Pres. Latina: "Possiamo fare grandi cose, la città deve supportarci"

Pres. Latina: "Possiamo fare grandi cose, la città deve supportarci"TMW/TuttoC.com
© foto di Matteo Ferri
domenica 3 agosto 2025, 15:15Girone C
di Redazione TC

Il presidente del Latina Antonio Terracciano, intervistato da LatinaOggi, ha parlato della stagione al via che lo vede per il nono alla guida del club pontino.

C’è un momento, in questi anni, nel quale ti sei detto: “basta, non ce la faccio più, non vado più avanti perché forse non ne vale la pena?

"Non nascondo che ci sono stati momenti, per svariati motivi, nei quali mi è balenata l’idea di non andare avanti. Non tanto economici, comunque fondamentali per portare avanti un certo tipo di discorso, quanto perché mi sono reso conto di non avere sempre il giusto supporto, anche psicologico, da parte della città, della tifoseria".

Come a dire: nemmeno un grazie dopo tutti questi anni.

"No, assolutamente. Quello che ho fatto e sto facendo è frutto di una mia precisa volontà, non me l’ha ordinato nessuno. Nella vita, però, c’è bisogno, spesso e volentieri, di un sostegno morale, che ti dia la forza e la voglia di continuare ad andare avanti".

E allora?

"Nonostante non ci sia stato il sostegno e, alla luce di quanto vedo e sento, continua a non esserci, l’idea di abbandonare la nave l’ho sempre accantonata. Ho un progetto in mente ben definito, importante per questa città, per lo sport, per il sociale e mi farebbe piacere riuscire a portarlo a termine".

"Il “Francioni”, grazie a noi, oggi ha quei requisiti che non ha mai avuto: l’agibilità e una capienza pari a 10.000 posti, che non è poca cosa. Questo è stato un primo passo per poter usufruire di una struttura che poche realtà possiedono e della quale vado fiero, così come il Centro sportivo dell’ex Fulgorcavi".

Servirebbe, però, dell’altro.

"Il raggiungimento di obiettivi importanti, come ambire a categorie superiori, è legato alla costruzione di qualcosa di solido: intendo strutture che possano rappresentare negli anni la base per la crescita del club".

La città, dal tuo punto di vista, è pronta a recepire questo messaggio?

"Questa città, come succede da altre parti, ha bisogno di stringersi attorno al calcio e allo sport. Un percorso lento e difficile ma inevitabile".

Come quello di creare un senso di appartenenza in modo che anche le nuove generazioni siano parte in causa nella costruzione di qualcosa di importante.

"Vogliamo riportare allo stadio tutta la città, partendo dai bambini. La squadra di calcio, il Latina, deve essere motivo d’orgoglio per tutti, dal più piccolo, al più grande. Il calcio è uno sport meraviglioso, ma lo deve essere anche per il sociale: deve unire e non dividere".

Bisogna, insomma, che tutti vadano fieri del Latina Calcio. L’attaccamento ai propri colori e, quindi, alla squadra della città per gettare basi solide sulle quali costruire qualcosa, come dicevamo, di molto importante.

"Il Latina Calcio deve essere un carro trainante per la città, così come per tutta la provincia. Sarebbe bello riuscire a coinvolgere tutto il territorio. Il mio augurio è che un giorno, molto presto, tutti possano godere del mondo che ruota attorno al Latina Calcio 1932".

Non è un caso che il Latina Calcio 1932 abbia allargato i propri orizzonti: parliamo del progetto ad ampio respiro della Scuola Calcio, pronto a varcare i confini pontini.

"Come tutti sapete, nei primi sette anni non abbiamo fatto Scuola Calcio perché nonostante la disponibilità di uno stadio e di un Centro sportivo, ahimé purtroppo in erba, il tutto non ci consentiva di poter far lavorare tante persone insieme. Con l’acquisizione dello stadio “Bartolani” di Cisterna, che è un campo in sintetico, si è resa possibile l’apertura della Scuola Calcio. Fatta all’ultimo momento ma che ha già dato frutti importantissimi. Sta di fatto che quest’anno tutti ci hanno chiesto di voler far parte della nostra Scuola Calcio al punto tale che, per poter dare un giusto servizio, siamo ricorsi ad un accordo con lo Junior Tecariba, dove dislocheremo alcune realtà giovanili per la stagione ormai alle porte. Per quanto riguarda il territorio, c’è stato chiesto di poter allargare i nostri orizzonti, cosa che puntualmente abbiamo fatto. Abbiamo aperto una sorta di filiale della Scuola Calcio anche sul territorio del frusinate, più specificamente a Fiuggi. Progetto, questo, che sta coinvolgendo tutti i paesi circostanti".

Come si ricuce il rapporto con la tifoseria organizzata, vero cruccio di questi ultimi anni di presidenza?

"Da parte mia non c’è stata mai preclusione ad un confronto con la tifoseria organizzata. Sono pronto al dialogo, così come lo sono sempre stato".

Gli insulti alla sua famiglia, però, hanno aperto una ferita. Inutile nasconderlo.

"Mi hanno fatto molto male. Uno può essere più o meno d’accordo sulle scelte di una società e, nel caso specifico, di un presidente, ma la scorsa stagione si è andati oltre".

Alla luce di quanto accaduto, la frattura sembrerebbe insanabile.

