INTERVISTA TC - Ds Catania: "Su Moro ne ho sentite di tutti i colori"

24.11.2021 07:30 di  Sebastian Donzella  Twitter:    vedi letture
Maurizio Pellegrino
TMW/TuttoC.com
Maurizio Pellegrino
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Tra Pippo Baudo e il Giudice Sportivo, passando per il goleador d'Italia e una delle matricole federali più antiche del Belpaese. Con un tocco di Zeman e una spruzzata di Palermo. Senza dimenticare penalità in arrivo e fallimenti da evitare. TuttoC.com è salito sull'ottovolante Catania con una guida d'eccezione, il suo direttore sportivo Maurizio Pellegrino. L'ultimo ad aver portato gli etnei in cadetteria e l'ultimo ad averli allenati in A, con una salvezza miracolosa sfiorata dopo esser stato chiamato nel finale di una stagione ormai compromessa. Uno, insomma, che il rossazzurro ce l'ha nel sangue. 

Pippo Baudo, illustre catanese, diceva "L'ho inventato io!". Sempre a Catania, ai giorni nostri, sono in tanti a dire di aver inventato Luca Moro. Del resto, dopo i 14 gol in 15 partite...
"In questi mesi ne ho sentite di tutti i colori da più parti: c'è chi l'ha scoperto, chi sapeva che sarebbe diventato forte, chi più ne ha più ne metta. Non voglio polemizzare con nessuno ma voglio solo dire che Luca Moro, semplicemente, è un giocatore che è stato voluto dal Catania, è stato scelto dal Catania ed è grazie al Catania, all'allenatore e ai compagni di squadra, se è diventato il Moro che conosciamo. Il fatto che io parli poco, per scelta, non significa che non ci si debba avvicinare alla realtà delle cose. Ovvero: se davvero tutti quelli che oggi ne parlano si fossero accorti in passato della forza di Moro, a quest'ora non sarebbe venuto a Catania. Il resto sono chiacchiere e speculazioni su un ragazzo di 20 anni che sta facendo benissimo ma ha un futuro tutto da dimostrare. Quel che è certo è che il Catania, dopo Pecorino lo scorso anno, è riuscito ancora una volta a valorizzare un altro giovane".

Riflessione a voce alta: il Padova lo riprende a gennaio, per puntare alla B o per venderlo ai piani alti, il Catania si prende un bell'indennizzo per chiudere in anticipo il prestito secco del giocatore.
"Uno scenario concreto: in questo momento tutto è possibile. Ma dico anche che le possibilità di averlo a Catania anche nella seconda parte di stagione sono altissime perché noi vogliamo tenerlo fino alla fine del campionato.  È chiaro che la risonanza intorno a Moro è alta ma noi siamo sereni sapendo che è nostro fino a giugno. Ce lo teniamo stretto, lui stesso sa che da noi può migliorare tanto. Poi se arrivano offerte irrinunciabili non diremo no. Sicuramente qualsiasi decisione verrà presa sarà fatta solamente nel bene del Catania e del ragazzo.

Moro è la punta dell'iceberg di una squadra che punta forte sui giovani. Uno degli unici due U17 convocati dalla C in Nazionale è vostro.
"C'è grande soddisfazione nel sapere che Borriello, un prodotto del nostro vivaio, vestirà la maglia azzurra in mezzo a coetanei provenienti dalla Serie A. In più si stanno mettendo in mostra altri giovani interessanti: penso a Sipos, ma anche a Bianco, Cataldi, Frisenna, Greco, Pino, Russo, tutti nati nel nuovo millennio e tutti protagonisti".

Ventisei gol fatti e altrettanti subiti. Quinto miglior attacco e terza peggior difesa di tutta la C. Stai a vedere che la squadra più zemaniana non è quella di Zeman...
"È proprio così. Questo calcio propositivo che oggi Baldini propone dovrebbe essere esaltato. Se questi numeri fossero del Foggia di Zeman a quest'ora ne parlerebbero tutti. È chiaro che l'obiettivo è subire meno gol ma onestamente in Italia ci spaventiamo troppo delle reti subite. Mister Baldini e la squadra stanno lavorando per migliorare sotto questo aspetto ma non va bene avere l'ansia di subire gol che ti porta a perdere brillantezza in fase offensiva. E poi la voglia di fare la partita in questo momento è il valore aggiunto del Catania".

Però non sarebbe male iniziare a limitare i gol presi nel finale.
"Purtroppo i numeri sono spietati e ci dicono che con più attenzione negli ultimi minuti delle partite, a quest'ora avremmo 6-7 punti in più e ci ritroveremmo quinti in classifica. Invece siamo decimi e questo ci deve fare capire che abbiamo le potenzialità per poter fare ancora meglio".

Penalizzazione permettendo...
"La prospettiva quasi certa della penalità ha cambiato gli obiettivi. Lo scorso anno il Catania partì con un -4 in classifica: venne costruita necessariamente una squadra più esperta per poter lottare sin da subito per la salvezza arrivando nelle prime 6 posizioni in classifica. Quest'anno, invece, si è partiti a zero come tutti gli altri e la rosa è stata ringiovanita. Ma anche questa volta si è ripresentata la problematica della penalizzazione e dall'idea di accedere ai playoff è diventata molto più complicata".  

Come vive la spada di Damocle del possibile fallimento del club?
"Questa situazione pesa come un macigno da un punto di vista mentale, non puoi programmare, spero che tutto al più presto si possa risolvere. Finché teniamo il motore acceso c'è speranza. Per questo, se avremo la possibilità di continuare anche il prossimo anno con questa politica di valorizzazione dei giovani, con l'aggiunta di qualche innesto esperto, sono convinto che il Catania sarà protagonista".

I botti di Capodanno a Catania potrebbero trasformarsi nei botti di Natale: poco prima delle festività avrete i derby con Palermo e Messina e la nuova decisione sul fallimento.
"Diciamo che non ci faremo mancare nulla. È importante far bene nelle due sfide tutte sicule non solo per il valore che hanno per i nostri tifosi ma anche perché il periodo natalizio va un po' a indirizzare il campionato. E visto che noi siamo attualmente a metà classifica, finire questo girone d'andata con risultati positivi sarebbe veramente una grande cosa". 

E poi ci sarà il mercato di gennaio.
"Ci sono talmente tante cose prima che è inutile pensarci adesso. Al momento ho grande fiducia nella squadra. Sappiamo solo noi le difficoltà avute in estate per costruirla. Col mister non è stato facile convincere i ragazzi a venire a Catania. Ma una volta arrivati si sono resi conto della grandezza della città e dell'unicità del Catania".

Addirittura unicità?
"Quella catanese è una fede. Per questo Catania è unica nel suo genere. L'attaccamento dei tifosi verso questa maglia e la loro squadra dal 1946, rappresenta un aspetto praticamente unico nel nostro calcio". 

Lo stesso attaccamento che dimostra lei stesso, che in rossazzurro è stato anche giocatore e allenatore. Così viscerale che a volte il Giudice Sportivo le intima di prendersi una pausa.
"Nelle mie precedenti carriere in campo e in panchina credo di essere stato espulso giusto due volte in 30 anni. A Catania da dirigente, quest'anno, è già successo diverse volte di accalorarmi. Dovrei controllarmi di più ma devo ammettere di essere coinvolto in maniera emotiva e totale durante la partita".