Green pass ok, ma lo stadio non è un teatro. Paganese, la nuova politica è un'arma a doppio taglio
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© foto di TuttoSalernitana.com Editoriale di giornata che si apre con la riflessione di Francesco Ghirelli. Il presidente, a cui va dato atto ancora una volta di aver combattuto per la prosecuzione dei campionati professionistici in piena pandemia e senza alcun appoggio di un Governo sotto questo aspetto latitante, ha detto apertamente che spera sia l’ultimo anno fortemente condizionato dai ripescaggi. Il concetto è assolutamente condivisibile: campionati devono essere vinti sul campo e non è possibile che a marzo-aprile ci sono squadre virtualmente già retrocesse, ma che vivono con serenità in virtù della quasi certa riammissione. Arrivare a sessanta club anche stavolta è una sorta di miracolo, ma la corda non potrà essere tirata per sempre altrimenti si spezza e sarà un calvario. I presidenti hanno enormi difficoltà economiche e devono assolutamente incassare quanto spendono per evitare un’altra estate di ribaltoni, sentenze e botta e risposta nelle aule di tribunale. Il graduale ritorno dei tifosi allo stadio è sicuramente un primo passo in avanti, ma da Nord a Sud il mondo ultras diserterà lasciando gli spalti alla “gente comune”. Il vademecum degli ultras non prescinde da valori come aggregazione, amicizia e fratellanza e la partita non può fare a meno dell’abbraccio dopo un gol, delle coreografie, degli esodi di massa in trasferta e dallo sventolio di bandiere. Ok il distanziamento, almeno in questa fase di ripresa del contagio. Ok aspettare qualche settimana ancora per riportare le capienze al massimo. Ma perché in tantissimi Paesi europei, con numeri peggiori di quelli italiani, si è tornati alla normalità mentre qui il green pass non consente di ritrovare un minimo di libertà? In pratica si rischia una riapertura soltanto teorica. Provando a parlare di calcio giocato, ci soffermiamo ora sul tema mercato che appassiona sempre milioni di sportivi. Nelle settimane scorse ci siamo soffermati sui movimenti delle 5-6 società top che non badano a spese – per quanto possibile –e sognano un ritorno tra i cadetti.
La vetrina di giornata, però, è tutta dedicata ad una Paganese assoluta protagonista. Fino a qualche tempo fa si puntava soprattutto su giovani di belle speranze e, spesso, acerbi. Ora, grazie al ritorno a Pagani del dg D'Eboli, c’è una politica totalmente diversa, tale da spingere la dirigenza ad aggiungere Raffaele Schiavi ad un gruppo già formato da gente come Cataldo (175 gol in carriera), Murolo e Zito. Giocatori che si sono già affermati in Campania con maglie diverse e che vogliono dimostrare di avere ancora tanto da dare nonostante la carta d’identità. Del resto Evacuo docet. La storia recente della Casertana, tuttavia, insegna che puntare sui nomi e su professionisti validi ma avanti con gli anni è arma a doppio taglio, soprattutto in un girone in cui si corre tantissimo e con tanti turni infrasettimanali. Se in forma, ovviamente, stiamo parlando di un quartetto destinato a fare la differenza: magari, dopo annate anonime per i colori azzurrostellati, si potrebbe assistere ad un campionato meno sofferto e stabilmente nella zona sinistra della classifica. Anche perché Schiavi non scende per la prima volta in carriera in Lega Pro per fare brutte figure. Guai a fare voli pindarici, sia chiaro. Il girone C è composto da tante potenziali corazzate, sebbene in merito alcuni giornali di livello nazionale abbiano rimarcato che questo sia ormai un falso mito sia per il ridimensionamento del budget, sia per la crisi economica di alcuni club a cui resta solo il blasone, sia per la chiusura degli stadi. Ma, risolta la querelle iscrizioni e ricorsi, siamo certi che assisteremo ad un grandissimo campionato. Si spera con il pubblico in tutte le gare a prescindere dalla colorazione delle zone.
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IL PUNTO di Nicolò Schira
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