ESCLUSIVA TLP - Alessio Pala: "Vi racconto come è andata col Pavia. I giovani hanno bisogno di disciplina. Volevano le dimissioni, ma un giorno tornerò..."

ESCLUSIVA TLP - Alessio Pala: "Vi racconto come è andata col Pavia. I giovani hanno bisogno di disciplina. Volevano le dimissioni, ma un giorno tornerò..."TMW/TuttoC.com
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mercoledì 11 dicembre 2013, 19:30Interviste TC
di Nicolò SCHIRA

"La vera libertà dell'uomo è avere il coraggio di dire la verità". Mister Alessio Pala in carriera ha lanciato e plasmato parecchi giovani talenti, fra i quali Pazzini, Consigli, Montolivo e Bonaventura all'Atalanta e il duo Belotti-Valoti all'Albinoleffe. A Pavia era approdato in estate per impostare un progetto triennale, che rendesse il club azzurro in grado di valorizzare giovani arrivando a lottare per la Serie B. Settimana scorsa è arrivato un discusso esonero per l'allenatore bergamasco, che ha scelto di raccontare in esclusiva a TuttoLegaPro.com le sue verità. Come sempre, senza peli sulla lingua.

Mister, come ha incassato l'allontanamento dal Pavia?

"Non mi sento un allenatore ferito dall'esonero, se è questo che vuole sapere. Auguro il meglio alla squadra e ai calciatori. Così come alla proprietà, con la quale conservo tuttora un ottimo rapporto. Meritano il meglio così come la città e i tifosi. Hanno parlato in tanti in questi ultimi giorni. Ora voglio raccontare io la verità...".

Partiamo dal famoso rinnovo del contratto: come sono andate le cose?

"Entro il 31 ottobre la società aveva una opzione sul rinnovo biennale del mio contratto. Ho sempre detto che era meglio attendere la fine dell'anno per ridiscutere gli aspetti contrattuali. Ci siamo, invece, accordati con una stretta di mano. Alla società sottolineai il fatto che, se a giugno non fossero entrati dei soci a rendere più competitiva la squadra, mi sarei fatto anche da parte. Ero convinto che il contratto fosse stato depositato ed invece ciò non è avvenuto. Non mi hanno avvisato e l'ho scoperto da solo dopo un mese. Non sono arrabbiato di tutto ciò: a Pavia ci stavo bene e i giovani erano crescita. Non avevo firmato e sono stato superficiale nel non appurare che l'accordo fosse stato formalizzato".

Deluso dalla società?

"Per niente. Anzi ringrazio la proprietà per aver puntato su di me in estate e avermi fatto lavorare per il Pavia".

Nelle ultime settimane si sussurrava di contrasti con l'Area Tecnica in merito al mercato...

"Dopo aver perso a Vercelli contro una squadra importante dissi che con tre-quattro innesti la squadra sarebbe potuta diventare competitiva. Alludevo ad innesti non a gennaio, bensì per la prossima stagione. Giovani di livello e non calciatori affermati. Io amo i giovani: fosse per me giocherei con tutti ragazzi e tre esperti, uno per reparto. Lo ritenevo un complimento per l'attuale organico, privo di parecchi elementi per infortunio eppure in grado di tenere testa ad una squadra come la Pro. Le squadre, però, devono essere fatte con equilibrio: avevamo due portieri di livello, ovvero Facchin e Rossi che ritengo i migliori della categoria. Poi tutti difensore centrali e pochi centrocampisti di gamba. C'erano troppi doppioni e giocatori così costretti a stare in panchina. In questi mesi sul mercato ho indicato Rinaldi, Arrigoni, Manzoni che l'Area Tecnica non voleva, Pirovano e Rossi quali giocatori da prendere. Tutti ragazzi che stanno facendo molto bene".

La sua assenza per due giorni agli allenamenti è stata un giallo: era davvero influenzato?

"Giovedì scorso mi sono incontrato con i dirigenti nel pomeriggio a Milano. Mi hanno esonerato, chiedendomi di dare le dimissioni per essere così pagato sino al 31 dicembre. Io ho rifiutato, convinto di essere contrattualizzato per un altro anno e mezzo. Loro volevano le mie dimissioni ed è stato in quel momento che ho scoperto la storia del contratto non depositato. Non ero a casa ammalato. Non mi sono presentato, perchè mi hanno detto di fare così. Non avevo nè la febbre nè ero finito a Chi l'ha visto come Giampaolo...". 

