TuttoLegaPro.com ... in rosa: Carla Polverino (addetta stampa Paganese)

TuttoLegaPro.com ... in rosa: Carla Polverino (addetta stampa Paganese)
Carla Polverino
© foto di @TLP
domenica 12 gennaio 2014, 08:00Interviste TC
di Redazione TLP
Da un'idea di Sebastian Donzella e Valeria Debbia

Si può essere addette stampa esperte alla prima esperienza? Nel caso di Carla Polverino si. Dietro il nuovo compito di responsabile della comunicazione della Paganese, infatti, c'è una lunga e brillante carriera fatta di campi, libri e televisioni. TuttoLegaPro.com ha scelto lei per questo appuntamento settimanale dedicato alle donne.

Calcio e giornalismo: quando è iniziato questo binomio?

"Nel 1998 ho iniziato l'attività giornalistica in ambito sportivo: scrivevo su 'Cronache del Mezzogiorno', un quotidiano locale di Salerno, occupandomi proprio della Salernitana. Sono stata fortunata perché quell'anno la squadra granata è stata promossa in Serie A, quindi ho avuto - giornalisticamente parlando - la strada spianata. Essendo nuova del mestiere, mi sono trovata inserita in un contesto importante come la massima serie, anche se poi la Salernitana purtroppo ci è rimasta un solo anno. Di sicuro a me è servito come volano per il mio futuro. Contestualmente ho iniziato a lavorare in una televisione, Telediocesi: col direttore Tommaso D'Angelo partecipavo ad una trasmissione che si chiamava "Cascina Granata". Successivamente è nata l'esperienza con Telesalerno, emittente locale a diffusione regionale, dove mi occupavo sempre di sport. Sono stata anche telecronista della Salernitana per Italia Mia, un'altra emittente che operava sul bouquet Sky, seguendo tutte le partite esterne della squadra granata. Ho lavorato con Metropolis Tv, dove conducevo insieme al collega Eugenio Marotta una trasmissione che riguardava tutta la Serie C. Ho avuto poi l'opportunità di insediarmi a Telereporter Sport: un'esperienza importante perché ho potuto occuparmi non solo di sport, ma anche di cronaca. L'anno scorso ho infine cominciato l'esperienza con la Paganese: un'esperienza diversa, ma che si sta rivelando affascinante".

Oltre a tutto ciò che ci ha illustrato, col collega Eugenio Marotta è autrice di un libro: "A tutta B. La cavalcata dei granata verso la serie cadetta".

"Esatto. Questo è stato il coronamento di uno degli anni più felici della Salernitana, sotto la gestione Lombardi. C'è stata la possibilità di scrivere con Eugenio questo testo, che ci ha ulteriormente consacrato. Salerno è una piazza che vive di calcio e di passioni: il libro ha avuto tantissimo successo e ha sbancato, vendendo tantissimo tra i tifosi. Una grossa soddisfazione visto che ero una delle pochissime donne che seguivano da vicino la Salernitana".

Quale è stata la gratificazione più sentita che ha avuto sul suo lavoro?

"Per me fare l'addetto stampa di una società che milita in un campionato professionistico è già di per sé una gratificazione. Poi la fiducia e la stima dei miei dirigenti. E il fatto di avere da loro carta bianca. Per quanto riguarda gli anni felici di Salerno posso ricordare il libro, le trasmissioni, le telecronache... E' stato un bel periodo".

Ma l'amore per il calcio era già presente, indipendentemente dal lavoro?

"Essendo di Salerno, città dove si campa di pane e pallone, ho sempre vissuto la Salernitana da tifosa, andando in curva con amici e genitori: sarebbe stato veramente difficile non appassionarsi a questo mondo. Poi ho avuto la possibilità di unire la passione al lavoro, consacrandola definitivamente. Spesso ancora vengo fermata o contattata per un parere sulla squadra granata: questo significa entrare nel cuore delle persone per la tua competenza, al di là di tutto ciò che può essere il contorno. In più, sul piano personale, mio marito, Antonio Pessolano, giocava a calcio: è stato portiere della Battipagliese e del Napoli ed ora fa l'allenatore degli Allievi Regionali della Paganese. Insomma in famiglia il calcio è il nostro pane quotidiano. Ma mia figlia, quando ci mettiamo a parlarne in casa, subito dice: "Per favore basta. Non vi sopporto più". Insomma, c'è qualcuno che prova ad opporsi (ride, ndr). Ma senza riuscirci visto che sostanzialmente il calcio è l'argomento dei nostri discorsi. Comunque sul lavoro io e mio marito non ci incontriamo, dato che il settore giovanile azzurrostellato è una cosa a parte rispetto alla prima squadra: è gestito da un altro presidente, anche se la proprietà è sempre di Raffaele Trapani".

