ESCLUSIVA TLP - Giana Erminio, il tecnico Albé: "I tifosi del Vicenza penseranno che siamo un formaggio. Vi spiego perché scegliamo solo ragazzi delle nostre zone"

ESCLUSIVA TLP - Giana Erminio, il tecnico Albé: "I tifosi del Vicenza penseranno che siamo un formaggio. Vi spiego perché scegliamo solo ragazzi delle nostre zone"TMW/TuttoC.com
Cesare Albè
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
mercoledì 27 agosto 2014, 11:30Interviste TC
di Daniele MOSCONI

Avete presente quella sana ingenuità che ogni tanto governa i gesti dei comuni mortali, quando si trovano in situazioni più grandi di loro? Ecco, mettete Cesare Albé in queste condizioni e avrete il giusto mix della persona che avrete di fronte. Spontaneo, ma soprattutto "dilettante nell'anima"; per lui il passaggio dal mondo del calcio vissuto per divertimento al professionismo è un impegno vissuto con leggerezza: "Sono ben altri i problemi della vita".

Lo avevamo intervistato a giugno all'indomani della promozione della sua creatura, la Giana Erminio (da circa vent'anni è l'allenatore del club di Gorgonzola, comune in provincia di Milano), trovandoci di fronte un uomo che stava ancora cercando di realizzare cosa fosse accaduto: "Abbiamo mille impegni in questi giorni - chiosava due mesi fa - tra incontri con il comune e strutture da ampliare per i più giovani".

Era un impegno, un passatempo per lui la Giana Erminio. Adesso è una professione. Ma vissuta con spirito diverso dal solito. In un ambiente come Gorgonzola puoi farlo. In altre piazze no.

L'intervista esclusiva che ha concesso Cesare Albé a TuttoLegaPro.com è un sunto di tutto quello che avete letto fino a poco sopra.

Mister, intanto auguri per il Diploma conseguito al Supercorso di Coverciano (lunedì 25 agosto). In questo modo potrà allenare in Lega Pro.

"Vi ringrazio tanto".

Lei nel corso della prima intervista che ci ha concesso aveva manifestato l'intenzione di non farlo questo corso.

"Ma difatti io non volevo: si figuri se io a 64 anni mi mettevo a fare il corso... Poi, le insistenze del presidente (Oreste Bamonte, ndr) e una telefonata direttamente da Coverciano mi hanno convinto. Dai, comunque è stata una bella esperienza: si impara e ci si tiene giovani. E detto da me fa un po' ridere".

All'esame cosa ha presentato?

"Renzo Ulivieri (Presidente dell'Assoallenatori), per quanto riguarda la parte tecnica, ci ha chiesto di portare tutte le situazioni da palle inattive: a favore o sfavore e presentare i comportamenti della squadra in ogni fase di gioco. Cosa conviene fare in una determinata situazione e cosa non. Di seguito c'è stato un colloquio con lo stesso Ulivieri, durato circa venti minuti: abbiam parlato della contrapposizione di un modulo contro l'altro: quali i vantaggi e gli svantaggi. Quando ha palla un centrocampista come si muove la punta. Quando deve difendere come si deve muovere. C'è stato qualche spunto sulle punizioni, le ripartenze, le difese preventive".

Era nervoso?

"Un po' sì. Quello che mi gratifica è aver visto dei ragazzi, che potrebbero essere dei miei figli, penso a Ivano Della Morte (attuale allenatore degli Allievi della Juventus e da professionista con le maglie di Torino, Lazio, Lecce, Alessandria, Reggiana, tra le altre, ndr), tipo molto socievole, estroverso, durante queste settimane di corso. Invece lunedì era molto teso per questo esame".

Parliamo un po' di lei: il 6 agosto 2014 ha coronato il suo sogno di andare a giocare a Lumezzane.

