ESCLUSIVA TLP - Milazzo, Ciccone lascia: "Non sono più il DG"

"Ho rescisso il contratto biennale che mi legava al Milazzo. Non c'erano le condizioni per poter andare avanti". Michele Ciccone non è più il direttore generale della società siciliana. Ha voluto annunciare la sua decisione in esclusiva a TuttoLegaPro.com. Ciccone ha puntato il dito contro la faraonica campagna acquisti estiva. "Ho trovato una situazione drammatica con 42 contratti in essere. Ero venuto per fare una programmazione con una squadra di giovani di belle speranze, classe '92 e '93, con qualche fuoriquota della passata stagione. Ma con un tale numero di giocatori non si poteva andare avanti, non c'era la possibilità di fare la programmazione che intendevo io. Anche perché 5-6 elementi avevano degli ingaggi troppo elevati per il budget che avevo calcolato io. Ero venuto al Milazzo per garantire una tranquilla e sicura permanenza in Lega Pro. Invece qualche personaggio che mi ha preceduto ha deciso di mettere sotto contratto 42 giocatori. Non capisco come può permettersi una società di Seconda Divisione a mantenere una tale quantità di tesserati. Chi ha fatto il mercato del Milazzo deve assumersi le proprie responsabilità. Anche perché, secondo me, solo una decina di giocatori sono di categoria, gli altri non sono all'altezza. I Lo Monaco avevano lasciato una società pulita, vergine. Hanno lavorato in un modo straordinario l'anno scorso".
A proposito di Lo Monaco, l'ex dirigente di Genoa e Napoli ha voluto dire la sua: "Sono orgoglioso di essere amico di Pietro Lo Monaco. Lo conosco da oltre 20 anni e lo stimo. Ho dei buoni rapporti con molti direttori di Serie A e B e devo dire che per me attualmente lui è uno dei dirigenti più preparati e capaci nel mondo del calcio."
Ci sono altre cause "particolari" che hanno portato Ciccone alla rescissione. "Ho visto anche delle cose strane. La società è stata un po' succube della tifoseria. Loro volevano a tutti i costi che Peditto andasse via, erano al corrente di ogni minima cosa. Questo non è calcio. I tifosi devono pagare il biglietto: se la squadra vince devono applaudirla, se perde hanno il diritto di contestare. I tifosi hanno destabilizzato anche l'ambiente e la squadra, manipolati da qualche personaggio intorno alla società".
Qualche parola l'ex DG del Milazzo la spende anche sul presidente Giuseppe Peditto e sul suo gesto di nascondersi nel bagagliaio di una macchina (LEGGI QUI). "Io se fossi stato in Peditto non avrei mai fatto un gesto del genere. Le cose, nello sport come nella vita, vanno affrontate. A Milazzo non sono mai venuto, mi sono incontrato sono per due giorni con la proprietà a Messina. Ho verificato alcune cose e ho capito che non c'erano i presupposti per poter continuare il rapporto. La società, nonostante i sacrifici, non ha avuto nessun aiuto e non so come andrà a finire. So che i dirigenti si stanno attivando per poter sistemare le situazioni che hanno portato Milazzo a questo punto. Io non ero al corrente di tutto ciò e non ho alcuna responsabilità".
Il dirigente ammette che la sua decisione è nata anche in seguito allo sciopero dei calciatori che stanno incrociando le gambe da quasi una settimana. "Una cosa del genere non l'ho mai vista in tanti anni di calcio, sono rimasto allibito. E' vero che sono state fatte delle promesse ai calciatori e non so quanto siano state mantenute o meno. Ma dovevano aspettare fino al 10 ottobre, quando scadeva la data per pagare gli stipendi. Chi mi ha preceduto, chi ha fatto la squadra, ha creato questa situazione. Ha preso impegni con il presidente, io non c'ero e non c'entro. Di questo non ne voglio sapere nulla".
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