ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Massimo Palanca

Ce l'ho ce l'ho, mi manca. Alzi la mano chi non ha mai detto queste parole. E quante simpatie per un giocatore nascevano, magari perchè ti capitava dalle figurine tante volte, così all'inizio magari lo odiavi, però alla fine facevi quasi il tifo per lui. Da piccoli, era così, non c'era il fantacalcio, si giocava a figurine, non c'era facebook o internet come oggi. Se vivevi in una grande città allora l'amore per quella squadra ti faceva correre in edicola con la speranza di vedere i volti degli idoli che i grandi urlavano davanti ai bar, così da poterti vantare con gli amichetti.
Un tempo c'era la serie C, con tanti giocatori che sono finiti nel dimenticatoio, ma veri idoli per tifoserie che vedevano in quegli elementi quel qualcosa che li faceva sentire eroi. Anche parecchie squadre sono finite a giocare su campi impolverati, che possono sporcarti la maglia ma non la storia. Questa nuova rubrica di TuttoLegaPro.com, dal titolo: 'Mi ritorni in mente' che parte da questa domenica, nasce proprio da questa necessità: ricordare i grandi del passato che hanno militato in squadre che ora militano in Lega Pro, facendone la storia.
Per questo primo appuntamento ci occuperemo del piedino magico di Camerino, che a Catanzaro ancora oggi ricordano come un Dio. Stiamo parlando di Massimo Palanca. Erano i tempi della serie A, quelli che il presidente del sodalizio calabrese, Giuseppe Cosentino, vorrebbe far rinascere quanto prima nella città delle aquile. Stiamo parlando degli anni '70.
Chi era Massimo Palanca? A Catanzaro di certo non è stato solo un giocatore, ma era quel qualcosa in più, che rendeva le domeniche dei tifosi una festa nella festa. Qualcosa di indescrivibile che solo chi ha vissuto può capire.
Famosissimi i suoi gol da calcio d'angolo. Le immagini che c'erano solo la domenica sera (non come ora, quasi al limite dello schifo ndr) al rallenty, con la r maiuscola che rallentava ancora di più il tutto, facevano vedere un signore con i baffi, con il suo piedino, il famoso 37, faceva quello che voleva dai calci d'angolo. Lo stadio era sempre ricolmo di passione quando c'era "U Catanzaru" di Palanca.
Ancora oggi i signori più attempati lo ricordano con un leggero pizzico di emozione. Perchè Massimo Palanca ha rappresentato l'orgoglio non solo di una città, ma di un'intera regione.
La prima volta che lo contattiamo la cosa che maggiormente ci ha sorpreso, è stato quando gli facciamo notare che lui è stato una bandiera, anzi qualcosa di più per tutti i tifosi del Catanzaro, ma lui, quasi come il suo piedino magico, quasi si vergogna ad ammetterlo: "Beh si, diciamo che mi volevano bene". Sa di mentire, perchè sa quanto amore oggi nutrono nei suoi confronti. Perchè nella città che lo ha amato come un figlio, quando nomini Massimo Palanca, non dicono neanche il suo nome, dicono soltanto: O'rei, come Pelé.
Lui è stato il riscatto di un popolo, quello delle aquile giallorosse. Un po quello che è ora il presidente Giuseppe Cosentino.
Riunire tutte le emozioni che Massimo Palanca ha vissuto nella nostra conversazione è difficile, ma è meglio così, perchè il brivido che correrà sulla pelle di ogni tifoso giallorosso, leggendo le sue parole, non può essere raccontato, ma ognuno lo deve vivere a modo suo, in religioso silenzio, come quando lui con il suo 37 di piede batteva quei mitici calci d'angolo che tanto male hanno fatto ai portieri avversari. Sugli spalti quasi si aspettava con emozione quei momenti, perchè non erano mai attimi banali.
Massimo, se ti diciamo Catanzaro tu cosa pensi?
Dall'altra parte del telefono quasi si sente la sua voce mozzata. Non se l'aspettava questa domanda, così a bruciapelo all'inizio: "Eh, Catanzaro per me ha rappresentato tanto. Quando ci penso, sono tanti i ricordi che mi tornano alla mente. Mi emoziono ancora a rivivere cosa abbiamo fatto. Sono stato 11 anni con loro, ho vissuto gioie e dolori, mi sono sentito sempre come a casa mia. Momenti indescrivibili, anche a distanza di quasi trent'anni. Come posso non emozionarmi. Il rapporto con la città non si è mai interrotto".
Già, come può un uomo quasi sessantenne dimenticare ciò che gli è stato regalato in questa città.
Massimo, siamo partiti in quarta, ma era per scaldarti. Raccontaci: cosa stai facendo ora.
"Adesso io faccio l'osservatore per le giovanili marchigiane. Vivo a Camerino, faccio una vita tranquilla".
Da questo momento in poi, la voce di Palanca, di "O'rei" non sarà più la stessa. Abbiamo voluto fargli delle domande che colpissero il suo cuore. Lui ad ogni risposta faceva cadere sempre più l'emozione nelle sue parole.
Con Catanzaro e con il Catanzaro, in che rapporti sei rimasto?
"Ho ancora i miei migliori amici che vivono lì, i miei figli sono nati mentre io indossavo quella casacca. Non si può dimenticare chi ti ha voluto così bene. Con la società sono in buoni rapporti. Ho avuto modo di parlare con Cosentino, una bella persona davvero, che ha capito subito cosa sono capaci di fare i catanzaresi e finalmente li sta ripagando di tutte le amarezze vissute in questi tanti, troppi anni di dolori".
