INTERVISTA TC - Imolese, Fontana non ci sta: "Rinviata tutta la giornata, ma noi giochiamo tre giorni dopo. Assurdo"

04.01.2022 21:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC - Imolese, Fontana non ci sta: "Rinviata tutta la giornata, ma noi giochiamo tre giorni dopo. Assurdo"

“La situazione è critica. Se vogliamo anche paradossale, è un termine giusto. È dal 22 dicembre che io non vedo buona parte della squadra”. La Serie C non tornerà in campo prima del 16 gennaio - ammesso che, visto l’andamento della pandemia, non venga rinviato anche il prossimo turno di campionato - con una significativa eccezione. Quella di Lucchese-Imolese: originariamente in programma il 22 dicembre, è stata rinviata all’11 gennaio per i tanti casi di positività al Covid-19 registrati nelle fila degli ospiti. In quella data è tuttora programmata, nonostante il rinvio della seconda giornata di ritorno, che si sarebbe dovuta disputare appena tre giorni prima. Una situazione che non va giù a Gaetano Fontana, allenatore dell’Imolese: “Oggi sto allenando soltanto dieci ragazzi su tutto l’organico della prima squadra. Mi sembra assurdo che sia stata rinviata la partita prima e non il recupero fissato tre giorni dopo. Probabilmente non si comprende la gravità della situazione: è vero che ci stiamo avvicinando alla negativizzazione, ma ci sono ragazzi che vanno ricondizionati perché il virus negli atleti lascia strascichi importanti e c’è bisogno di trattarli come una cosa diversa da una semplice influenza”.

Ci sono anche dei passaggi burocratici da completare.

“Certo, c’è da fare l’iter di esami per riavere l’idoneità e non è semplice organizzare in tempi brevi in questo momento. Tra l’altro il virus non sta cessando, anzi: da quello che leggo da più parti, sta avanzando come mai prima. Io non comprendo il silenzio assordante sulla possibilità di rinviare ancora oltre il campionato. Si rischia la salute dei ragazzi e si rischia lo spettacolo. Squadre come la nostra, basate sui giovani, non hanno una profondità così importante: quando vengono meno sette-otto sugli undici che hanno giocato di più finora è come andare in battaglia senza protezioni. E poi va considerato l’aspetto psicologico: io continuo a vedere terrore negli occhi dei ragazzi, purtroppo fanno fatica a negativizzarsi in tempi brevi e questo è qualcosa di struggente, vivere una quarantena da isolati per ragazzi di 20-22 anni non è semplice”.

Oggi quanti giocatori avrebbe a disposizione?

“Dieci, ma di chi ha giocato la maggior parte delle partite soltanto due. Al 22 dicembre eravamo in diciotto tra giocatori e staff positivi, poi qualcuno ha preso il Covid durante le festività. Bisogna tenere in considerazione che oggi le Asl sono al collasso: i risultati dei tamponi molecolari fatti oggi arrivano non prima di 48 ore e già questo è un ritardo notevole”.

Avete provato a capire se fosse possibile un ulteriore rinvio?

“So che la società è in contatto con la Lega, stanno chiedendo informazioni. Però oggi, a una settimana dalla partita, dopo venti giorni di isolamento non posso pensare di mettere in campo i giocatori come se nulla fosse accaduto. C’è da fare esami di idoneità, prima degli esami non posso neanche allenarli. È vero che da domani magari qualcuno sarà negativo, ma l’iter non ha tempi brevi. Prima che sia concluso, nessuno si assumerebbe il rischio di allenarli per complicazioni: io spero che non ci siano, ma bisogna stare attenti”.

Ha espresso preoccupazione anche per la riatletizzazione dei giocatori.

“Io dico che non ci potremmo presentare a una partita così importante per noi in queste condizioni. Ma lasciamo perdere la classifica: anche se diventassero negativi per tempo, io non potrei mandare in campo dei ragazzi che sono reduci dal Covid come se nulla fosse, perché è una cosa seria e impone un recupero diverso. La casistica del campionato scorso per esempio ci dice che ci sono tanti infortuni muscolari al rientro, quindi che servono attenzione e trattamento diversi. Io mi auguro che chi gestisce il campionato metta al primo posto la salute delle persone, pensando al lato umano prima che a quello professionale”.

La Lega Pro da questo punto di vista ha rinviato un’intera giornata, altre non l’hanno fatto. Lei cosa pensa sia necessario?

“Secondo me è necessario aspettare, cercare di vaccinare con la terza dose tutti i componenti della nostra categoria: siamo di fronte a una situazione assurda. Le dico che anche il 16 secondo me ci saranno tantissime squadre in difficoltà. Da questo punto di vista, noi siamo stati tra i primi a fermarci e siamo partiti con questa situazione da prima di Natale: magari recupereremo prima. Tantissime altre squadre stanno affrontando la stessa situazione ora: il virus sta camminando. Poi, per carità: sarebbe bello pensare il 16 di poter tornare davvero in campo. Se hanno fissato questa data come ripresa per tutti, però, deve esserlo per tutti: a me rinviare una gara l’8 e fissarne un’altra tre giorni dopo non cambia nulla”.

Il tema è anche quello del calendario coi tempi ristretti.

“Ma io dico che oggi questo tema lascia il tempo che trova: bisogna salvaguardare la salute degli atleti e anche la correttezza di un campionato. In queste condizioni non penso che le squadre possano andare in campo e dare il loro meglio. E torno al mio esempio: oggi presenterei una squadra al venti per cento. Lo dico con tutto il rispetto anche per i miei giocatori, per chi magari andrebbe in campo e avrebbe anche un’occasione. Ma qui si parla di ragazzi di vent’anni e oggi abbiamo difficoltà anche ad allenarci: abbiamo dovuto aggregare dei ragazzi dall’under-17 per poterlo fare. Credo che rinviare sarebbe anche un modo di garantire maggiore regolarità al campionato”.