Torna la preoccupazione, ma nel frattempo è cambiato tutto. Tanti buoni propositi, è ora di metterli in atto. Insieme

27.12.2021 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Torna la preoccupazione, ma nel frattempo è cambiato tutto. Tanti buoni propositi, è ora di metterli in atto. Insieme
TMW/TuttoC.com

Sarebbe stato bello parlare del Natale, e dell’ultimo dell’anno in arrivo, come dell’occasione per mettere un punto, dimenticarsi due anni da incubo e ripartire. Invece la paura bussa più volte del postino e, appena prima delle feste, abbiamo registrato l’incremento dei casi, il ritorno del contagio e nel calcio anche dei rinvii, nuova preoccupazione che circola e non si può fare a meno che dirlo. Speravamo di dover parlare mai più di Asl su queste pagine, e invece non va proprio così, come non va così nelle vostre vite. Sta succedendo attorno a noi: molti hanno passato le feste da soli in casa, quasi tutti - immagino - abbiamo avuto notizie di amici, conoscenti, parenti positivi con relative preoccupazioni. Salgono anche nel pallone, che dopo essere ripartito non vuole e soprattutto non può fermarsi di nuovo.


Per fortuna, è cambiato tutto. E le istituzioni italiane, anche quelle calcistiche per quel che qui interessa, hanno fatto le cose per bene. Abbiamo un vaccino, e il fatto che la quasi totalità dei giocatori di Serie C - e non solo di Serie C - sia vaccinata tranquillizza le società. Il rischio di fermarsi, a oggi, non c’è e per fortuna sono tornate le porte aperte. È cambiato tutto anche lì, ci siamo in qualche modo abituati a nuove modalità di vivere la nostra passione. Vanno rispettate, perché ora non si scherza più, di nuovo. C’è sempre da lavorare, gli stadi sono un tema centrale. Con un duplice aspetto: il primo, vanno riempiti. Sulla capienza c’è stata una grande battaglia, ma il 75 per cento resta troppo spesso un miraggio per molte società. Il secondo, vanno costruiti. Da questo punto di vista, il più bel regalo di Natale ce l’ha fatto l’Albinoleffe. È dalle piccole cose, anche dai piccoli impianti, che si cambia un Paese.

Il 2022 non può essere, da questo e da tanti punti di vista, l’anno dei buoni propositi. Ne sentiamo fin troppi, veniamo da due annate da “se non ora quando?”. Sono perfettamente consapevole di essere ripetitivo, ma bisogna accelerare. Se il calcio non cambia ora è spacciato, e lo dicono tanti indicatori, a partire da quelli relativi alle nuove generazioni. Ha passato la tempesta, ora deve riguadagnarsi l’affetto e per questo deve ripartire dalla credibilità. C’è bisogno, a tal fine, di lavorare insieme: anche questo lo avete letto tante volte, sembra che il pallone italiano vada a due-tre velocità distinte, su rette parallele destinate a non incrociarsi mai. È mancata troppe volte solidarietà, è mancato spirito di sistema: il primo passo per cambiare qualcosa è riconoscere che ogni categoria è importante per le altre, bisogna ricordarsene sia quando le cose vanno bene che quando vanno male. È il miglior augurio, per il Natale e per l’anno che sarà.