Il calcio a volte è strano e segue sentieri inimmaginabili: se la richiamassero, tornerebbe a Pavia?

"Se c'è un progetto con i giovani, sono sempre a disposizione. In estate ho perso mia madre, eppure mi sono presentato all'allenamento e l'ho diretto comunque. Le racconto questo episodio per farle capire la mia professionalità e serietà. Al Pavia mi sono dedicato totalmente e con il massimo impegno, pertanto se ci fossero i presupposti societari e di conseguenza tecnici per andare avanti a costruire qualcosa di valido: le dico di sì, tornerei a Pavia. Ho sempre lavorato con i giovani, lanciandone parecchi e molti di loro oggi sono protagonisti in Serie A e in Nazionale. Non mi spaventa avere a che fare con squadre di ragazzi, è la mia vita. Con la cultura del lavoro e dando il tempo di lavorare per creare stabilità, si possono far crescere i giovani e creare squadre vincenti. Vincenti non significa arrivare primi, ma fare un campionato importante".

Si vocifera che alcuni elementi giovani dello spogliatoio non gradissero i suoi allenamenti duri...

"Io ho un mio modo di allenare che prevede puntualità, disciplina e correttezza. Esigo allenamenti duri. Non sono cattivo, pretendo impegno e serietà. Dopodichè al temine della sessione di lavoro, sono il primo a ridere e scherzare. Nel sistema calcio italiano manca disciplina e voglia di allenarsi, per questo ho cazziato in certe circostanze i ragazzi. Escono dalle Primavere e pensano di essere calciatori arrivati, ma non è così. Adesso in Lega Pro possono beneficiare delle regole per avere spazio, ma se non crescono sotto certi aspetti fra qualche anno avranno problemi. Ho tolto la radio dallo spogliatoio e ho preteso che ognuno raccogliesse il materiale a fine partita. Ho rimproverato duramente quei ragazzi che invece di fare stretching si appartavano a fumare. Sono stato a studiare la Cantera del Barcellona e del Borussia Dortmund: questa è la strada. Serve serietà e disciplina. Il calcio del futuro è quello tedesco, che sta sorpassando il modello spagnolo. Le faccio io una domanda...".

Prego...

"Bisogna allenarsi di più per migliorare: meglio un tecnico brusco durante gli allenamenti che però ti insegna a crescere o un tecnico che ti fa fare quello che vuole senza insegnarti nulla?".

Nella sua ultima gara a Bergamo contro l'Albinoleffe Calvetti si è scaldato per mezz'ora senza entrare, come mai?

"Stavamo giocando una partita importante e stavamo sullo 0-0. Pretendevo concentrazione assoluta ed invece Calvetti rideva a bordo campo con altri suoi compagni. Non l'ho visto sul pezzo per entrare in campo e così ho fatto altre scelte".

Alcuni suoi ex giocatori come Zanini in questi giorni hanno sposato la causa Veronese, sottolineando come dopo il suo esonero siano cambiate le cose...

"Zanini è sempre stato titolare con me e non è colpa mia se non sta rendendo come vorrebbe. Si è tirato fuori lui spesso dalle partite per problemi suoi personali o perchè non se la sentiva...".

Come giudica la sua esperienza pavese?

"Io mi sono sempre comportato bene e sarei rimasto volentieri. Con la proprietà e la piazza mi sono trovato molto bene. Qualcun altro invece ha disatteso le promesse. Bastava ci fosse chiarezza...".

La curva domenica le ha dedicato dei cori...

"Me l'hanno riferito. Voglio ringraziare i tifosi pubblicamente: avevo un rapporto splendido con loro. Stavo bene a Pavia e ritornerei volentieri, se ci fosse l'opportunità".

Si è pentito di aver lasciato l'Albinoleffe in estate per il Pavia?

"In estate sono stato io a voler lasciare l'Albinoleffe. Ho valorizzato tutti i ragazzi, facendo debuttare parecchi giovani come Bracchi e Putignano. Ho recuperato Reato, che è un grande talento e un bravissimo ragazzo. Avevo accettato Pavia, perchè avevo creduto e credo ancora nel progetto. Abbiamo fatto di necessità di virtù, viste le difficoltà avute. Non dimentichiamoci il dramma vissuto da Lussardi e i gravi infortuni subìti da Pirovano e Carotti: abbiamo perso tre pedine fondamentali a causa di situazioni extra-campo. Non ho rimpianti perchè quando porto avanti una scelta, la mantengo. Sono sempre stato onesto e chi mi conosce lo sa...".