INTERVISTA TC - Abruzzese: "Fidelis, inaspettato colpo al cuore"

17.07.2018 21:00 di  Dario Lo Cascio  Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC - Abruzzese: "Fidelis, inaspettato colpo al cuore"
TMW/TuttoC.com
© foto di Federico Gaetano

"È stato un inaspettato colpo al cuore". Non nasconde la delusione Giuseppe Abruzzese, esperto difensore classe '81, che nella seconda metà della scorsa stagione è tornato a vestire dopo quindici anni la maglia della Fidelis Andria, la squadra della sua città, dove aveva mosso i primi passi da giocatore e con la quale aveva esordito tra i professionisti. Abruzzese, intervistato in esclusiva da TuttoC.com, ha così commentato la mancata iscrizione del club pugliese al prossimo torneo di Serie C:

"Abbiamo finito il campionato a inizio maggio e la società ci aveva dato le garanzie. Ci avevano detto che era tutto a posto, che non c'erano problemi economici e che sarebbero stati rispettati tutti gli impegni. C'era un ampio margine, due mesi di tempo, per programmare la prossima stagione. Sembrava che le cose andassero nel verso giusto, il club stava parlando con allenatori, con calciatori da portare ad Andria. Poi c'è stata all'improvviso la dichiarazione del presidente che ha palesato le difficoltà a pagare gli emolumenti e a iscrivere la squadra. È stata un'esclusione difficile da assorbire, perché nei modi in cui è arrivata è stata assolutamente inaspettata". 

Il presidente Montemurro forse si è mosso un po' in ritardo nella ricerca di un ulteriore appoggio economico?
"Nelle precedenti settimane rispetto all'esclusione alcune sue dichiarazioni avevano rasserenato l'ambiente, aveva ribadito che la società era in salute e che non c'era niente di cui preoccuparsi. Da lì a un mese è poi però arrivata questa doccia fredda. A questo punto quelle parole forse non erano collegate alla realtà. Se lui già allora avesse chiesto aiuto all'ambiente forse la piazza, gli imprenditori locali, chi vuole bene all'Andria, avrebbe potuto studiare meglio le carte e magari dare una mano. I sacrifici di chi ha speso tanto per la storia di questa maglia e di questo club si sono persi un po' superficialmente. C'è stata a mio avviso forse poca serietà e poca attenzione, come se la Fidelis Andria fosse un oggetto vecchio da scartare e prenderne un altro. Chiaro che una società calcistica è un'azienda, ma non solo, non è solamente un macchinario, dietro c'è la passione di tante persone. E su questo c'è stata un po' di superficialità". 

Passione anche e soprattutto tua. A gennaio il ritorno nella tua città per dare una mano alla squadra.
"La Fidelis era penultima in classifica a meno quattordici dai playoff. Vedevo la seria possibilità che la squadra retrocedesse tra i dilettanti e ho fortemente voluto tornare ad Andria. Il mio unico intento era rivedere gli spalti pieni, perché se li vedi vuol dire che stai facendo bene. E ci eravamo riusciti, avevamo riportato l'entusiasmo, la squadra stava facendo bene e la piazza rispondeva, anche in trasferta, dove ci seguivano in tanti, riportando quel seguito che si era perso nei mesi precedenti. Questo grazie al lavoro dello staff, del gruppo e di tutti quanti. Abbiamo finito il campionato oserei dire benissimo, salvandoci senza passare neanche dai playout. E quello che io speravo era che ci fossero i presupposti di creare qualcosa di positivo per il prossimo torneo. Quello che si era fatto di buono volevo portarlo avanti, ma quello che è successo ci ha spiazzato tutti. Ed è un grosso dispiacere perché io ero tornato ad Andria col desiderio di dare il via a qualcosa di buono calcisticamente parlando, ma ci sono state tarpate le ali". 

Con la società, prima di questo terremoto, stavate discutendo del rinnovo?
"La società ha sempre dimostrato pubblicamente di voler continuare il rapporto con me. Io ero in contatto con il direttore sportivo, col quale parlavamo anche di calciatori da portare ad Andria. Mi stavo impegnando non solo come calciatore, ma dall'alto della mia esperienza di vent'anni nel professionismo, consigliavo anche nomi di giocatori che potevano fare al caso nostro. Da andriese mi ero preso a cuore tutta la situazione per provare a costruire qualcosa di positivo, anche con un budget limitato, per puntare almeno ai playoff, che in tre anni non si erano mai raggiunti. Stavo quindi aiutando il club anche sotto questo aspetto. Sembrava che la cosa potesse proseguire, ma poi la situazione è precipitata".

Cosa ti auguri per il futuro del calcio ad Andria?
"Mi auguro che l'Andria possa rinascere più forte di prima, soprattutto nello spirito che la città deve avere, perché la città deve avere a cuore le sorti del proprio nome. Poi che ci sia un progetto serio, importante, pluriennale e non solo annuale. Che duri nel tempo, da parte di una società che abbia le idee chiare e formata da imprenditori locali che puntino alla professionalità".

Quale sarà invece il futuro a breve termine di Abruzzese?
"Dopo l'esclusione della squadra ho ricevuto tante chiamate, non lo nego. Durante la settimana inizierò a parlare con qualche club. Vorrei rimanere ad Andria ma non si sa ancora nulla".

Quindi se dovesse esserci un progetto Andria anche in categorie inferiori lo prenderesti in considerazione?
"Sì, anche se adesso non si sa ancora nulla. Non ci sono referenti, persone con cui parlare. Quindi al momento restiamo alla finestra".