Che ricordi hai di quando giocavi con il Catanzaro. Com'è cambiato il calcio secondo te da allora.
"Ho un ricordo un po sfocato, perchè è passato tanto tempo, però posso dire che è impossibile fare un paragone con quel tipo di calcio che giocavamo noi. Era un'altra epoca. Io alle volte ci penso e mi dico: non eravamo lenti noi, sono le generazioni che sono cambiate. Ora non si bada più a far calcio, ma si bada a tutt'altro. Tutto è bloccato, non vedi più una partita di pallone, ma una cosa che mi disgusta. Senza dimenticare che i troppi interessi hanno rovinato il calcio. Lo scandalo delle scommesse è una conseguenza di questo. Quando ad un giovane dai tanti soldi, quello ci mette poco a perdere il senso della realtà, così con il passare del tempo, si arriva a questi risultati. Preferisco guardare le partite dei ragazzini, qui ritrovi la genuinità dei miei tempi. C'è competizione, c'è voglia di vincere, non ci si arrende mai. Un po come quando giocavo io".
Massimo raccontaci qual è stato il tuo momento indimenticabile con questa maglia.
"Bella domanda. Difficile però dirne qualcuno in particolare. Però non posso mai dimenticare, perchè ancora oggi me ne parlano i tifosi, i tre gol che feci all'Olimpico di Roma contro i giallorossi".
Raccontaci un po questa partita, facci rivivere quei momenti, soprattutto falli conoscere a chi non li ha vissuti.
"Eh, di quella partita non ricordo quasi nulla, però feci tre gol. Uno su calcio d'angolo. Fu una domenica esaltante. Adesso che ne parlo qualcosa lo ricordo. C'erano tantissimi tifosi del Catanzaro, quasi tutta la curva nord. Era una cosa che ti emozionava tantissimo, perchè ti dava una carica enorme. Anzi su questo fatto ho da raccontare un aneddoto".
Prego, siamo qui per questo.
"Ricordo con piacere che quando giocavamo al nord, le società erano contente perchè un settore del loro stadio sarebbe stato invaso da tifosi giallorossi. Ci sono molte colonie di calabresi sparsi per l'Italia del nord e il Catanzaro era in quel momento, per loro, la Calabria, la loro terra. Noi sentivamo questa responsabilità. Ricordo, ora che mi ci fai pensare, anche il 3-1 che facemmo al Cosenza. Con i cosentini c'è rivalità ed io quel giorno feci due gol. Ancora oggi mi ringraziano".
Torniamo al presente. Mettiamo che, se a fine campionato il Catanzaro viene promosso. Il giorno dopo ti chiama Cosentino e ti dice: Palanca, abbiamo pensato a lei per un ruolo dirigenziale.
Quasi ci interrompe, come se avesse già capito che doveva arrivare questa domanda: "A piedi ci vado. Ho sempre un debito con questa città, che mai sarà ripagato. Gente splendida, che mi ha dimostrato e dato tantissimo. Non ci penserei due volte". La sua voce mentre concludeva questa frase, diventa piccola, quasi rotta dall'emozione, come se quella chiamata fosse già arrivata.
Quand'è l'ultima volta che ha visto il Catanzaro?
"Quando viene da queste parti ci vado sempre. L'ho visto a Perugia e a Fano, dove abbiamo sempre vinto".
Questo rapporto tra lui e la squadra giallorossa, non si è interrotto neanche ora. Ogni volta che si parla del presente, non usa mai il passato remoto, come se ancora indossasse quella casacca.
A Catanzaro ci vai ogni tanto?
"Si si come no! Il cordone ombelicale con quella città non si potrà mai rompere. E' una cosa indissolubile che va oltre gli anni e le distanze".
Anche allo stadio?
"No, lì è da molto tempo che non vado. Ma se capiterà l'occasione, magari per festeggiare la promozione, ci andrò di sicuro".
Ci hanno detto vari tifosi che abbiamo interpellato prima di contattarti, che a Catanzaro eri soprannominato "O rei".
Massimo qui ride, ma non è una risata divertita, ma commossa. Vorrebbe esplodere, ma si trattiene: "A distanza di anni ancora mi chiamano così. Io sono orgoglioso di essere stato il loro Pelè. Mi chiamavano anche Massimo pari na molla (qui inizia un lungo sospiro ndr). Quanti ricordi che mi tornano in mente".
Cosa ti senti di dire ai tifosi del Catanzaro.
"Non mi sento di dire nulla, mi mancano le parole. Loro non hanno bisogno di suggerimenti, hanno solo bisogno di una squadra che li faccia sognare e di una società alla loro altezza. Il pubblico catanzarese è passionale, però non bisogna tradirlo. Chi viene a Catanzaro deve capire che a distanza di quasi trenta anni, ancora si ricordano di me. Se li sai amare, i tifosi giallorossi sono unici".
Dopo queste parole, il sospiro di prima diventa qualcosa di diverso. La sua voce ormai è diventata flebile. C'è un momento di silenzio, noi capiamo cosa sta accadendo in quell'istante, lo lasciamo immaginare anche a chi legge. Ed è per questo che noi chiudiamo in maniera delicata la nostra conversazione, sapendo che Massimo Palanca rimarrà sempre nel cuore dei tifosi du catanzaru come "O rei".
Per i più giovani, di seguito troverete un link con tutte le immagini dei gol di questo grande giocatore che ha fatto la storia del club calabrese. Buona visione. Il prossimo appuntamento è per domenica 1 aprile.
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