"Bravissimo. L'unica volta che ci siamo stati erano circa 25 anni fa, con il Cassano D'Adda. Devo dire che ho trovato invecchiato anche lui. Dipende anche da come guardi le situazioni: quando siamo arrivati allora, siamo rimasti a bocca aperta: spogliatoi puliti, manto erboso perfetto, quella bella tribuna coperta. Gli anni passano non solo per me e le cose cambiano. Però questo mi fa pensare che nella vita mai dire mai. Venticinque anni dopo sono arrivato a Lumezzane da professionista e tra qualche domenica andremo a Bassano del Grappa, avversario affrontato quando eravamo in D. Per non parlare del Lanerossi Vicenza che io vedevo giocare in A contro l'Inter, quando ero più ragazzino. Sa cosa le dico?".

Prego...

"Sto pensando ai tifosi del Vicenza: quando domenica vedranno la loro squadra giocare contro la Giana Erminio diranno: ma cos'è questa Giana Erminio: una cosa da mangiare? Questa sarà una cosa sbalorditiva. Sarà l'età, ma io pensando a domenica, quando scenderemo in campo al "Romeo Menti", mi sento come il protagonista di un sogno che sto vivendo nella realtà e rimango incantato ed emozionato al solo pensiero. Mi sento ragazzino nel vivere tutte queste sensazioni. Alle volte ho anche paura nel viverle in questo modo e spero che mi diano una sveglia in fretta, così il sogno svanisce e si torna con i piedi per terra".

Tornando a parlare del Lumezzane, dove avete esordito lo scorso 6 agosto, bisogna dire che dopo quella sconfitta (2-0), vi siete ripresi rifilando tre reti alla Pro Patria (3-1 il finale). Secondo lei a che punto siete?

"Non so di preciso a che punto siamo. A Lumezzane abbiamo fatto una discreta partita, prendendo gol ad inizio ripresa. Lo svantaggio ci ha punto nel vivo e per un quarto d'ora abbiamo giocato scomposti, d'istinto e di pancia, non ragionando: logica conseguenza è stata il raddoppio in contropiede. Questa sconfitta ci ha insegnato che il salto dalla D alla Lega Pro è per certi aspetti doppio. Contro la Pro Patria non sono così convinto del fatto che si sia fatto bene. Loro comunque sono partiti molto tardi e sono una squadra in costruzione".

Però avete rotto il ghiaccio con la vittoria.

"Questo sì, può essere l'aspetto positivo. Meglio una vinta e una persa che due pareggi. Certo, un successo aiuta il morale e consente alla testa di avere conferme".

Per quanto riguarda il mercato, lei adotta uno stile per certi aspetti insolito: voi acquistate solo giocatori della zona. Il suo pensiero è molto chiaro: un ragazzo che deve spostarsi per venire a giocare qui, a suo modo di vedere, non può rendere come uno che ha gli affetti in zona.

"Guardi: detto da allenatore, penso che un giocatore possa avere una vita più regolare se ha gli affetti vicini. Mi metto nei loro panni e credo che quando la sera tornano a casa e trovano l'ambiente familiare, possono rendere meglio anche in campo. Non mi sento depositario della verità assoluta e magari se qualcuno mi fa notare che sto sbagliando, sono pronto a correggermi".

Attualmente il gruppo, per le direttive che avete richiesto, come vi sembra?

