SQUADRE B, QUANDO ANCHE I PROTAGONISTI AMMETTONO CHE QUALCOSA NON VA. DA 6-7 A SOLTANTO UNA, CON UN PROGETTO CERVELLOTICO, SENZA STIMOLI E CON RISULTATI MODESTI

04.10.2019 00:00 di Tommaso Maschio   vedi letture
SQUADRE B, QUANDO ANCHE I PROTAGONISTI AMMETTONO CHE QUALCOSA NON VA. DA 6-7 A SOLTANTO UNA, CON UN PROGETTO CERVELLOTICO, SENZA STIMOLI E CON RISULTATI MODESTI
TMW/TuttoC.com

Dover scrivere un editoriale dopo l’amico Nicolò Schira non è affatto semplice. Sia perché su certi temi ne sa molto di me, sia perché nei suoi editoriali fiume praticamente affronta tutta l’attualità e lo scibile della Serie C, sia infine perché i numeri di un suo singolo editoriale probabilmente li faccio sommando quelli di due o tre mesi (Chiarisco subito che non lo scrivo per farmi offrire da bere). Visto che di situazioni societarie, di allenatori e pure della lotta per la promozione nel Girone A ha già scritto bene chi mi precede nella pubblicazione degli editoriali e farò un passo indietro tornando a cavalcare un vecchio cavallo di battaglia: le Squadre B, o Under 23 che dir si voglia, e la loro inutilità.

Nell’intervallo della sfida di lunedì scorso fra Monza e Juventus U23, il dirigente bianconero Gianluca Pessotto è tornato sul progetto di inserire in Serie C squadre che sono diretta emanazione delle grandi del nostro campionato. “Il progetto U23 è molto importante per il club, la società ci crede molto ed è un peccato che non abbia avuto seguito da parte di altre società di Serie A. - ha spiegato l’ex difensore - Dovevano essere sei o sette mentre per ora ci siamo solo noi”. Parole che più di ogni analisi certificano come sia stata fallimentare questa riforma calata dall’alto senza interpellare – evidentemente – le squadre che potevano essere interessate (ovvero Juve, Milan, Inter, Roma, Fiorentina, Lazio o Atalanta) oltre che quelle che la riforma l’avrebbero subita – ovvero quelle di C – e che si sarebbero trovare ad affrontare squadre senza obiettivi e senza stadio (tanto che la Juve deve appoggiarsi al Moccagatta in attesa che venga costruito uno stadio ad hoc da dividere con le Women).

Basti pensare che è bastata la mancata qualificazione alla Champions League per far saltare il progetto di Under 23 in casa Roma. Ora che i costi di una squadra B siano tali che una società del calibro di quella giallorossa possa permetterseli solo in caso di qualificazione nella massima competizione europea per club suona molto strano, sembra più una scusa per non imbarcarsi in un’avventura dai risultati molto incerti, basti vedere come procedono le cose in casa bianconera.

Dei giocatori che l’anno scorso vennero promossi in prima squadra nel finale di campionato nessuno veste ancora il bianconero: Kastanos è tornato al Pescara in Serie B, Nicolussi Caviglia è finito al Perugia sempre in Serie B e Mavididi è emigrato in Francia al Digione. Cosa vi sia di diverso dai tanti giocatori che ogni anno passano dalla Primavera a squadre di categorie inferiori ditemelo voi, perché io non ci arrivo. Era davvero necessaria l’Under 23 per farli emergere? O forse avendo qualche qualità avrebbero comunque trovato la loro strada attraverso i prestiti. Quest’anno poi l’Under 23 ha deciso di puntare in attacco su due calciatori promettenti come Dany Mota Carvalho e Kwang-Song Han, calciatori che si sono già messi in mostra fra i professionisti (il primo ha trascinato in Serie B l’Entella e aveva già esordito in cadetteria, il secondo ha addirittura segnato in Serie A prima di disputare un paio di campionati in Serie B). Non si capisce a che pro siano stati presi visto che le squadre U23 dovrebbero servire a formare i giovani e abituarli a certi palcoscenici mentre qui si parla di calciatori che potevano tranquillamente giocare in Serie B già in questa stagione. In più quali stimoli, a parte quelli economici, possono avere profili del genere nel giocare in una squadra senza obiettivi? Quello di essere chiamati – se va bene – un paio di volte a scaldare la panchina della Juventus per fare numero? Perché non è certo attraverso l’Under 23 che si arriva in pianta stabile a giocare nella squadra maggiore. Non in Italia, non in questo momento, non con questo progetto.

Sarebbe più onesto, intellettualmente parlando, dire “ci siamo sbagliati”, fare un passo indietro cancellando un obbrobrio come quello partorito un paio di stagioni fa.