Miale a TLP: "Savona è perfetta. Ringrazio loro e la mia famiglia di sportivi"

Quasi 200 presenze in Lega Pro, tre promozioni e tante salvezze all'attivo. Ex, tra le altre, di Brindisi, Matera, Casertana, Sanremese, Gualdo, Pescina, Taranto, Varese e Treviso. Stiamo parlando di Claudio Miale, classe '82, quasi un metro e novanta di muscoli e cervello, una carriera da difensore lunghissima in giro per l'Italia. Un giocatore di grande esperienza, insomma. Ed è per questo che il Savona l'ha voluto quest'estate per rinforzare il reparto arretrato. Il team ligure ci ha visto giusto e anche grazie a Miale, il più anziano del gruppo, si troverà a inizio 2013 in testa al girone B di Seconda Divisione e con la seconda miglior difesa del campionato.
"Ci siam regalati un bel Natale in testa. Ringrazio la società di avermi dato questa opportunità e il mister Ninni Corda che ha creduto fortemente in me, volendomi in questa avventura. Questo è un team fatto di gente seria che ci tiene al suo lavoro. Hanno salvato una squadra a gennaio destinata al fallimento, ripartendo da zero".
Da zero a 35, come i punti conquistati in questa prima parte di campionato e che hanno permesso ai biancoblù di laurearsi campioni d'inverno. "Non ci aspettavamo questa posizione. Il progetto voluto dalla società è a medio-lungo termine. Quest'anno ci è stato chiesto di raggiungere la salvezza il prima possibile. Il nostro obiettivo adesso sono i 40 punti. Poi è normale che guardando la classifica facciam qualche pensierino alla Prima Divisione. Del resto l'appetito vien mangiando. Non dobbiamo essere ipocriti ma dobbiam rimanere con i piedi per terra. Essere campioni d'inverno non porta nessun titolo negli almanacchi e nessuna promozione. Dobbiamo essere pronti perché il girone di ritorno sarà sicuramente più duro sotto il profilo mentale. Ci aspettano 17 battaglie e dobbiamo combatterle una per una, facendo molta attenzione alle nostre cinque avversarie dirette".
Mission possible, dal momento che dietro c'è una società praticamente perfetta. E guai a parlargli di indiscrezioni di mercato. "Io, capitan Quintavalla, De Martis, Aresti, Virdis e Gentile siamo i vecchietti del gruppo. Proviamo a insegnare ai ragazzi più piccoli a non sentirsi fenomeni dopo una vittoria e bidoni a seguito di una sconfitta. Vorrei comunque dare grande merito alla società e allo staff tecnico del Savona. Questo primo posto è merito di tutto il gruppo. Sono sempre puntuali, ti aiutano quando hai problemi, sono sempre vicini a noi giocatori e non ti fanno mai mancare nulla. Sto bene a Savona e la mia priorità rimane Savona. Mi trovo benissimo e non ho motivi per cambiare. Fa piacere avere richieste ma ripeto che qui è perfetto. Siamo un grande gruppo, dentro e fuori dal campo".
Inclusa la stella, il tecnico sardo Ninni Corda. "È maniacale. Durante la settimana ti fa lavorare tanto. Cura tutto nei minimi dettagli e pensa sempre a migliorare e cementare il gruppo. Tiene in considerazione tutto e tutti. Sa che le motivazioni sono alla base di ogni cosa e anche per questo è un grande motivatore. Difende sempre i suoi giocatori. Un gran lottatore".
Un po' come Miale, abituato da oltre dieci anni a calcare campi difficili di Lega Pro. Anche se nella memoria rimangono impressi soprattutto i primi istanti. "Il ricordo più bello è il debutto in prima squadra a Taranto nell'agosto del 1998. Avevo 16 anni e mezzo e avevo fatto tutta la trafila nel settore giovanile. L'esordio l'ho fatto direttamente da titolare in Coppa Italia, dopo esser stato in ritiro con la prima squadra. In campionato debuttai alla prima giornata, in Calabria, subentrando a un mio compagno. Per me, tarantino DOC, debuttare con la squadra della mia città è stato un sogno".
Da lì in avanti una bella carriera, con tre promozioni. La più bella? La più inattesa. "Pescina Valle del Giovenco. Alcuni di voi ricorderanno questa squadra, arrivata in Lega Pro dopo tre anni dalla sua fondazione e fallita qualche stagione fa. Stagione 2008/09, Seconda Divisione. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla nostra promozione. Invece arrivammo quarti in campionato e nei play-off battemmo squadre come Catanzaro e Gela, andando a vincere nei loro caldissimi campi. C'erano migliaia di persone a incitare i loro giocatori eppure dovettero arrendersi a una piccola cittadina abruzzese".
