Angeli al Bologna, la missione della C. Col Campobasso si rischia il pastrocchio Vibonese-bis?

11.07.2022 01:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Angeli al Bologna, la missione della C. Col Campobasso si rischia il pastrocchio Vibonese-bis?
TMW/TuttoC.com

La Serie C serbatoio di giovani, ne abbiamo scritto così tante volte da annoiarci da soli. Matteo Angeli, difensore-goleador classe 2002, qualche giorno fa è passato dall’Imolese al Bologna. In cambio, soldi e partnership, cioè tutto quello che la C, escludendo qualche grandissima piazza che non ha senso vi si trovi ma tant’è, deve essere: un campionato che lancia talenti per la massima serie, che si sostenta con i proventi derivanti dalla loro cessione, che costruisce un tessuto locale di riferimento per le big. Di talenti che si sposteranno ve ne sono altri, tanti, troppi da menzionare tutti (citiamo il solo Berti perché oggettivamente il più interessante). Ogni tanto fa bene non far passare sotto traccia le cose belle e utili che succedono.

Di palo in frasca, l’esclusione del Campobasso ha contorni paradossali. La versione della società molisana arriva fino a un certo punto: se quelle imposte erano da pagare, erano da pagare, a prescindere dalla loro necessità per l’iscrizione al campionato. Se vengono introdotte norme più stringenti, sono da rispettare comunque. Per altro verso, è incredibile che chi voglia pagare non riesca a farlo e che questo abbia un risvolto così definitivo come l’esclusione. Sul futuro, l’invito ai tifosi è quello di crederci ben poco: torto o ragione che sia, i precedenti sono poco confortanti, quasi mai i responsi della Covisoc sono stati ribaltati successivamente. Piuttosto, per l’intero sistema sarebbe opportuno evitare la replica di un pastrocchio di qualche anno fa, molto sottaciuto: la Vibonese ingiustamente - successive sentenze alla mano - esclusa dal campionato e “costretta” a partecipare alla Serie D e a vincerla per poter ottenere quello che sarebbe stato semplicemente il corso corretto degli eventi. C’è poco o nulla che le istituzioni sportive possano o potessero fare da questo punto di vista, per la cronaca. Semmai, visto che di paradossi si parla, in ottica futura potrebbe essere il caso di tentare qualche correttivo (molto complicato) sulla “compravendita” degli stadi a cui assistiamo ogni anno. Non sono moltissimi casi, ma ci sono. Forse non avere strutture adeguate al professionismo è più grave di un debito da sessantamila euro.