"Con tutto il rispetto per i tifosi e, credetemi, ne nutro davvero tanto, personalmente mi sono fatto un’idea ben precisa di quanto accaduto. Il Latina Calcio, che spero di poter continuare a portare avanti con le persone che collaborano con me, è un qualcosa che rappresenta la città. Il Latina Calcio 1932 è di tutti ma lo deve essere in ogni singolo istante, sia quando le cose vanno bene ma anche, e soprattutto, nei momenti di difficoltà. Non è semplice riuscire a portare avanti una realtà del genere e farla crescere. Questo è possibile se si riesce a viaggiare insieme verso un’unica direzione".

Come?

"Nel rispetto delle parti. Non devono esserci posizioni contrapposte tra me che gestisco il club e la tifoseria organizzata: la direzione da prendere è uguale per tutti. Nel senso che tutti vogliamo il bene del Latina, tutti vogliamo arrivare il più in alto possibile. Ma ci vuole tempo e programmazione: non si può avere tutto e subito, dall’oggi al domani. La gente va coinvolta nel progetto e la città deve essere fiera di supportare a dovere i colori nerazzurri. I colori della squadra che la rappresenta in giro per l’Italia".

Nove anni di presidenza: la più grande gioia e la più cocente delusione?

"L’essere arrivato al nono anno di presidenza con il quinto, quello che ci apprestiamo a vivere, tra i professionisti. Si tratta di un traguardo incredibile, a maggior ragione se consideriamo le tante difficoltà che abbiamo dovuto superare. Ritengo che non sia affatto scontato riuscire a portare avanti un qualcosa del genere: questa è la gioia più grande. Delusioni, sono onesto, non ne ho vissute. Di una cosa sono convinto: se tutti quanti riuscissero a seguirmi e a capirmi, potremmo fare delle cose eccellenti".

Guardiamo avanti: che stagione sarà quella che ci apprestiamo a vivere?

"Siamo partiti spinti da buoni propositi. Sarebbe da stupidi riempirsi la bocca di proclami. Sono arrivato alla conclusione, dopo l’esperienza accumulata in questi anni, che per poter vincere serve l’unione e non è facile far andare d’accordo tutti».

C’è bisogno di una macchina perfetta.

"Unità di intenti all’interno dello spogliatoio, così come all’esterno".

Giocare in uno stadio pieno, poi, sarebbe tutta un’altra cosa.

"La squadra ha bisogno di essere incitata e supportata, sempre e comunque. L’appiattimento non giova a nessuno, è deleterio per tutti, a maggior ragione per i giocatori che vanno in campo. Sarà anche una frase fatta, ma per me ha un significato molto importante. Il 12esimo uomo in campo ti fa vincere le partite, anche quelle più difficili. Ecco, Latina ha bisogno di riappropriarsi di quella che sembra una frase fatta, ma che finisce per spostare gli equilibri".

Ti hanno definito un “mangia allenatori”.

"Non penso di esserlo. Sono una persona moderata, che tende a dare sempre una seconda opportunità, in alcuni casi anche una terza ed una quarta. Nella vita tutti possiamo sbagliare: quindi, prima di buttare a mare qualcuno ci penso non una, ma mille volte. Con questo voglio dire che sono sempre stato molto attento e riflessivo nelle decisioni da prendere. Al punto che in alcune occasioni, nonostante i risultati non arrivassero, facevo fatica a cambiare allenatore. Sempre nell’ottica di cercare di capire se si era in un momento negativo che andava superato o se effettivamente si stavano creando le condizioni per mandare via un allenatore perché non aveva più in mano lo spogliatoio. Se si arriva a quel punto non resta che cambiare, un po’ come è successo lo scorso campionato, dove la scelta di un terzo tecnico, Alessandro Bruno, ci ha portato al raggiungimento della salvezza. Magari, chissà, alla fine l’obiettivo l’avremmo comunque centrato (anche con Boscaglia, ndr), ma in quel momento ci siamo sentiti in dovere di rischiare il tutto per tutto e, fortunatamente, abbiamo avuto ragione nell’affidare la squadra a Bruno".

Non è un caso che siete ripartiti con lui.

"Lo scorso campionato, in una situazione delicatissima, ha dimostrato di avere le qualità giuste, tecniche e morali, per allenare in una piazza importante come quella di Latina. Una piazza, tra l’altro, che lui conosce molto bene".

Che Latina sta nascendo?
"Mi auguro bello e divertente. Noi, credetemi, ce la stiamo mettendo tutta per riportare la gente allo stadio, ma soltanto i risultati possono, in questo senso, darti una grossa mano. Il Direttore Sportivo, Condò, d’accordo con il tecnico Bruno, stanno facendo un buon lavoro. L’augurio che ci facciamo tutti, io in primis, è che il campo, alla fine, ci dia ragione. Vogliamo divertire e divertirci, possibilmente evitando di soffrire come è accaduto nella stagione scorsa. Questo è il quinto anno tra i professionisti: credo che non sia poca cosa".

Il popolo nerazzurro, però, è desideroso di sognare in grande.

"Anche noi, ma per farlo c’è bisogno di tutti, ma proprio di tutti. La società che mi onoro di presiedere da nove anni ha i conti in ordine e non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. Non sta scritto da nessuna parte che quelli che spendono di più alla fine vincono. Anche se avessi le possibilità, non lo farei. Ma come ho già detto, l’investimento sulle strutture può essere l’arma vincente. E la città deve supportarci a dovere. Soltanto insieme si possono fare grandi cose".