AlbinoLeffe, i cancelli di Zanica non chiudono mai

Ci sarà un giorno 1 per la stagione che verrà? A Zanica, lo possiamo già dare per certo, indubbiamente no. Stagione 2021-22 e seguente, un mattoncino dopo l'altro, senza soluzione di continuità.
Il tramonto di maggio in casa AlbinoLeffe offre proprio questa sensazione. Annate che si accavallano, perché non c'è, in questo angolo di pianura bergamasca, un mondo bluceleste, anzi più mondi blucelesti a compartimenti stagni. Mai come quest'anno, i tre pilastri del mondo-AlbinoLeffe sono stati vasi più che mai comunicanti. Ecco perché, nei giorni in cui mister Marcolini lascia il Campus e l'Under 15 pulisce gli scarpini dopo l'eliminazione ai quarti di finale, l'esame di ciò che è stato deve riguardare tutta la realtà sociale nelle sue tre componenti: prima squadra, settore giovanile e strutture.
Due grandi sì e un ni. Il chiaroscuro viene presentato dalla componente che è giocoforza sotto la lente di ingrandimento di tutti. Non si può risolvere in due parole la disamina del cammino della prima squadra. A bocce ferme è inevitabile il confronto -proprio nelle ore in cui si celebrano le semifinali playoff- con la bellissima cavalcata dello scorso anno a firma del gruppo di Zaffaroni. Playoff che, in questa stagione, non ci sono stati, un obiettivo sfumato proprio all'ultima curva in una gara -il match decisivo contro il Trento- che ben racconta di un AlbinoLeffe incapace di concretizzare ciò che poteva e sapeva fare. Perché è stata una squadra capace di regalare anche sprazzi di buon gioco, basti pensare anche solo al confronto con il ben più attrezzato Padova che è passato allo Stadium solo grazie ad un gol di Kirwan al 95'. Ma più che il gioco -peraltro molto penalizzato nella prima parte di stagione quando le gare casalinghe erano in quel di Gorgonzola- è sembrata mancare la personalità in certe gare e in certi (decisivi) momenti di quelle gare. Michele Marcolini, in questo senso, probabilmente è più un tecnico "di testa" che "di pancia", ma è altrettanto vero che a mancare è stato l'animus pugnandi di più di una pedina in campo. Due, in modo particolare, i momenti-chiave che hanno attardato l'AlbinoLeffe in quella classifica che avrebbe potuto riservare qualcosa di più: un bimestre (novembre-dicembre) in cui tanti scontri diretti avrebbero potuto risolversi con una vittoria se non fosse per una rosa letteralmente dimezzata da infortuni in serie e i troppi pareggi casalinghi nel girone di ritorno (tra Pro Patria e Pergolettese, passando per Fiorenzuola) che hanno lasciato la truppa bluceleste sempre a metà del guado. Probabilmente, a onor del vero, è mancato all'appello (anche) quello step in più che si chiedeva a qualcuno ancora tutto sommato giovane ma chiamato a dimostrare davvero di essere un valore sostanziale. A livello di reparti: l'arrivo di Milesi a metà campionato ha più o meno sistemato gli equilibri nel pacchetto difensivo, ma è indubbio come il crociato di Borghini in pezzi nella gara di Padova (31 ottobre) abbia depauperato enormemente il trio che ha operato davanti ad un discreto Pagno; a centrocampo alcune buone fiammate (soprattutto di Poletti, la nota lieta di stagione e naturale oggetto del desiderio nel mercato estivo) ma per l'erede di Genevier è ancora assolutamente aperta la posizione; in attacco Manconi ancora su livelli significativi (14 reti), ma nel complesso non così decisivo come nell'anno zaffaroniano. Si ripartirà ora dalla bandiera Giorgione e da un progetto tecnico nuovo: i rinnovi primaverili registrati con il contagocce suggeriscono un'estate di superlavoro per il D.S. Valoti.
Aver mancato i playoff non deve però diventare l'unica discriminante di un giudizio complessivo che, invece, non può non essere articolato. Partecipare ai playoff è un conto, arrivare alla fine di questo estenuante cammino è faccenda ben più complicata: hanno perso il treno corazzate come Reggiana e Pescara, sarà altrettanto per due tra Padova, Catanzaro (battuto lo scorso anno proprio dai seriani grazie ad una rete di Francesco Gelli al "Ceravolo") e Palermo, senza dimenticare il progetto di lungo respiro della Feralpi. Vale davvero la pena puntare ogni singolo euro su una partecipazione alla post-season molto probabilmente effimera e senza rassicuranti prospettive? In questo senso, registrato il giustificato rammarico per una stagione terminata a fine aprile, bene ha fatto l'AlbinoLeffe ad impostare la propria strategia -negli ultimi anni e in quest'anno in particolare- su più fronti e con ottimi risultati.
In primo luogo la compagine seriana ha centrato un traguardo storico: essere la prima società di serie C ad avere uno stadio di proprietà. Martedì 21 dicembre 2021, serata di inaugurazione dello Stadium con il confronto con la Pro Patria, è la sintesi di tanti sforzi che nascono da lontano. Quella squadra che è andata via di casa perché diventata grande, per tanto tempo ha dovuto bussare nelle altrui case, con quella condizione di eterna ospite che lascia come minimo un po' di disagio sia in chi sta all'uscio ad aspettare sia in colui che quella porta la apre. Ora una casa di proprietà c'è, con quei due colori ricorrenti anche nelle finiture e quel messaggio inciso sulla parete della sala stampa che ricorda come, da queste parti, non ci sia vero sport senza formazione. Uno Stadium in questo girone di ritorno poco generoso di punti (una sola vittoria, contro il Lecco), ma il valore concettuale di un asset così ricco (a livello di valori, di senso di appartenenza fino ad arrivare anche a per nulla trascurabili vantaggi logistici) non può e non deve fermarsi a statistiche che lasciano il tempo che trovano.
E poi i risultati del settore giovanile, serbatoio non di plusvalenze da concertare con le grandi Primavere del calcio italiano ma di forze fresche per la prima squadra. Nel bimestre scandito da stiramenti facili e cartilagini incerte, Marcolini ha potuto attingere dalle migliori forze preparate da Biava: è così hanno fatto capolino i vari Concas, Muzio, De Felice, fino a quel "Momo" Zoma eroe del "Rigamonti-Ceppi" che la società sta gestendo con grande oculatezza e senza cedere alla tentazione di mettere il giovane attaccante in vetrina. Nomi che il pubblico di Zanica ha imparato nel corso delle domeniche, un esercizio mnemonico che tornerà utile visto che l'obiettivo è quello di inserire stabilmente questi ragazzi in prima squadra, così come avvenuto per i Galeandro, i Piccoli e i Doumbia (ultimo della lista in ordine di tempo e altro elemento interessante, seppur ancora di sgrezzare). Ragazzi abituati fin da subito al concetto di "vittoria possibile", in considerazione delle buone performances di questa stagione per la quasi totalità delle formazioni giovanili seriane coordinate dall'ottimo Marco Malenchini. La già citata U15 e la Primavera 3 di Biava (vincitrice prima del proprio campionato e poi della poule-scudetto) suggeriscono ottimismo e confermano come la strada intrapresa sia, oltreché l'unica davvero sostenibile, portatrice di buoni frutti nel lungo periodo.
Un 2021-22 bluceleste che appare, dunque, come un iceberg: una punta che forse ci si immaginava più imponente. Ma quello che è sotto il livello del "visibile a tutti" c'è e ha una base più che solida. E non fai nemmeno tempo a riflettere che una nuova stagione sta già iniziando.
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