Dalla C alla Champions: la strada è quella. Coppa Italia: almeno è qualcosa. L’obbligo (almeno morale) dei calciatori di vaccinarsi

31.05.2021 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Dalla C alla Champions: la strada è quella. Coppa Italia: almeno è qualcosa. L’obbligo (almeno morale) dei calciatori di vaccinarsi
TMW/TuttoC.com

Vincere la Champions League non è un caso, ma per vincerla ci vuole anche fortuna. Per questo, è sempre complicato prendere a esempio chi ha alzato il trofeo. Il Chelsea, per esempio, da questo punto di vista non è un modello: è di proprietà di un oligarca russo, dopo un paio di stagioni col mercato bloccato ha speso e spanso come il portafogli di Abramovich consente. Alcuni giocatori del Chelsea, però, sono modelli. Jorginho, Kanté, Mendy: per un motivo o per l’altro, fino a non molto tempo circolavano sui campi delle rispettive terze serie, italiana o francese che fossero. È un’indicazione piuttosto chiara, per la strada da seguire. Per il calcio italiano, che ha da riscoprire il talento che circola nelle sue serie inferiori. E per la Serie C. Ha ancora un senso, nonostante a qualcuno dispiaccia, ma deve aver chiari i suoi obiettivi: raccontare il pallone più vicino alla gente, quello che ha il fascino della normalità (non scontato). E sfornare talenti, garantire un serbatoio che non si sovrapponga ma si coordini con quello (molto maltrattato) del campionato Primavera.

Di talento, nei playoff, ne vediamo parecchio. Lascio da parte improbabili pronostici. Avrei voluto analizzare anche la stagione delittuosa del Bari, ma lo hanno fatto altri colleghi prima di me. Una riga: finché non ci si renderà conto che Bari non può essere succursale di Napoli, che questo è uno schiaffo alle rispettive storie, non s’andrà lontano. Comunque: nella settimana conclusa, registriamo il ritorno di quattro squadre di Lega Pro nella ventura Coppa Italia. Almeno è qualcosa. Credo troppo poco, in questo caso non per la C, ma perché continuo a pensare che la direzione elitaria intrapresa (peraltro con pochissima coerenza rispetto alle polemiche anti-Superlega, ma tant’è) sia quella sbagliata. Ma, appunto, almeno è qualcosa. Può essere un piccolissimo tassello: c’è bisogno che le leghe si parlino, altrimenti non se ne viene fuori. Capisco accettare quel poco che viene concesso. Capisco meno la polemica della Serie D: chi per primo si sottrae a una logica di sistema può poi dolersi per poco. Guardiamo al futuro, senza tediarvi oltre: l’estate si avvicina, il prossimo campionato anche. Sarà quello della rinascita? Dita incrociate. Una cosa sarà importante, per garantire che la baracca vada avanti e anche per una questione d’immagine: vaccinare i calciatori di Serie C. Nel senso che siano loro a farsi vaccinare e non spuntino fuori improbabili no-vax (ci sono esempi eccellenti). L’obbligo giuridico è pressoché impossibile da prevedere, come per tutte le altre categorie. Resta, almeno, quello morale: nel dubbio tra quale terzino comprare, durante il prossimo calciomercato, sarebbe giusto se la scelta di un club escludesse chi rifiuterà il vaccino. L’augurio è che siano pochi, meglio nessuno