ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Francesco Baiano

Negli anni '90, nel calcio italiano e non solo, ci sono stati due personaggi che hanno sconvolto le gerarchie sonnacchiose di un calcio ormai stanco. Uno era Sacchi con il suo Milan, l'altro era Zdenek Zeman con il suo Foggia. Quest'ultimo ha creato, insieme ad un gruppo di ragazzi "affamati" di successo, un vero mito, che in Italia è ricordato così: il Foggia di Zemanlandia.
Una squadra irriverente, capace di andare in palcoscenici come "San Siro" e dettare legge come non faceva mai nessuno. Alla fine dei novanta minuti perdevano, ma uscivano tra gli applausi scroscianti del pubblico pagante. In quella squadra c'era un trio delle meraviglie, capace di emozionare e far sognare i tifosi dei satanelli: Baiano-Rambaudi-Signori.
In questo nuovo appuntamento di "Mi ritorni in mente", abbiamo voluto farci raccontare quel miracolo rossonero da uno dei protagonisi del trio: Francesco Baiano.
L'attaccante, origini partenopee, oggi fa il secondo a Giuseppe Sannino a Siena, ma a Foggia ancora oggi è amatissimo, come ci racconterà in questa intervista che ci ha concesso per TuttoLegaPro.com.
Non è molto cambiato da allora, è rimasto il ragazzo pacioso che ancora oggi ricordiamo quando ne vediamo i video, rivivendone le gesta. I suoi gol hanno fatto sognare una città intera, fino a spiccare il volo nella nazionale azzurra.
Ciao Francesco, ti faccio questa domanda per far conoscere il fenomeno nato a Foggia con il nome di Zemanlandia. Ci spieghi com'è nato?
"E' nato da un programma basato principalmente sui giovani. Foggia era una piazza affamata di calcio, così si sono trovate insieme alcune componenti importanti, con personaggi che conoscono questo mondo come pochi, vedi Pavone e il presidente Casillo. Mettono su un gruppo di giovani vogliosi di arrivare e li danno in mano ad uno come Zdenek Zeman. Potrei dire che il resto è storia, ma non renderei bene l'idea. Posso dirti che al primo anno la società era partita per obiettivi diversi, per poi trovarsi subito pronta per vincere. Non ci siamo tirati indietro e siamo arrivati in A al primo colpo".
Tu quando sei stato preso non venivi da un'annata particolarmente felice ad Avellino.
"In effetti è vero. La piazza mugugnava perchè vedendo i numeri della mia esperienza precedente, non erano contenti. Li abbiamo smentiti sul campo. Con Beppe (Signori ndr) e Roberto (Rambaudi ndr) formavamo un trio micidiale. Tempo di qualche settimana e lo scetticismo si trasformò in sogno ad occhi aperti. Fu una cosa bellissima, momenti splendidi, perchè in campo ci divertivamo, sapevamo di avere gli occhi curiosi di tutti e questo ci dava una carica enorme".
Quei momenti sono finiti come tutte le cose della vita, ed ora il Foggia si trova in Lega Pro.
"E' una tristezza vedere una città come Foggia giocare su campi che non merita. Purtroppo quando arrivi all'apice, se non hai basi solide rischi seriamente di tornare indietro e farti molto male. Sinceramente quando la scorsa stagione è tornato Zeman, mi sono detto: vuoi vedere che tornano in B. Però era una squadra troppo giovane, c'erano troppi ragazzini, bravi quanto vogliamo ma non capaci di reggere alla pressione di una piazza come Foggia".
Che ricordo hai della città di Foggia e dei tifosi?
"Eh bellissimo! Noi eravamo agli occhi loro degli eroi, capaci di far vivere una città intera a qualche metro da terra, facendo dimenticare per qualche ora i problemi quotidiani. Sentivamo questa responsabilità e la cosa ci caricava ulteriormente. Era una simbiosi unica, tra noi e loro".
Sei più tornato a Foggia da avversario?
"Certo, con la Sangiovannese. Quando ci fu la settimana di preparazione per la partita contro di loro pensavo a come mi avrebbero trattato, visto che mancavo da tredici anni. Eppure fui accolto come mai mi sarei aspettato, mi emozionai tantissimo (anche la voce quando parla di questo particolare ha un attimo di esitazione). La cosa che mi sbalordì maggiormente erano i bambini di 8 9 anni, salutarmi dicendomi: tu hai fatto parte del trio delle meraviglie. Mi si accapponò la pelle dinanzi a questo fatto. Questi ancora dovevano nascere quando noi abbiamo fatto quello ed a tanti anni di distanza sapevano. Una cosa sbalorditiva, quando ci penso ancora non ci credo. Poi dovetti fare il giro del campo ed una lacrima quando sono passato sotto le curve, non nego che è partita. Gente splendida i foggiani, li tengo sempre nel cuore".
