La Juventus, la seconda squadra e quell'insegnamento non colto. Il Barcellona riparte dai suoi giovani, mentre a Torino si fatica a puntare su di loro

A cosa servono le seconde squadre? Teoricamente a formare giocatori che siano pronti per giocare nella prima squadra, magari scovando potenziali talenti del futuro che possano fare le fortune della società in cui sono cresciuti e trascinarla al successo. Gli esempi in giro per l'Europa, dove il progetto esiste da anni e vede partecipi praticamente tutti i club, si sprecano con forse il Barcellona come simbolo più luminoso. In Italia invece, dove una sola squadra ha sposato un progetto che appare sempre più fallimentare, sembra che le seconde squadre servano solo a creare plusvalenze utili per sistemare i bilanci, ma che non portano nulla alla prima squadra. Qualche giocatore esordisce fra i big ciclicamente, qualcuno ci resta qualche mese nel migliore dei casi, ma la maggior parte dopo uno-due anni in seconda squadra inizia un giro fra serie minori o campionati esteri in cui spesso rischia di perdersi senza mai tornare alla casa base e figurare con continuità nella prima squadra. Figuriamoci diventare un titolare inamovibile o comunque una pedina fondamentale dello scacchiere.
Ieri sera a Stamford Bridge, contro i campioni in carica del Chelsea – che nelle loro fila annoverano giocatori come James, Chalobah, Mount, Loftus-Cheek e Hudson-Odoi tutti cresciuti nelle giovanili e passati per l'Under 23 - il tecnico della Juventus Allegri ha mandato in campo negli ultimi dieci minuti, a gara ormai compromessa, il difensore De Winter dell'Under 23. Un esordio buono per gli annali, ma che probabilmente avrà poco seguito col ragazzo che tornerà a calcare i campi della Serie C. Nonostante l'emergenza per i tanti infortunati il belga è stato l'unico membro della seconda squadra convocato per la sfida londinese. Neanche Soulé, nonostante la fresca convocazione con l'Argentina, ha avuto una chance per questa gara. Segno che probabilmente Allegri non crede troppo che fra le fila della seconda squadra possano esserci giocatori utili alla prima. E questo nonostante un momento non certo felice della squadra alle prese con una crisi d'identità e con la necessità di voltare pagina e iniziare un nuovo percorso.
Condizioni simili a quelle che sta vivendo il Barcellona, anche se in casa blaugrana a livello economico sono messi molto peggio, dove prima Koeman e poi Xavi hanno dimostrato di non aver paura di pescare a piene mani dalla seconda squadra e lanciare – anche da titolari – giovani che potrebbero rappresentare il futuro tecnico, e non solo economico, del club. Nell'undici titolare contro il Benfica c'erano infatti in campo dal primo minuto il terzino Araujo, il centrocampista Nico e l'attaccante Gavi, mentre in panchina c'erano Balde, Mingueza e Puig oltre al terzo portiere Pena. E mancavano per infortunio due giovanissimi, ma già affermati come Ansu Fati e Pedri lanciati nella passata stagione senza tanti timori o problemi legati alla carta d'identità. E chissà che fra un anno o due il club non possa mettersi alle spalle questa crisi proprio grazie all'azzardo calcolato di lanciare questi ragazzi fra i grandi.
Certo la Masia catalana è da anni punto di riferimento per il mondo intero, mentre l'avventura della seconda squadra bianconera è solo ai primi passi essendo nata nel 2018. Però qualche frutto lo avrebbe dovuto già sfornare visto quanto il club torinese crede in questa avventura. Ma finora i giocatori passati per l'Under 23 nella migliore delle ipotesi sono in prestito in club di seconda fascia in Serie A (ma la maggior parte naviga in Serie B) senza che nessuno dei tecnici che si sono succeduti sulla panchina della prima squadra abbia avuto il coraggio di puntare davvero su uno di essi per la prima squadra. Delle due l'una: o gli scout hanno finora completamente mancato il bersaglio oppure serve un cambio di mentalità affinché giovani, anche giovanissimi, inizino a fare il salto verso la prima squadra. In fondo in Europa ormai non fanno più notizia i 2003 o 2004 che giocano stabilmente nelle big.
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