In tanti anni di calcio, Miale è un termometro di come sia cambiata la Terza Serie italiana, anche a causa della crisi. Decidendo anche di diventare un delegato dell'Assocalciatori. "Professionalmente sono sempre stato soddisfatto, in qualche società ci sono stati problemi economici ma sul campo è andato sempre tutto bene. La crisi in questi ultimi anni si è avvertita, come è giusto che sia, perché anche questo è un lavoro. Fino alla Lega Pro parliamo di professionisti lavoratori e quindi è normale che ci siano state molte problematiche in questi anni. Bisogna adeguarsi come stanno provando a fare tutte le altre professioni. Pochi giorni fa sono stato eletto delegato dei calciatori. La parte burocratica e manageriale del calcio mi ha sempre appassionato. Ho colto la palla al balzo, le elezioni sono ogni quattro anni e la penultima edizione ero ancora giovane. Io e gli altri eletti speriamo, nel nostro piccolo, di poter aiutare i colleghi".
Ma di appendere gli scarpini al chiodo, almeno per adesso, non se ne parla. "Voglio continuare a giocare per molto. "Geneticamente" sono fortunato e sono un curatore maniacale dell'alimentazione. Tengo molto alla mia forma fisica e non potrebbe essere altrimenti: la mia è una famiglia di sportivi. I miei genitori sono proprietari di una palestra e mio fratello Vanny è un preparatore atletico di altissimo livello: è arrivato terzo due anni fa con la Nazionale italiana di pallavolo ai Mondiali e ha vinto una World League, partecipando anche alle Olimpiadi, con la Polonia. Non da assistente ma da primo preparatore atletico. Tornando a me, nonostante i 30 anni, mi sento un ragazzino sia dal punto di vista fisico che da quello atletico. Quando capirò che sarà arrivato il mio momento mi ritirerò, cercando di rimanere sempre nell'ambiente calcistico, sfruttando la mia passione manageriale".
Lunga carriera è sinonimo di tante soddisfazioni. Anche in fase offensiva, nonostante Miale sia un centrale di difesa. "Ho fatto 18 gol, compresi play-off, play-out e Coppa Italia. Il più sentito e importante fu quello con la Sanremese su calcio d'angolo. Un gol contro la Sacilese che ci permise di salvarsi. Arrivai a gennaio con la squadra messa malissimo in classifica e con grossi problemi societari. Fu un grande girone di ritorno, chiudendo terzultimi nonostante tutto. Riuscimmo a salvarci sul campo facendo una grande cosa. Per me rimane un miracolo e ricordo quei play-out con gioia visto che segnai anche in casa dei nostri avversari. Il gol più bello però l'ho fatto al 95' con il Varese. Una gran partita che finì 3-3. L'avversario era la Nuorese, prima in classifica. Colpo di testa dell'attaccante, arrivo da dietro, supero un difensore in dribbling e di sinistro in diagonale piazzo la palla sotto le gambe del portiere. Una bellissima marcatura e per questo non lo rifarò mai più".
Si dice che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna. Regola valida anche in questo caso. “Per un giocatore è sempre difficile conciliare lavoro e famiglia. E' importante la stabilità, per un calciatore la serenità mentale è fondamentale. Ringrazierò per sempre la mia compagna Fabiana e mia figlia Rebecca Nicole, nata da pochissimo, per aver cambiato la mia vita in meglio".
Parola di artista, visto che Miale, a differenza di molti suoi colleghi, è riuscito a diplomarsi nonostante la carriera da calciatore. "Mi sono diplomato al Liceo Artistico. Mi appassionava l'architettura ma ho lasciato perdere per via del calcio. Penso che l'alternativa al pallone sarebbe stata questa".
Alternativa che, in questi anni, molti ragazzi "rottamati" dal pallone stanno cercando. Abbiam chiesto un consiglio a Miale, che ha visto molti giovanissimi giocare con e contro di lui. "Credere in se stessi e non mollare. Si può salire di categoria anche dopo i 20 anni. Ci sono grandi esempi di calciatori arrivati in A alle soglie dei 30. Inoltre d'ora in avanti i ragazzi che giocheranno in Lega Pro lo faranno perché meritevoli, visto che la regola sugli under è stata finalmente eliminata. Questo aiuterà i giovani migliori a trovare squadra. Penso a Balotelli che a 16 anni giocava in Lega Pro. E penso, purtroppo, anche a quei miei compagni più giovani nati sul finire degli anni '80 che, dopo aver collezionato 60 presenze in due annate, vennero mandati a casa perché diventati "vecchi". Adesso, per fortuna, hanno trovato un lavoro e giocano di solito in Eccellenza e Promozione".
E magari qualche giovane interessante finirà per essere allenato dal suo "vecchio" mister a Varese. "Devis Mangia è un tecnico molto preparato e infatti ha preso il patentino di allenatore a pieni voti. Non è un caso che dopo essere passato dalla Serie A, alleni l'Under 21: è un allenatore giovane con buone idee che faranno crescere giovani talenti italiani".
In chiusura il 30enne pugliese ci tiene a complimentarsi con TuttoLegaPro.com. "Posso dirvi tranquillamente che tutti i giocatori e gli addetti ai lavori vi leggono. Siete sempre puntuali e precisi, un vero punto di riferimento per la Lega Pro. Dare uno sguardo al vostro portale è l'ultima cosa che faccio prima di andare a dormire".
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