Dovessero proporti di allenare a Foggia?
"Ci dovrei pensare, ma non credo lo farei per molto. Questa città mi ha dato tanto ed io ancora sono in debito con loro. Però non dipende solo da me, si sa come vanno le cose nel calcio".
Tornando al Foggia di Zeman, ci racconti un particolare curioso che a distanza di anni ancora ricordi con piacere?
"Ce ne sono vari. Ad esempio le cene del giovedì sera. Il pomeriggio facevamo l'amichevole infrasettimanale e la sera andavamo in un ristorante della città per stare insieme. Ricordo "Rambo" (Rambaudi era chiamato così ndr) che faceva l'imitazione di Zeman. Il mister con noi era sempre molto cordiale, completamente diverso da come si vede nelle tv. Voi lo vedete così perchè ha vergogna, ma ti assicuro che è una persona splendida".
Ed un altro?
"Sicuramente le soste del campionato. Era una vera tragedia, perchè il mister cominciava a farci fare le serie da mille ed il lavoro per non perdere smalto quando non giocavamo. Momenti che difficilmente dimentichi, ancora li sento nelle gambe se ci penso, mamma mia!".
Nel Foggia tu hai raggiunto nazionale.
"E' vero, ho fatto due presenze, ma è stato il raggiungimento di un lavoro enorme che facemmo in quegli anni. Fu sicuramente una grossa soddisfazione".
Parlando del presente e del fatto che sei il secondo di Sannino a Siena, puoi dirci le differenze tra il campo e la panchina?
"Sono due cose completamente diverse. Io quando giocavo, queste cose non le notavo, ma ora in questo ruolo ti accorgi di cose fondamentali, magari banali, ma importanti".
La Lega Pro punta molto sui giovani, però il grande salto lo fanno in pochi, ti sei chiesto il perchè?
"Il discorso è abbastanza complesso. In Italia c'è sempre la cultura del risultato che arriva prima di tutto. Quindi non puoi mai sperimentare, perchè i presidenti al terzo risultato negativo ti chiedono conto e le tue idee innovative non sono più utili, arriva il momento che il giovane provato, vada in panchina, servono punti. E' un'arma a doppio taglio questa, lo sappiamo, mentre all'estero hanno una cultura diversa, ed è quella che dovremmo cambiare noi. Il fatto che la Lega Pro testi dei giovani è positivo, però alla fine vai a vedere le rose di Milan Inter o lo stesso Napoli, vediamo quanti giovani giocano in pianta stabile ogni domenica. In Italia ci riempiamo la bocca dei giovani qui i giovani là, però alla fine non giocano mai".
Torniamo al Foggia di quei tempi, con quanti compagni ancora ti senti?
"Sono rimasto in ottimi rapporti con Barone. Lui ora fa il secondo a Mangia, ed ha vissuto una breve esperienza sulla panchina del Palermo. Con gli altri ci siamo un po persi, ma non mancherà l'occasione per una rimpatriata un giorno o l'altro".
Ci sono momenti delle interviste che vanno raccontati, perchè senza la narrazione suonerebbero freddi. Quando gli abbiamo chiesto se ricordava a chi aveva fatto il gol più bello, quello è stato uno dei momenti più sorprendenti della chiacchierata, poichè Francesco non ci ha dato neanche il tempo di finire la domanda. Subito la sua voce ha assunto un tono superiore, inorgoglita dalla domanda. "E come se non lo ricordo! Contro il Bari in un derby infuocato come lo erano sempre contro i biancorossi. Di sinistro sotto l'incrocio dei pali. Ancora oggi a Foggia si ricordano di quel gol fantastico".
Qual'è il tuo sogno nel cassetto?
"Il mio è quello di allenare una prima squadra, però ho imparato in questa mia esperienza al Siena, come tutto ha il suo tempo. Mi rendo conto di non essere ancora maturo per il salto di qualità".
L'ultima domanda è un tocco al tuo cuore rossonero: hai la possibilità di mandare un messaggio alla tifoseria foggiana, cosa ti senti di dire loro?
"Li vorrei ringraziare per tutto l'amore che mi hanno dato, fin dal primo giorno che sono arrivato a Foggia. Ricordo l'anno prima non feci granché bene in Irpinia, ma loro mi hanno adottato fin dall'inizio. Per un napoletano come me, trovare una città calorosa era molto importante. Spero un giorno di poter ripagare tutto quello che mi hanno dato. Li saluto dicendo: Forza Foggia".
Il prossimo appuntamento con "Mi ritorni in mente" è per domenica 15 aprile.
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