Il fatto della settimana - Triestina a un passo dal baratro: Rosenzweig fa all-in sul centro sportivo, scende in campo anche la politica

La Triestina vede materializzarsi lo scenario peggiore, quello più temuto: in assenza di investitori pronti a rilevare in tempi brevi le redini della società, accollandosi il pesante passivo (dai 4 ai 6 milioni) accumulato negli ultimi anni di gestione dall'attuale proprietà, non resterebbe che prenderebbe atto dell'ennesimo fallimento, il quarto da 31 anni a questa parte. L'iscrizione perfezionata in extremis a giugno è stata soltanto un'illusione, la situazione è ancora drammatica: la tranche di stipendi e contributi relativa al mese di maggio infatti non è stata saldata, se risuccederà tra tre settimane scatterà in automatico l'esclusione dal campionato. In ogni caso, anche qualora ci fosse un'accelerata (al momento però non si registrano segnali che vadano in questa direzione) sul fronte cessione ci sarebbe un'autentica montagna da scalare, al netto della maxi penalizzazione (-13) da scontare in classifica.
Intanto dopo le dimissioni di mister Tesser, è arrivato anche l'addio del ds Delli Carri che aveva rinnovato il contratto solo pochi giorni fa e i giocatori valutano la messa in mora. La mossa disperata del presidente Rosenzweig è stata firmare il rogito per l'acquisto del terreno di Montedoro dove poter edificare un ipotetico nuovo centro sportivo, in pratica l'unico vero asset al quale potersi aggrappare per un club dal parco giocatori ormai svalutato e schiacciato dalla massa debitoria. La scomparsa del calcio dal capololuogo è eventualità che non piace a nessuno, la politica è scesa in campo per trovare dei potenziali acquirenti ma l'intervento delle istituzioni (nello specifico il sindaco Dipiazza e il governatore Fedriga) rischia di essere tardivo.
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