L'Aperitivo di TLP: Antonino Asta (Monza) - Giuseppe Scienza (Cremonese)

L'Aperitivo di TLP: Antonino Asta (Monza) - Giuseppe Scienza (Cremonese)TMW/TuttoC.com
© foto di Luigi Gasia/TuttoLegaPro.com
venerdì 15 marzo 2013, 17:30Interviste TC
di Daniele MOSCONI

Puntuale come un orologio svizzero, torna l'appuntamento con "L'aperitivo di TLP". Spazio settimanale che ogni venerdì sera mette di fronte due protagonisti della Lega Pro, a cui rivolgeremo cinque domande, cercando di uscire fuori dagli steccati della stretta attualità dei campionati, ma andando a toccare temi spessi poco rappresentati nei quesiti a loro rivolti.

Questa settimana abbiamo scelto due allenatori che si stanno facendo largo in questo mondo: Giuseppe Scienza, allenatore della Cremonese e Antonino Asta, tecnico del Monza. In comune hanno ben poco, visto che il primo è nato a Domodossola, mentre il secondo ad Alcamo in Sicilia, ma entrambi hanno indossato la casacca del Torino, vivendo anche una stagione insieme: 1998/99. Se c'è una squadra che ha ancora oggi un fascino particolare per chi ama il calcio, questa è sicuramente quella granata. La leggenda del grande Torino che si schiantò con l'aereo a Superga, ancora oggi fa nascere i lucciconi agli occhi per chi quell'undici l'ha vissuto o ne ha solo sentito parlare.

Giuseppe Scienza è stato il classico metronomo di centrocampo, ed ogni pallone doveva passare dai suoi piedi. Un Pirlo ante litteram, lasciateci passare il termine. Dettava i tempi alle sue squadre e ogni allenatore non poteva prescindere da lui in mezzo al campo. Antonino Asta è stato la freccia al cui arco le punte granata si approvvigionavano per andare in gol. Ala destra, faceva del cuore la sua arma migliore. Sul campo il suo capello fluente lo riconoscevi subito. Correva, correva a perdifiato. Un vero metronomo, che conosceva i trucchi del mestiere e quando il dirimpettaio - di solito il terzino sinistro - se lo trovava davanti, sapeva che non sarebbe stata la classica domenica, ma una sofferenza unica, dal primo al novantesimo.

Fatte le dovute presentazioni, passiamo alle cinque domande di questa settimana. Buona lettura.

1) Ritiene che il potere logori chi non ce l'ha oppure alla lunga che anche il potere stesso possa divenire deleterio?

Antonino Asta (Monza): "Sicuramente il potere se sei bravo a gestirlo, ti aiuta. Ma diventa fondamentale, a mio modo di vedere, avere l'umiltà di saperlo gestire in modo positivo, perché se ti getti su di esso per bramosia, allora diventa uno strumento molto pericoloso e alla lunga può logorarti dentro".

Giuseppe Scienza (Cremonese): "Penso ci voglia equilibrio quando si è in una posizione dove ti trovi a decidere cose molto importanti. Il potere va gestito in un certo modo e devi avere la cultura di ciò che fai, altrimenti diamo nelle mani di chi non sa, un qualcosa di molto più grande di lui, con il rischio di divenire sì deleterio".

2) Cosa è rimasto del bambino che è stato?

Antonino Asta: "Cosa è rimasto del bambino che sono stato? Bè, direi che il sogno di bambino di diventare un calciatore, ora è il sogno di diventare un buon allenatore".

Giuseppe Scienza: "La capacità di sapermi emozionare ogni giorno, anche davanti ad una piccola cosa. Come dice la canzone di Povia: "Anche io so fare oh". Le responsabilità che hai, di padre, marito e sul lavoro, quelle non le dimentichi, ma c'è sempre quell'angolo di me che mi fa emozionare ancora".

3) De Gregori diceva: "Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia" (tratto da "La leva calcistica del '68). Lei da dove vede un giocatore?

Antonino Asta: "Le parole di questa canzone possono rappresentare, anche solo in parte, cosa può essere un giocatore. Però io voglio un attimo collegarmi a ciò che dico ai miei giocatori ogni volta prima di entrare in campo: divertitevi, perché così facendo sentirete meno la fatica. Attenzione: divertirsi, non è pensare che se vinci o perdi è uguale. Quello poi diventa deleterio, bensì avendo la mente libera, quasi come un ragazzino, anche uno scatto in più, un tackle azzardato, li provi e non hai l'assillo. In fondo, il bambino che gioca a calcio si diverte e sente meno anche il sacrificio. Questo dev'essere lo spirito di un calciatore e da questi particolari - ricollegandomi alla canzone - che io possono valutare un giocatore".

Giuseppe Scienza: "La conosco molto bene e credo che sia ancora oggi molto attuale, anche a distanza di tanti anni. Un giocatore io lo vedo dal coraggio, dalla voglia di uscire da una crisi che lo attanaglia, quando prende la forza dentro di sé e dimostra a tutti che le critiche lo hanno aiutato a migliorarsi. Il coraggio in un giocatore è fondamentale. Senza, non so se possa mai fare questo sport".

4)  L'ex attaccante del Manchester United e della Nazionale francese Éric Cantona diceva: "Il pallone è come una ragazza: prima gli piace essere accarezzata e poi violentemente sbattuta". Si ritrova in questa frase?

Antonino Asta: "La conosco molto bene questa frase e devo dire che Éric usava questa metafora molto forte, ma in fondo voleva significare una cosa molto più semplice: la palla va calciata in modo forte, perché se vuoi che vada dentro devi saperla trattare. Io ricordo che queste parole le usò il mio allenatore quando giocavo con gli Allievi e diceva: "Questo pallone va trattato come la vostra fidanzata. Voi come la trattereste? Bene immagino. E così dovete fare con lui". Guarda, io trovo che sia molto educativa la scelta di molte società dilettantistiche che lavorano con i ragazzini, cui regalano un pallone per ognuno. In questo modo gli viene insegnato il rispetto dello strumento di "lavoro", se così vogliamo chiamarlo. Quindi lo lucideranno, lo terranno sempre in conto e non lo trascureranno mai. In questo modo li responsabilizzi e li rendi capaci di capire cosa è quel pallone che hanno tra le mani".

Giuseppe Scienza: "Un po' fortina come frase! Scherzi a parte, io vedo il pallone un po come un'amante focosa, che ti vuole sempre tutto per sé, ventiquattro ore su ventiquattro e se lo molli un attimo, poi ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. Come una bella donna, devi essere sul pezzo sempre, non puoi permetterti pause".

5) I tre sportivi più forti di tutti i tempi?

Antonino Asta: "Guarda, finora non mi hai mai messo in difficoltà, ma adesso sì. Mi piacerebbe nominare dei personaggi che hanno fatto la storia per le loro imprese sportive. Il primo che mi viene in mente è Sergej Bubka (recordman di salto con l'asta), capace di arrivare dove in pochi avrebbero immaginato. Michael Jordan e il suo basket stellare che ha fatto conoscere questo sport a livello planetario. Ed infine Diego Armando Maradona, semplicemente perché nel calcio è il più forte che ci sia stato".

Giuseppe Scienza: "Ce ne sarebbero tantissimi e mi dispiace anche lasciarne molti, ma credo che Maradona per il calcio, Federer per il tennis e Michael Jordan per il basket siano qualcosa di inarrivabile e con le loro gesta sono divenuti icone di questi sport".