La riflessione sulla retrocessione di Cittadella e Sampdoria. Catania, che flop: con quell'organico si doveva puntare al primato

Editoriale di oggi che si apre con una riflessione su Cittadella e Sampdoria che, da martedì sera, sono ufficialmente nell'elenco delle sessanta squadre che parteciperanno al campionato di serie C. Iniziamo dai granata veneti che, in questa stagione, hanno smarrito quell'identità e quell'entusiasmo che da sempre li avevano contraddistinti. Contro la Salernitana ci si aspettava la partita della vita, invece i ragazzi di Dal Canto sembravano aver già staccato la spina pur essendo reduci dalla vittoria col Bari. Uno 0-2 netto dei campani e un match a senso unico, in uno stadio che non ha saputo trascinare i padroni di casa come evidenziato dall'atteggiamento dei calciatori che, a più riprese, hanno chiesto al pubblico di alzare il volume del tifo. La nostra riflessione riguarda il ds Marchetti e la società. Un modello da seguire, senz'altro: anni e anni di salvezze in largo anticipo e addirittura di finali playoff pur ritrovandosi in coda alla classifica degli stipendi. Un merito enorme, certo, ma alla lunga riteniamo che affidarsi esclusivamente a gente di categoria inferiore o al giovane sconosciuto sia un rischio. Può andarti bene due, tre, anche quattro volte, ma se poi ti confronti con piazze come Palermo, Cremona, Salerno, Genova, Bari, Frosinone e Pisa è evidente che paghi dazio retrocedendo senza passare dagli spareggi. Aver esonerato un allenatore dopo 20 anni certificava le preoccupazioni della dirigenza e a gennaio è stato un errore affidarsi al solo Diaw in avanti, una "vecchia gloria" del campionato cadetto ma ormai in costante involuzione da anni anche per problemi fisici. Insomma, occorreva maggior equilibrio tra volontà di salvaguardare il bilancio e capacità di investire per restare in categoria. Quanto alla Sampdoria siamo a cospetto di un dramma sportivo. Lo 0-0 a Castellammare (a proposito, onore alla Juve Stabia che ha onorato l'impegno in un finale di stagione ricco di risultati a sorpresa) condanna la società alla C per la prima volta nella storia e, purtroppo, il verdetto emesso dal campo è giusto. 4 allenatori, un direttore sportivo che ha puntato sul "big" e non sulla fame e calciatori che hanno disatteso le aspettative di un pubblico capace di portare 30mila spettatori per lo scontro diretto con la Salernitana.
Ma la squadra, da mesi, giocava male, sembrava stanca e non aveva la mentalità giusta per battagliare lì sotto; chi ha pensato di risollevare le sorti inserendo nel contesto gente dal passato glorioso ha commesso l'ennesimo autogol. E Mancini avrebbe fatto meglio ad essere più coerente nella sua scelta: o ti assumi le responsabilità accettando di guidare la rosa o era meglio farsi da parte senza limitarsi a qualche sporadica apparizione. In un'estate che si preannuncia molto calda sul fronte iscrizioni e con criteri che dovrebbero essere finalmente più rigidi ci auguriamo che il ko sul campo non sia solo il male minore per chi, da qualche anno, si salva sul filo del rasoio. Ad entrambe comunque un augurio di pronta risalita.
Quanto agli spareggi playoff, al Catania non basta vincere all'Adriatico. Non ce ne voglia nessuno, ma la rosa era tale da ambire alla promozione diretta e aver chiuso con tale distanza dalla vetta è già un flop. Bene il Pescara che, dopo gli stenti del girone di ritorno, sembra aver ritrovato entusiasmo e compattezza, al punto che Baldini parla di promozione in B con estrema convinzione. Impresa per la Giana Erminio (Monopoli eliminato), sconfitta indolore per l'Atalanta23 che non doveva far altro che gestire il roboante 7-1 dell'andata con una Torres arrivata gravemente impreparata al punto cruciale della stagione. Soffre, ma la spunta il Crotone che perde per 2-1 con la FeralpiSalò ma passa il turno, prova di carattere invece della Vis Pesaro che segna quattro gol a Rimini dimostrando di non farsi condizionare dagli accadimenti che hanno riguardato il direttore sportivo Menga, sospeso in via precauzionale dopo l'esplosione del cosiddetto "caso Bagni" portato alla luce dalla redazione del format Mediaset "Le Iene". Chiudiamo infine con una notizia che darà dispiacere a tanti appassionati di calcio: Juanito Gomez ha annunciato il ritiro dal calcio giocato. Classe 1985 – spegnerà 40 candeline il prossimo 20 maggio – l'attaccante della Virtus Verona lascia il campo da autentica leggenda del calcio italiano, con all’attivo 508 presenze e almeno un gol segnato in venti stagioni consecutive nei campionati professionistici, a partire dal suo arrivo in Italia dall’Argentina, a soli 19 anni. Un pezzo di storia importante per una società che, nel tempo, è diventata una bella realtà del girone A.
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