"Quello di quest'anno va rifatto, rispetto a quello degli anni passati. Per il cinquanta per cento sono nuovi, quindi devono ambientarsi e conoscersi. Molti vengono da esperienze diverse e ognuno di loro ha la sua personalità. Deve essere bravo l'allenatore a entrare in empatia con loro. Mi creda: quando vedo delle situazioni spiacevoli che avvengono in alcune squadre, mi sento male. Un allenatore se sa toccare i tasti giusti, riesce spesso a trovare la soluzione ad alcune problematiche che si possono creare nello spogliatoio. Però, per creare un clima giusto ci vuole tempo. Speriamo non ce ne voglia troppo, altrimenti è la fine. L'importante è lo spirito di sacrificio di ognuno di loro. Sa cosa penso: questi giovani sono anche bravi e volenterosi, ma allo stesso tempo sono abituati a indossare i pantaloni con le tasche larghe. Mica per star comodi: ma per poter metterci dentro gli alibi quando le difficoltà li sovrastano. Devono imparare ad utilizzare pantaloni senza tasche. Far l'allenatore non è facile, avendo a che fare molte teste, ognuna che ragiona a modo suo. E devi trovare il modo di lavorare su come vengono dette certe cose ad un ragazzo che ha un carattere particolare. Non è facile, ma dobbiamo capire che siamo nei professionisti ed è tutto cambiato e amplificato. Tornando alla sua domanda: qualcuno è andato via, vedi capitan Chiappella, che lavora in banca e non ha avuto il permesso di potersi allenare di pomeriggio. Il suo contributo nella promozione in Lega Pro è stato fondamentale. Quando sei nei dilettanti puoi allenarti di sera e coniughi lavoro e divertimento, mentre qui nei professionisti è cambiato tutto. Ho avuto modo di parlare con il ragazzo e gli ho detto che a mio parere ha fatto benissimo. Il lavoro è una cosa seria".

Sul mercato quali sono le differenze che avete trovato?

"Non sono stato molto presente per via del corso che ho dovuto fare a Coverciano. Per la maggior parte se n'è occupato il nostro Direttore Generale (Angelo Colombo, ndr) che si è mosso per la maggior parte delle volte su mie precise indicazioni. Su alcuni elementi siamo arrivati in ritardo. Tutto sommato noi, grandissima conoscenza non l'abbiamo. Non ci sono a disposizioni osservatori, però posso dire che tutti i giocatori che sono in rosa, compresi quelli della Berretti, non dimentichiamo che faremo anche questo campionato, li ho scelti io. Sono andato sui campi della zona, il sabato e la domenica, oppure dei giocatori che ci hanno giocato contro lo scorso campionato e ho preso tutti ragazzi che secondo me possono fare qualcosa di buono. Bisogna dire che il corso mi ha rubato molto tempo e per quanto potessi utilizzare il telefono, non è la stessa cosa che lavorare sul posto".

Come intendete muovervi?

"Stamattina (ieri, ndr) ho parlato con il presidente e abbiamo pensato che al momento è difficile fare una sintesi su ciò che manca. Per il momento ci muoviamo, seppure in ritardo e nel caso non trovassimo nessuno, guarderemo sul mercato degli svincolati. Qualcosa lo troveremo".

Secondo lei cosa manca alla Giana Erminio per completare la rosa?

"Le potrei dire che manca poco o manca tanto, ma non ho ancora un quadro ben preciso della situazione. Sabato - sempre se si gioca - andiamo a Vicenza e da lì possiamo capire tante cose: se prendiamo cinque sberle vuol dire che mancherà tanto. La curiosità è tanta. Però se devo dirle una cosa, magari da incosciente, ma sono fiducioso. Lei pensi che gli operatori di mercato mi bacchettano: il portiere è troppo piccolo e non ha fisicità, la difesa è troppo giovane e ha perso il perno (Chiappella, ndr)".

In queste prime domeniche da Pro, cosa l'ha colpita?

"Le dico la verità: mi sembrano tutti matti. Finchè ero fuori non capivo certe cose, ma poi arrivi allo stadio e trovi la Polizia, i Carabinieri, i pompieri. Per non parlare della Tessera del Tifoso. Cose assurde se pensiamo che ci sono ventidue ragazzi che devono dare un calcio ad un pallone. Robe da matti, me lo conceda. Ma è normale che la gente non vada più allo stadio. Ma guardi: se lo spettacolo fosse godibile, vorrei anche sforzarmi a capire, ma vedo certe partite bruttissime e mi chiedo se sia logico fare tutto ciò per uno spettacolo deprimente".