I tifosi salveranno il calcio, ma non bastano. Il pallone ha fatto troppo poco per contare solo sugli aiuti

30.08.2021 01:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
I tifosi salveranno il calcio, ma non bastano. Il pallone ha fatto troppo poco per contare solo sugli aiuti
TMW/TuttoC.com

Gol, errori, azioni, polemiche, arbitri. A proposito, una novità: in questa stagione non avremo la classica rubrica arbitrale. Meglio evitare di sparare sulla croce rossa, lo stato dei nostri fischietti dalla Serie A in su. Si diceva: torna il calcio, tutto bellissimo. Tutte quelle cose di cui sopra, ma la più bella è una sola: i tifosi. Eccolo, il calcio che ritorna. Ancora pochi, più o meno distanziati, con le limitazioni che viviamo per qualsiasi cosa. Però eccoli lì, dove pochi davvero dove qualcuno in più, a cantare e riempire lo stadio. È questa cosa qui, il calcio, seppur in tono minore finché non si potrà tornare alla normalità quella vera. Nel weekend che ha celebrato il ritorno in campo della nostra amata Serie C, i protagonisti veri sono su quelli spalti.

I tifosi salveranno il calcio, lo stanno già facendo. Perché cambia tutto, ti ricordi della bellezza di questo sport, che è stato un diversivo nei momenti bui ma ha bisogno dell’afflato del suo popolo per continuare a vivere, divertire, far innamorare. Non basteranno a salvare il calcio, ovvio che no. Intanto perché, finché non ci saranno stadi pieni (in C non sempre accadeva anche prima, ok) e soprattutto abbonamenti, si navigherà sempre a vista, sperando che quello lì non sia davvero l’iceberg. E poi perché la mazzata è stata tremenda. “Se non ci aiutate si rischia il crac e ci perde l’Italia”, ha ricordato nelle scorse ore il presidente Ghirelli. Difficile dargli torto, a maggior ragione perché sta soltanto chiedendo quel che è già stato promesso, maledetti decreti e decretucci nei quali s’impantana l’Italia a tutti i livelli.

Però, c’è un però. Perché gli aiuti al pallone sono doverosi, una volta superata quell’assurda dicotomia che vedeva da un lato le cose e dall’altro i divertimenti, e metteva nella seconda categoria una delle principali industrie del Paese (si è esagerato, da un lato e dall’altro, nei mesi di maggiore difficoltà, ma terza sesta o decima pur sempre di questo si parla). Ma, a costo di essere ripetitivi, il pallone si deve anche aiutare da solo e finora ha fatto davvero troppo poco. Cos’è cambiato rispetto a febbraio 2020? C’è stata una pandemia di mezzo, qualche accordo per risparmiare sugli ingaggi, il mercato s’è sgonfiato perché non ci sono soldi, ma questo nostro benedetto calcio una regolata non se l’è data. Riforma, riforma: se ne parla da mesi, quella prospettata è anche francamente (molto) discutibile, quel che è conta è che siamo sempre lì, fermi al palo come prima della più tremenda crisi economica e sociale, oltre che ovviamente sanitaria, dal dopoguerra a oggi. Ecco, gli aiuti sono doverosi perché di calcio vive e mangia una buona fetta del Paese. Però a un certo punto bisogna pure meritarseli.