Intervista TC

Pro Patria, Greco: "Serve sacrificio e fatica, ma siamo soddisfatti"

Pro Patria, Greco: "Serve sacrificio e fatica, ma siamo soddisfatti"TMW/TuttoC.com
© foto di Nicola Ianuale/TuttoSalernitana.com
sabato 16 agosto 2025, 09:20Interviste TC
di Laerte Salvini

Dopo aver vissuto la Serie B a Frosinone, Leandro Greco ha scelto la Pro Patria per rilanciarsi e dare nuova linfa alla propria carriera da allenatore. Un nuovo progetto e una nuova chance per entrambe le parti, in un girone A dove il club bustocco vuole entusiasmare il proprio pubblico. Ai microfoni di TuttoC.com la guida tecnica della Pro Patria traccia le linee guida di questa nuova esperienza. 

Le prime impressioni in questa fase di pre-campionato con la Pro Patria?
"C’è stata grande disponibilità da parte di tutti, dai ragazzi al direttore. Veniamo da un percorso particolare, con la riammissione e tanti volti nuovi, e siamo un cantiere aperto. Le impressioni sono positive: abbiamo un gruppo che vuole accelerare il processo di crescita. C’è molto da fare, ma siamo soddisfatti di quanto visto finora."

Nella sua ultima esperienza a Frosinone si era vista anche la sua mano nel gruppo squadra. Cosa porta di buono da quella parentesi in un contesto come questo?
"Ogni esperienza è uno step che ti porti dentro, nelle dinamiche, nella metodologia di lavoro e nei rapporti quotidiani. A Frosinone ho trovato una società molto seria e un direttore come Angelozzi, che mi ha dato molto. Da lì porto con me la cultura del lavoro e del sacrificio, che sono la base per costruire una filosofia e una mentalità di gioco."

Che caratteristiche vorrebbe imprimere alla sua Pro Patria?
"Il gioco si svilupperà nel tempo, in base alle caratteristiche che avremo. Vorrei vedere una squadra che abbia coraggio: nel proporre le proprie qualità, nel voler incidere nelle carriere, nel saper soffrire. Una squadra che superi i propri limiti."

In rosa ci sono giocatori reduci da stagioni difficili, come Udoh e Mastroianni. Come si ricrea entusiasmo in questi casi?
"Nel lavoro quotidiano, nelle piccole cose, nelle ambizioni personali messe al servizio dell’obiettivo collettivo. Serve sacrificio e fatica, con piccoli obiettivi: è meno di un mese che lavoriamo, e con tante dinamiche nuove ci vorrà tempo. Ma si riparte dalle basi: la voglia di venire al campo, di migliorarsi. Abbiamo cercato persone che abbiano voglia di riscattarsi dopo annate non felicissime."

Ci sono tre giorni molto intensi che separano l’esordio ufficiale contro l’Alcione Milano in Coppa, poi subito il campionato con la Pro Vercelli. Come si affronteranno queste sfide, considerando che pagate qualche giorno di ritardo rispetto alle concorrenti?
"Noi paghiamo non solo qualche giorno, ma anche più di un anno di ritardo, perché queste squadre hanno vissuto un percorso di lavoro già avviato. Noi siamo un gruppo totalmente nuovo, che lavora insieme da meno di un mese. Questo non deve essere un alibi, ma una consapevolezza. Affrontiamo questo nuovo inizio con la curiosità di vedere a che punto siamo col lavoro, quanto c’è da mettere ancora dentro e se abbiamo la capacità di accelerare il processo che abbiamo in testa. È uno step di verifica: sappiamo di avere tanta strada da fare, ma senza ansia o preoccupazioni."

Si è fatto un’idea del girone A in cui siete stati inseriti?
"Ogni anno si alza il livello di competitività, perché ci sono tanti allenatori bravi e squadre ben preparate. Per me è un girone storicamente qualitativo, dove si può giocare, ma le caratteristiche della Serie C sono sempre chiare: tanto agonismo e forza fisica. Nel girone A forse si cerca di sviluppare qualcosa di diverso, ma la sostanza della categoria resta."

Guardando al progetto della Pro Patria, quanta futuribilità c’è in questa squadra?
"I giovani che abbiamo preso sono tutti di prospettiva. Per farli crescere bisogna creare basi solide, così da sviluppare il progetto che abbiamo in testa. Nel calcio il tempo è poco, ma l’idea è costruire qualcosa che renda la squadra competitiva. Alcuni ragazzi potrebbero diventare giocatori da playoff o anche di più."

L’anno scorso a Frosinone ha lanciato diversi giovani, anche nomi a sorpresa come Barcella. Come si fa a far calare subito un ragazzo in un contesto fisicamente diverso come la Serie C?
"Prima di tutto ci vogliono le qualità. Barcella, per esempio, aveva potenziale e andava solo indirizzato e trattato da grande: a volte con durezza, a volte con comprensione. La fame e la qualità fanno la differenza. I giovani vanno educati al calcio dei grandi e per farlo devono essere trattati come tali. Se il giocatore è forte, tutto diventa più semplice."

Che ruolo avranno i giocatori più esperti come Mastroianni, Giudici o Schiavone?
"Hanno già un vissuto importante e sanno cosa serve per essere competitivi, soprattutto nei momenti difficili. Devono mantenere l’equilibrio in un gruppo con tanti giovani. Allo stesso tempo, anche loro hanno bisogno dell’energia e della spensieratezza dei più giovani. Serve un legame reciproco: esperti e giovani devono unirsi, senza separazioni, e creare un’identità comune."

In conclusione, come descriverebbe la Pro Patria di Greco?
"Una squadra coraggiosa, che non specula sul risultato ma cerca un calcio piacevole che porti a vincere. Il risultato non è l’unica cosa che conta, ma è l’unico obiettivo. Attraverso il gioco e l’ambizione, individuale e collettiva, voglio vedere il coraggio di superare i propri limiti."