Salernitana, impresa playoff: tra cambio tattico, sacrifici e rinunce

Salernitana, impresa playoff: tra cambio tattico, sacrifici e rinunceTMW/TuttoC.com
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martedì 17 maggio 2011, 16:00Altre news
di Luca Esposito
fonte Pasquale Tallarino - La città di Salerno

Trentaquattro punti da gennaio ai giorni nostri; lo stadio amico che diventa all’improvviso un fortino - un pari concesso solo all’Alessandria che sfilerá di nuovo all’Arechi, il 29 maggio - ; il miglior filotto del girone, nel 2011. Il paradiso all’improvviso non è stato solo un miracolo calcistico ma soprattutto il frutto di una lunga rincorsa della Salernitana.Tutto è cominciato in una fredda domenica di inizio girone d’andata: il Sorrento schiacciasassi; Lombardi fustigatore dei calciatori a pesante busta paga, proprio quelli che in estate avevano acconsentito alla spalmature pre-iscrizione; Breda frastornato e disorientato in sala stampa. Proprio da quel triste epilogo, da quelle ceneri, la Salernitana è risorta come l’Araba Fenice. E’ venuta fuori alla distanza, un po’ per bravura e un po’ per caso. Perché - per stessa ammissione del ds Salerno - la squadra si è compattata ed ha trovato il filotto della riscossa soltanto dopo il rinvio della partita di Lumezzane, causa nebbia. La rimonta è cominciata in quel preciso istante. Breda ha avuto un merito e gli va riconosciuto: nonostante la diffidenza dell’ambiente e - si sussurra - della squadra stessa, ha imposto al gruppo ed alle avversarie il cambio di modulo, credendo prima follemente, contro tutto e tutti, e poi fermamente alla utilitá di una nuova impostazione tattica. Con la difesa a tre, che in realtá si posiziona a cinque elementi quando la Salernitana non è in possesso del pallone, i granata hanno ritrovato l’imbattibilitá, lo slancio, la personalitá, la confidenza con la classifica di vertice che ogni settimana si sgretolava sotto le picconate della giustizia sportiva.

Poi è arrivato Cala. "Il ciclone devastante", l’hanno definito Loschiavo e Salerno. Entrambi, però, a taccuini aperti, preferiscono non soffermarsi sugli errori di valutazione di chi l’ha portato sulla poltrona del club. "Eppure in quei giorni ci siamo compattati per la seconda volta - ha ricordato il ds Salerno - Non avevamo altro da perdere, anche perché l’ultima sera della presidenza lampo dell’americano avevamo giá perso contro lo Spezia e forse quella trasferta ci è costata più caro dell’errore dell’arbitro Irrati, nella sfida casalinga all’Alessandria". Un mattone dopo l’altro, tra mille sacrifici e rinunce, la Salernitana ha rimesso in piedi l’edificio dei playoff. L’ha costruito grazie a "muratori", cioè onesti gregari, ma anche grazie ad un grande architetto di centrocampo, cioè Carrus. L’ultima mano di calcestruzzo l’ha data Fava, l’attaccante che si è sbloccato dopo tre mesi di astinenza, il centravanti che ha dato ossigeno non solo alla societá (riducendosi i compensi) ma pure all’allenatore, quando ha accettato a Verona, Reggio Emilia e col Gubbio di marcare il trequartista avversario. Altobello s’è riscoperto goleador ma gli uomini preziosi quanto invisibili della difesa sono Accursi e D’Alterio, due direttori d’orchestra. Carcuro è la duttilitá fatta persone, le frecce Fabinho e Ragusa, il pubblico la benzina in un serbatoio adesso pieno fino all’orlo.