FORSE CI SIAMO: DALLA GIUSTIZIA SPORTIVA (LEGGASI RIPESCAGGI E RIAMMISSIONI) ALLA FIGC È IN ARRIVO LA PAROLA FINE A UN'ESTATE NERISSIMA. MA DI ARIA NUOVA SE NE RESPIRA POCA

05.10.2018 00:00 di Tommaso Maschio   vedi letture
FORSE CI SIAMO: DALLA GIUSTIZIA SPORTIVA (LEGGASI RIPESCAGGI E RIAMMISSIONI) ALLA FIGC È IN ARRIVO LA PAROLA FINE A UN'ESTATE NERISSIMA. MA DI ARIA NUOVA SE NE RESPIRA POCA
TMW/TuttoC.com

Signori e signore forse ci siamo. Forse in questo mese d'ottobre si giungerà alla conclusione di una delle pagine più nere del calcio italiano, per qualcuno addirittura peggiore a quella di Calciopoli nel 2006 (lì almeno c'era stato un titolo di campioni del Mondo da festeggiare, mentre quest'anno la Russia l'abbiamo vista solo dal divano di casa). Nelle giornata di ieri infatti il Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto legge che disciplina e riforma la giustizia sportiva dando competenza al TAR del Lazio di dirimere le controversie “che hanno a oggetto provvedimenti di ammissione ed esclusione da competizioni professionistiche delle società o associazioni sportive professionistiche, escludendo quindi la competenza degli organi di giustizia sportiva, con l’eccezione di determinati casi in grado di garantire statuizioni definitive entro 30 giorni”. Un testo che si applicherà da subito alle controversie in corso come quella che riguarda la Virtus Entella che naviga nel limbo fra Serie B e Serie C in una situazione quasi kafkiana che ha richiamato l'attenzione – non certo positiva – da parte degli organi di stampa di mezza Europa. Il Tribunale dovrebbe confermare la decisione del Collegio di Garanzia e riammettere così i liguri nella seconda serie calcistica italiana chiudendo questa vicenda in breve tempo, visto che l'udienza è già fissata da tempo. Più lunghi potrebbero essere invece i tempi per le cinque squadre – Catania, Ternana, Robur Siena, Novara e Pro Vercelli – puntano al ripescaggio in Serie B (con conseguente ritorno quantomeno al format a 22) che potrebbero dover aspettare fino a fine mese per conoscere il proprio destino. E qui si pone un interrogativo: ha senso che queste cinque squadre scendano in campo nell'attesa di una sentenza che potrebbe spedirle a giocare in un altro campionato? Non si rischia di falsare ulteriormente un campionato che di regolare al momento ha davvero poco? Senza contare che bisognerà tenere d'occhio le mosse della FIFA (non proprio un'organizzazione di poco conto) che da sempre non vede di buon occhio l'intervento dei governi nazionali nelle materie che spetterebbero alle Federazioni calcistiche.

Proprio quella FIGC che il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina si candida, con grandi speranze di successo, a guidare. Con il 63% del corpo elettorale a suo favore i giochi sembrano fatti, anche in virtù delle difficoltà che Lega A e Lega B stanno incontrando nel trovare un nome da contrapporgli (l'idea Massimo Moratti è nata e mora nell'arco di 48 ore), ma Gravina cercherà di convincere col suo programma anche le due leghe maggiori al fine di avere un mandato forte con cui provare a far ordine in una Federcalcio che appare sempre più allo sbando e dare il via a quelle riforme non solo necessarie, ma anche urgenti. E in questo senso Gravina si è giocato due carte importanti spendendo i nomi di Giuseppe Marotta per la rinascita della Nazionale attraverso il Club Italia e di Claudio Lotito (“Io non ho veti nei confronti di nessuno, men che mai di Lotito. E' onnipresente, non ha bisogno del mio assist. Noi dobbiamo coinvolgere le più importanti figure del nostro sistema; serve il contributo di tutti”). Certo se si vuole davvero rinnovare e portare aria nuova all'interno della Federazione i due sopracitati non sono proprio i profili più adatti, così come non lo sarà quel Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, che sta già passando all'incasso dopo aver fatto un passo di lato a favore del collega Gravina. Senza contare che nell'ombra si muove una vecchia conoscenza come quel Giancarlo Abete che solo per un cavillo burocratico non è stato possibile candidare – da parte delle componenti ribelli (sigh) - alla presidenza della FIGC. Una novità che sembra puzzare di vecchio, di stantio, di già visto anche se la speranza – non essendo un suo fan a priori – è che Gravina possa sorprendermi riuscendo a ridare lustro a un'associazione che ha perso ulteriore di credibilità, e non era affatto facile, nell'ultimo anno.

PS: Sul fronte del calcio femminile – dove in estate si è vissuto un braccio di ferro fra FIGC e LND che ha portato anche allo slittamento dell'avvio dei campionati – sono bastate poche frasi del presidente federale in pectore (“Sotto il profilo politico non è carino indire un'assemblea per eleggere un presidente di una divisione che è già stata oggetto di discussione. Sono accelerazioni, come tante altre, di cattivo gusto, si poteva aspettare le elezioni federali visto che il calcio femminile fa parte della Figc”) per far rinviare a data da destinarsi l'assemblea elettiva della divisione femminile – che chissà se continuerà a esistere dopo il 22 ottobre – che avrebbe dovuto eleggere il nuovo presidente e i consiglieri. L'unica nota positiva di questa vicenda è l'aver evitato che Martina Colombari in virtù di non si sa quali competenze venisse eletta alla guida dell'altra metà del calcio.