INTERVISTA TC - Picerno, Giacomarro: "Siamo entrati nella storia"

11.07.2019 07:30 di  Stefano Scarpetti   vedi letture
Domenico Giacomarro
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Domenico Giacomarro
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Il bello del calcio è che alcune "favole" possono avere il lieto fine, così è possibile definire quella del Picerno, capace di avere la meglio di compagini sulla carta più attrezzate, espressione di grandi centri e piazze importanti del panorama calcistico italiano, ottenendo la prima storica promozione in terza serie, ai microfoni di TuttoC.com ne ha parlato uno degli artefici di questa impresa, ovvero il tecnico Domenico Giacomarro, il quale ha parlato della vittoria del campionato dando uno sguardo alla stagione ventura, non sottraendosi a considerazioni di carattere generale sullo stato di salute del calcio italiano.

Mister, questa promozione rientrava nei vostri obiettivi di partenza oppure è stata una sorpresa anche per voi?                                                    "C'erano squadre più accreditate come Cerignola, Taranto, Fidelis Andria e Savoia, il nostro obiettivo non era certamente salire di categoria. chiaramente quando ti trovi in quella posizione fai di tutto per mantenerla, molti si attendevano un crollo oppure un calo da parte nostra, ma noi abbiamo sempre risposto presente facendo una vera e propria impresa, basti ricordare che siamo stati la compagine con il miglior attacco e la difesa meno perforata"

Questi risultati come si raggiungano, ci sono degli ingredienti che vi hanno portato a tagliare il traguardo per primi?                                          "Quando un allenatore insegna calcio deve trovare delle soluzioni contingenti al proprio stile di gioco, nel mio caso i cosiddetti panchinari hanno risposto presente quando sono stati chiamati in causa dando il massimo delle proprie potenzialità, garantendo in alcune circostanze il cambio di passo consentendoci di mantenerci sempre ad alti livelli, vincendo tutti gli scontri diretti palesando una grande forza contro le avversarie in lotta per il primo posto".

Eppure è stata una promozione ottenuta e festeggiata due volte                                                                                                                                    "A mio avviso il nostro campionato è terminato contro il Taranto, toglierci tre punti e non assegnarli ai nostri avversari diretti di quella gara è stata una sentenza a dir poco molto particolare, anche la tempistica non è stata corretta. Quindi ci siamo trovati le settimane successive ad iniziare gli allenamenti il mercoledì, affrontandoli scarichi, convinti di aver vinto il torneo come logico che fosse. Improvvisamente con il timore di essere raggiunti, bastava un punto, ma c'era il timore di non riuscire a portare a casa un risultato strameritato".

Esisono punti in comune con l'altra promozione ottenuta nella regular season ala guida della Paganese nella stagione 2005-06?                      "Onestamente pochi, in quella stagione allenavo una sorta di Ferrari, era una squadra costruita per vincere e la matematica promozione arrivò con sei giornate di anticipo, stavolta come detto non eravamo favoriti alla vigilia, portare alla vittoria una squadra espressione di una realtà di cinquemila abitanti è qualcosa di eccezionale, vedere piangere dalla gioia persone di una certa età non ha prezzo, siamo entrati nella storia del Picerno".

Dopo il campionato si vociferava di interessamenti di alcuni club fra cui il Taranto, c'e stato realmente qualche approccio?                                "Voglio rispondere con le parole di Maurizio Sarri, una società se vuole un allenatore sa come fare, gli prospetta la propria idea di squadra e propone i soldi da corrispondere a tecnico e relativo staff, in alcuni casi c'è stato un interessamento non diretto nei miei confronti, l'unica squadra con cui ho parlato è stato il Cerignola. La loro proposta è stata interessante, ma io mi volevo giocare la possibilità di allenare in serie C e solo con il Picerno avevo la certezza di poterlo fare, il Cerignola forse verrà ripescato, ma non c'è certezza".

Parliamo di prossimo futuro, la serie C è sicuramente più impegnativa, con quale spirito vi apprestate ad affrontarla?                                        "Le difficoltà saranno sicuramente maggiori, esiste una differenza fra le due categorie, questo fatto è innegabile. Potremo essere inseriti in un girone di ferro con formazione del calibro e storia di Avellino, Bari e Catania, per noi è un onore, solo qualche anno fa il Picerno giocava in campi polverosi e adesso si appresta a giocare partite di questo calibro. Anche in serie D abbiamo affrontato avversari più forti sulla carta, cercheremo di fare le nostre gare con lo spirito che ci ha contraddistinto, ovviamente l'obiettivo primario e il mantenimento della categoria".

Anche quest'anno ci sono squadre che non si sono iscritte, questo calcio continua a palesare problematiche serie; come se ne esce?          "Quando realtà del calibro di Foggia e Palermo non si iscrivono vuol dire che il problema è serio, fino a quando queste squadre si fanno ripartire dalla serie D è sintomo di un calcio malato, così non si rispetta quelle squadre che investono per far bene proprio nella massima categoria dilettantistica, altro fattore non positivo è la regola dei giovani, devono giocare quelli più meritevoli e non quelli con la valigietta, ci sono ancora troppe situazioni particolari nel nostro mondo".