Questo legame forte con la città di Salerno come convive col ruolo nella città di Pagani?

"Quando abbiamo giocato con la Salernitana, per me è stato molto difficile: mi sono trovata dall'altra parte, con un'altra divisa addosso, lavorando per un'altra società per cui comunque faccio il tifo: anzi, ricordo che ho detto ai miei ragazzi e all'allenatore che non volevo fare brutte figure proprio contro la Salernitana. Per me quella gara era più importante che per loro (ride, ndr). E abbiamo fatto una gran bella partita: peccato solo per la mancanza di una cornice di pubblico adeguata. Si giocava a porte aperte, ma c'era la limitazione della Tessera del Tifoso per i tifosi della Paganese. E' stata comunque una bella giornata, che ricorderò con piacere. Al ritorno sarà l'ultima giornata: il nostro campionato infatti si chiuderà proprio con la Salernitana. Spero di vincere e chiudere in bellezza un anno particolare per la Lega Pro. Spero che anche la Salernitana possa chiuderlo bene ma purtroppo non credo che la squadra granata verrà promossa: con gli ultimi risultati le possibilità di promozione diretta sono diminuite. Non tocca comunque a me parlarne. Per quanto riguarda la Paganese, c'è stato il cambio in panchina - Belotti per Maurizi - e la squadra pare rinvigorita: non dimentichiamo che domenica scorsa è riuscita a bloccare sul pari il Benevento".

Spesso chiediamo alle nostre ospiti se sono state vittime di pregiudizi legati al loro essere donne che vogliono emergere in un ambiente maschile. Lei ha già risposto a questa domanda in una vecchia intervista dove confessava che "sul discorso dei pregiudizi potremmo scrivere un capitolo a parte". E' cambiato qualcosa?

"Adesso ti risponderei che si può scrivere un libro, non solo un capitolo. Non mi è capitato niente di particolarmente grave, ma quando una donna prova ad emergere in un campo prettamente maschile c'è sempre il pregiudizio e soprattutto l'invidia: io ho sperimentato sulla mia pelle quella dei colleghi maschi. C'è sempre stata curiosità nel sentire una donna che parla di calcio, anche se mi riferisco agli anni passati e non alla situazione attuale che presenta un numero maggiore di donne impegnate. All'inizio a molti colleghi maschi non andava giù la mia presenza. Eugenio Marotta ha lavorato con me, ci siamo capiti e, come lui, ho tanti amici a Salerno, ma ho anche tanti colleghi invidiosi che non hanno mai fatto nulla per nasconderlo. Anzi me l'hanno dimostrata anche apertamente e li apprezzo per questo. Insomma se devo dire che non esistono pregiudizi, non è vero".

Lei però ora batte molto sul tasto dell'invidia più che su quello dei pregiudizi...

"Sono presenti entrambi: quando una donna si afferma nel mondo del calcio viene sempre additata, adducendo l'aspetto fisico come motivazione che l'ha spinta ad andare avanti. Oppure si dice che non capisce nulla di tecnica e di tattica, ma è una donna e mostra la scollatura quindi è facilitata. Io credo che questo non sia vero: uno spettatore che guarda una trasmissione sportiva, può essere interessato alla scollatura nei primi cinque minuti, ma poi se dimostri di non capirci nulla, finisce per cambiare canale".

Da Salerno a Pagani ci sono differenze su questo piano?

"A Pagani ho trovato una bella famiglia con colleghi preparati e rispettosi che mi hanno accolto benissimo. La Paganese non aveva mai avuto un addetto stampa donna. Una volta un tifoso mi disse che sarei entrata nella storia della squadra proprio per questo fatto: mi ha fatto molto piacere. Non è facile vivere al fianco della squadra, viaggiarci, averci a che fare quotidianamente. C'è stata grandissima maturità da parte di tutti. Non ho visto invidia, anzi i colleghi mi hanno sempre appoggiata e sostenuta, rispettando i ruoli. Probabilmente anche perché è una piazza più piccola. Ma se uno fa il giornalista, lo fa sia a Salerno sia a Pagani: su questo piano non trovo differenze".

Può essere che anche lei è più matura ed esperta rispetto agli inizi?

"Probabilmente sì. Prima cercavo la notizia insieme agli altri. Ora le notizie le devo dare come parte della società. Non c'è più la corsa allo scoop. E' una situazione completamente diversa".

Nel rapporto con dirigenti e calciatori a Pagani ha notato pregiudizi?

