INTERVISTA TC - Ciccone: "Calcio malato e senza meritocrazia"

21.07.2018 10:30 di Valeria Debbia Twitter:    vedi letture
Michele Ciccone
TMW/TuttoC.com
Michele Ciccone

Michele Ciccone, direttore sportivo di grande esperienza con un passato in Serie B al Bari e reduce dall'ottima stagione alla Carrarese, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com per commentare la deriva che sta caratterizzando il calcio italiano, con l'esclusione di piazze importanti sia in cadetteria sia in terza serie. Il dirigente ha avuto in queste ore anche un abboccamento con la Lucchese, ma senza sviluppi concreti.

Direttore, questi sono stati giorni caldi che hanno visto la mancata iscrizione di realtà come Bari e Cesena in B e Reggiana, Fidelis Andria e Mestre in C mentre all'Avellino è stato respinto un primo rincorso e resta appeso alla possibilità di affidarsi al Collegio di Garanzia del Coni.
"Il calcio è in crisi, specialmente in C. Ci sono situazioni allucinanti. Se le società non investono su un programma basato sui giovani, trovano difficoltà nell'andare avanti. Sono poche le società che navigano nell'oro in terza serie. Ci sono problemi finanziari-economici non indifferenti e il calcio è malato. Con Bari e Cesena si è persa la storia del calcio. Fa male vedere certe situazioni. Per quanto riguarda la Reggiana non me lo sarei mai aspettato, visti i proclami della proprietà americana, anche dell'Andria mi è dispiaciuto: sono piazze che hanno assaporato anche categorie superiori, hanno un blasone e un passato e fa male al cuore vederle scomparire. Sono preoccupato per questo andazzo: fideiussioni che non si sa se sono buone o meno, ricorsi su ricorsi...".

La storia si ripete ciclicamente.
"Ogni anno scompare qualche piazza storica: vedi Taranto o Campobasso negli anni passati, città importanti con strutture valide. Ma oggi gli imprenditori guardano in primis le loro aziende, giustamente. Ci vuole una riforma che abbassi i tetti ingaggi altrimenti non andremo più avanti. Ci vorrebbero tetti standard perché oramai si va avanti con le valorizzazioni e i minutaggi. Anche chi ha soldi ed è economicamente solida spesso si affida agli under. Lasciamo poi stare le situazioni legate alle sponsorizzazioni: oramai non c'è meritocrazia".



Lei proviene da una buonissima stagione nelle file della Carrarese, terminata con un addio consensuale.
"Nonostante il grande lavoro fatto, ora mi ritrovo a casa. Ma d'altronde è stata una decisione consensuale, a volte capitano delle incompatibilità di idee. Sono situazioni che si vengono a creare durante il campionato. La nostra era una squadra giovane ma forte e molti giocatori sono stati richiesti: vedi Vassallo che è andato a Catania e potrebbe ritrovarsi in B".

Infatti Novara, Catania e Robur Siena potrebbero essere ripescate ma ancora non ci sono certezze...
"E' assurdo che all'alba del 20 luglio non si sappia ancora la categoria di appartenenza. Il calcio non è più quello di una volta. Vedi lo stesso Como che aspetta il ripescaggio per costruire la squadra. Il Catania ha una buona intelaiatura e credo sarà pronto così come potrà esserlo il Novara e credo anche la Robur Siena. Ma altre si devono ancora organizzare sotto l'aspetto calcistico. Sul Catania spendo una parola in più perché è una piazza che è arrivata a 20mila spettatori durante i playoff: queste sono piazze che meriterebbero addirittura la A. Anche se non voglio assolutamente togliere nulla alle altre".

E il suo futuro?
"Sto aspettando un progetto serio. Non vorrei andare a tuffarmi in una situazione che non possa essere mia anche in futuro. Il mio progetto sarebbe quello di lavorare coi giovani bravi, scovando qualcuno nelle serie minori, come mi è già accaduto in passato con Fedato al Bari. Invece stiamo maltrattando i nostri settori giovanili: le società dovrebbero fare 'dal produttore al consumatore', non andare all'estero e far morire i nostri giovani. Ci vuole dello scouting competente. Per concludere confermo che ho avuto un pour parler con Moriconi a Lucca, ma non ci sono stati sviluppi".