La Lega Pro vuole far smettere di giocare i calciatori over. È questa l'altra faccia delle norme sull'impiego dei giovani

17.11.2023 00:00 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
La Lega Pro vuole far smettere di giocare i calciatori over. È questa l'altra faccia delle norme sull'impiego dei giovani

Sono giorni in cui mi chiedo quale sia l'argomento più consono per il consueto appuntamento su TuttoC.com. In fondo, di temi ce ne sono: dai tantissimi giocatori di terza serie (35) impegni con le rispettive Nazionali a riprova del livello qualitativo del torneo, alle nuove vicissitudini dell'Alessandria passando per la nuova normativa che permette ai tecnici (Cristiano Lucarelli è stato il primo) di cambiare "maglia" a stagione in corso come ai calciatori. Alla fine, però, ho deciso di dedicarmi ad un argomento emerso con la notizia del ritiro nel giorno del suo 31° compleanno di Alessandro Favalli, difensore con 256 presenze in Serie C in società del calibro di Padova, Cremonese, Siena, Catanzaro, Ternana, Perugia, Reggiana e Cesena. In sintesi: un giocatore di categoria.

In sé e per sé la scelta di un calciatore di appendere le scarpette al chiodo non è niente di che. A rendere speciale questa situazione sono, però, le motivazioni. "Non mi piace per niente giudicare le mie annate e il mio lavoro sul campo - ha scritto lo stesso Favalli nel lungo post pubblicato sul proprio account Instagram con il quale ha dato l'addio al calcio giocato -, questo spetta dirlo a chi mi ha conosciuto e a chi mi ha visto giocare, ma posso dire di aver dato sempre tutto me stesso sia dentro che fuori dal campo, meritando sicuramente più di tanti altri, un posto ancora! Quei 'tanti altri' che trovano solamente perché 'Under' (forse 1 o 2 su 10 merita), o perché magari di buona famiglia o ancora raccomandati da altri".



Da poco superata la soglia dei 30 anni, dunque, il ragazzo nato e cresciuto nel settore giovanile delle Cremo, è stato costretto a 'cambiare lavoro' e, conseguentemente, tutta la sua vita (perché ricordiamoci SEMPRE che in terza serie gli stipendi spesso e volentieri sono molto simili a quelli di un qualsiasi altro lavoratore in altri settori), per colpa delle norme che regolano il mondo del calcio. Regole che premiano le società che fanno giocare i giovani (giusto!), ma a prescindere dalla qualità di questi ultimi. Perché se un club fa giocare un under incassa dei contribuiti economici dal sistema, con i quali, molte delle 60 società, riassestano i propri bilanci. Dando dimostrazione che le scelte, anche in campo, non sono più tecniche e sportive, bensì economiche e di mera ragioneria.

Sia chiaro, è giusto fare in modo che le società vengano invogliate a dar spazio ai giovani emergenti, ma non a discapito di chi, come Favalli (oggi alfiere di una frangia all'interno dell'universo dei calciatori) ha sempre portato avanti la propria carriera, con impegno, dedizione, sacrifici e voglia di arrivare il più in alto possibile. La Lega Pro, con la FIGC come sparring partner, vuole davvero passare il messaggio che i bilanci valgano più del talento? Quando, soprattutto, il 'motto' affisso fuori dalla porta della sede di Via Jacopo da Diacceto è "Il calcio che fa bene al Paese"?

Spero di avere presto l'opportunità di chiedere cosa pensa di questo problema il presidente Matteo Marani. Sono proprio curioso di conoscere il suo punto di vista, confidando nella sua lungimiranza e nella voglia di continuare a rinnovare il movimento come ha dimostrato nei suoi primi mesi di gestione.