"No, con loro la situazione è più tranquilla. L'anno scorso molti giocatori della Paganese erano stati precedentemente alla Salernitana e quindi li conoscevo tutti. Quest'anno sono tutti ragazzi: ho da subito instaurato un buon rapporto, senza alcun problema".

Anche a Salerno è stato così?

"Lì il mio ruolo era diverso: ero solo giornalista e non addetta stampa. E così ogni tanto mi è capitato di litigare con qualcuno. Ad esempio mi è capitata una cosa molto particolare: ci fu un anno in cui ebbi una discussione con Fabrizio Romondini, allora alla Salernitana del ds Antonio Imborgia. Lo stesso Romondini me lo sono ritrovato l'anno scorso alla Paganese, ma abbiamo chiarito e tutto è tornato nella normalità: è servito anche questo".

L'idea che però vorremmo che passasse è che la presenza della donna deve essere vissuta come normale all'interno di questo mondo: nel corso del tempo è riuscita a percepire questa normalità?

"Adesso è sicuramente meglio rispetto al passato, ma ripeto che forse tutto è legato al mio ruolo. A Salerno - la mia città, che vivo nella quotidianità - vedo che per le mie colleghe qualcosa sta cambiando. Ma dobbiamo ancora crescere molto: la strada è molto lunga".

Insomma bisogna essere donne con le spalle larghe...

"Soprattutto se si ha una famiglia: io sono sposata da 12 anni, ma convivo con mio marito da ben 15. La sfida è riuscire a mantenere gli equilibri e far comprendere a chi ti sta a fianco che non è semplice, che qualche volta il pettegolezzo ci può stare. Bisogna avere le spalle larghissime".

Parlando della Lega Pro: ha notato questa apertura alle donne nelle ultime stagioni?

"Sì, e mi fa molto piacere: io credo che le donne abbiano più tatto degli uomini per gestire certe situazioni, sia nei rapporti coi colleghi sia nella diffusione di alcune notizie "scomode". Penso che sia un fatto più che positivo e sono contenta che parecchi presidenti - come il mio - abbiano deciso di affidare l'area comunicazione a donne".

Che tipo di rapporto si sta instaurando tra voi addette stampa?

"Ci conosciamo tutte e ci sentiamo, ma non posso parlare di veri e propri rapporti di amicizia. D'altronde siamo tutte impegnate nel corso della settimana con le nostre rispettive squadre. Per fortuna riusciamo a incontrarci quando organizziamo iniziative di solidarietà, grazie alla Lega Pro che si sta distinguendo in quest'opera di sensibilizzazione a 360 gradi. L'abbiamo fatto con i bambini dell'ospedale pediatrico di Perugia insieme ad Alessandra Borgonovo e faremo anche altre iniziative: credo che siamo cresciuti molto sotto questo aspetto. Da questo molti presidenti hanno attinto affinché arrivasse una donna a guidare l'area comunicazione delle società".

Lei poi è impegnata nel sociale in prima persona.

"A Pagani - nel corso della scorsa stagione - siamo stati nelle scuole in occasione dell'incontro tra Nocerina e Paganese, sfida che mancava da cinquant'anni. Volevamo infatti sensibilizzare i più giovani, che sono il futuro del calcio, su tematiche quali la non violenza e il rispetto reciproco e soprattutto sul fatto che la partita dura 90 minuti e non ci deve essere altro al di fuori di essa, men che meno l'odio. Quest'anno, invece, siamo impegnati con l'associazione La Crisalide in una campagna contro la violenza sulle donne: la campagna del fiocco bianco. I nostri giocatori - insieme a quelli del Perugia - hanno aderito a questa campagna di sensibilizzazione e hanno indossato la maglietta del fiocco bianco, così come la Nazionale di Lega Pro. Cerchiamo di far arrivare la nostra voce in questo campo, uno dei più importanti anche nella vita di tutti i giorni".

Potendo scegliere, quale altro ruolo del mondo del calcio le piacerebbe ricoprire?

"Mi piacerebbe essere il presidente senza portafoglio di una squadra di calcio. Col portafoglio non potrei permettermelo (ride, ndr). Mi piacerebbe gestire tutte le problematiche della società, anche a livello organizzativo. E poi potrei scegliere i calciatori: mi sento pronta per questo ruolo. Se dopo così tanti anni, non capissi nulla di questo mondo significherebbe che dovrei rifare tutto daccapo. Comunque non ho la presunzione di poter rivestire i panni del direttore sportivo o addirittura dell'allenatore, ma per affiancare il presidente mi sento pronta e lo farei".

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