ESCLUSIVA TLP - Tatò si confessa: "Vi dico tutto sul futuro del Barletta e su Perpignano. I miei cinque anni da presidente: quanti ricordi..."

Dopo un lustro si chiude l'epopea di Roberto Tatò alla guida del Barletta. Molto più di un presidente per molti suoi giocatori. Un attaccamento straordinario nei confronti del club biancorosso, tanto da portarlo a spendere cifre ingenti per la formazione della sua città. In giornata è arrivato l'accordo per la cessione del club all'imprenditore ligure Giuseppe Perpignano. Nei primi mesi fungerà da nocchero per il nuovo presidente, introducendolo nella realtà calcistica barlettana. Un addio definitivo, ma che non esclude possibili colpi di scena futuri. L'ormai ex presidente della società pugliese si è raccontato in esclusiva a TuttoLegaPro.com.
Presidente, oggi è stato il giorno dell'addio?
"C'è stata la firma del preliminare di cessione delle quote. Entro la metà di giugno verrà formalmente completata l'operazione. Perpignano ha rilevato l'intero pacchetto societario".
Dunque non resterà con quote di minoranza all'interno della società?
"Perpignano ha fatto di tutto per convincermi a restare con il venti per cento delle quote, ma ho preferito chiudere completamente. Comunque rimarrò come presidente onorario, dando una mano affinchè il nuovo patron si possa inserire rapidamente all'interno del contesto cittadino e sportivo barlettano".
Fungerà da traghettatore...
"Mi occuperò del rifacimento stadio comunale. I lavori inizieranno entro giugno e porteranno ad una capienza nel nuovo impianto di diecimila posti a sedere".
Resterà nel mondo del calcio?
"No. Mi prenderò un pit-stop complessivo dal calcio. Devo riossigenarmi dopo cinque anni decisamente intensi. Non escludo il mio ritorno in un futuro. Qualora mi tornasse voglia...".
Lei ha speso ed investito molto nel calcio e non sempre i risultati l'hanno ripagata: che bilancio fa del suo lustro da presidente?
"Il calcio mi ha regalato tante soddisfazioni ed emozioni, ma mi ha tolto l'attenzione agli affetti e ai miei impegni professionali. In generale il pallone mi ha tramesso più di quanto abbia dato io a questo sport. Ho sempre cercato di fare il massimo. Al secondo anno della mia presidenza ho tentato il salto in Serie B, ma non ci sono riuscito. Non ci sono entrate e anche i proventi dalla Lega sono scarsi. Tutto in Lega Pro poggia sulla disponibilità economica di un presidente. Non è semplice ogni anno fare grandi investimenti e costruire squadre importanti. Non ho acedine nei confronti di nessuno, nè tantomeno rimpianti e sensi di colpa...".
Come vede Perpignano nelle vesti di suo successore?
"Il mio augurio è di aver passato il testimone ad un ragazzo smart, decisamente più giovane di me. Lo chiamo ragazzo perchè ha solo 48 anni e l'entusiasmo di un ragazzo. Sono convinto che Perpignano farà bene a Barletta: ha entusiasmo e non secondi fini. Non ha chiesto di fare investimenti in città. Il suo interesse per il Barletta è puramente calcistico".
In cinque anni ha avuto a disposizione tanti giocatori importanti: di chi conserva un ricordo speciale?
"Porto nel cuore Fabio Mazzeo, un attaccante che merita palcoscenici maggiori. Ha i numeri e la tecnica per fare grandi cose. Lo reputo il miglior calciatore avuto alle mie dipendenze durante la mia presidenza. L'estro e il talento non mancano a Mazzeo. Se migliora caratterialmente, credendo maggiormente in sè stesso, farà una carriera ancor più importante".
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