guida del SudTirol in Lega Pro. L'ex centrocampista del Milan (vi ha disputato quattro stagioni a cavallo tra la fine degli anni '80 e la metà degli anni '90) ha detto una triste verità: per lavorare nel calcio attualmente devi avere più di un santo in paradiso. E spesso neanche bastano; la meritocrazia ormai ha salutato mestamente e la scena viene presa da chi, magari non è preparato ma sa come farsi valere nel mare magnum del calcio moderno.

La crisi economica che ha attanagliato il mondo ancora non si è conclusa e il picco, almeno come dicono gli esperti ancora non si è raggiunto. Così nel paese di pulcinella si sa sempre come arrangiarsi.

A scanso di equivoci, tutto quello che diremo è soltanto immorale e ingiusto per chi, sono tanti, lavora onestamente e non ha santi in paradiso e aspetta come manna dal cielo una chiamata, ma sa di avere sempre qualcuno davanti a lui. Perchè nel calcio di oggi, specie in Lega Pro (ma ai piani superiori non stanno messi meglio) si sono ormai formati tre gruppi: i raccomandati, gli sponsorizzati e i ruffiani.

Quest'ultima categoria c'è sempre stata, perchè è proprio nel dna italico quello di cercare sempre la scorciatoia per arrivare prima dell'altro. Abbiamo scandagliato questo mondo, scoprendo un pentolone che in tanti aborrono - per dirla alla Mughini - ma tutti poi si fermano a cibarsi.

I raccomandati - Sarebbero un sinonimo dei ruffiani, ma sono diversi perchè vivono tramite la luce riflessa di chi li sponsorizza. Per farvi comprendere il suo ruolo vi faremo un esempio: un club di A ha un suo uomo da piazzare in Lega Pro, così tramite contatto con i dirigenti di alcuni club amici, viene messo su una panchina. Il tutto avviene non per meriti professionali o altro, ma perchè si conosce l'amico dell'amico e così via. Spesso e volentieri poi i risultati sono quelli che sono e viene chiamato a soccorrere il club un tecnico che magari aveva credenziali sicuramente maggiori del primo ma non aveva il santo della società maggiore dietro le spalle.

Gli sponsorizzati - Questa è una categoria nuova (per modo di dire), nata proprio con l'acuirsi della crisi e dei club che andavano morendo, restringendo i posti di lavoro per tutti. Così esiste un modo molto più semplice, magari molto discutibile, per lavorare. L'allenatore A per poter guidare una squadra, deve portare dei soldi nelle casse della società B.

Come fare? Porti con te, oltre al tuo lavoro, degli sponsor che finanzino la società. Il tutto viene pattuito ad inizio stagione, così il marchio tot porterà nelle casse del club, ad esempio 50-60 mila euro, con cui oltre a pagare l'allenatore, si porterà avanti il campionato. Prassi che in Lega Pro è molto usata da parecchie realtà.

I ruffiani - Questi ci sono dalla notte dei tempi, inutile scandalizzarsi e nel mondo del calcio, si sa, quando ti arruffiani qualcuno, qualcosa ti tornerà sempre e non resterai mai a mani vuote. Prassi tipicamente italiana, non c'è che dire, ma si sta esportando anche all'estero.

Chiuso questo passo dell'inchiesta, andiamo oltre e parliamo di un malvezzo che ormai sta diventando sempre più una piaga, specie con l'entrata in vigore della regola che impone lo schieramento di giovani in età di Lega, volta a dar loro l'opportunità di poter crescere in un campionato professionistico.

Così avviene, nel silenzio (assenso?) che un genitore paghi perchè il figlio possa militare in una società professionistica, magari con la speranza che questi diventi presto il fenomeno tanto agognato.

La cosa avviene in maniera molto lineare, un po' come per quanto riguarda gli allenatori: si pattuisce un accordo all'inizio (le cifre in Lega Pro possono variare anche di molto, superando spesso anche i 70 mila euro). Una parte servirà per pagare il ragazzo e il resto rimarrà in mano alla società, oppure in certi casi all'allenatore che ha portato con sé il pupillo che la famiglia paga per far giocare.

Questo accade ancora oggi e il tutto a discapito di un allenatore o di un giocatore che meriterebbero realmente di avere spazio. Ma è un malcostume italiano dove il sistema è sempre quello: se hai santi in paradiso vai avanti, altrimenti rimani a contestare in una piazza con i tuoi amici un sistema che ti esclude a priori senza avere nemmeno la possibilità di provarci.