Ds Renate: "Non puntiamo alla B, la nostra filosofia è quella di lanciare i giovani"
Decimo posto in campionato per il Renate che prosegue con il suo progetto, intervistato da TuttoC.com ha parlato così il direttore sportivo dei lombardi Oscar Magoni: "Sicuramente in campionato ci manca qualcosa. Abbiamo fatto benino, ma abbiamo sbagliato due partite importanti in casa. In Coppa, invece, abbiamo ottenuto un risultato storico, quindi grazie al mister e ai ragazzi. Ci mettiamo tanto cuore ed entusiasmo: è un premio per loro e un bel risultato per noi. Il presidente investe tanti soldi. Adesso sono rimaste solo squadre forti: siamo arrivati in quattro e non abbiamo una preferenza particolare.
In vista della semifinale di Coppa Italia Serie C, hai una preferenza su quale squadra affrontare?
"No, non abbiamo una preferenza particolare. A questo punto sono rimaste solo squadre forti e ce la giocheremo con chiunque".
C’è qualcosa che ti ha sorpreso nella crescita o nelle difficoltà della squadra rispetto alle aspettative estive?
"Non mi va di fare nomi, ma i ragazzi stanno crescendo molto, soprattutto i giovani che arrivano dalla D. Abbiamo avuto conferme in Coppa anche da giocatori che magari giocano meno, ma che si sono fatti trovare pronti a causa di infortuni e febbre. Abbiamo giovani interessanti che stanno venendo su forte. Quest’anno dobbiamo puntare ai playoff e naturalmente fare il meglio possibile in Coppa Italia Serie C: visto che siamo protagonisti e abbiamo obiettivi, dobbiamo essere positivi e fiduciosi".
Alla luce del rendimento attuale, quali sono gli obiettivi realistici per il resto della stagione?
"L’obiettivo è puntare ai playoff, continuare a crescere e fare il massimo possibile in Coppa Italia Serie C. Siamo fiduciosi e vogliamo dare continuità ai risultati".
Avete mai pensato di puntare in modo concreto alla Serie B nei prossimi anni?
"Non abbiamo mai puntato alla Serie B. La nostra filosofia è lanciare i giovani. La squadra è migliorata tecnicamente e stiamo esprimendo un calcio piacevole, con tante occasioni. Siamo in crescita anche a livello mentale. Credo che, una volta al completo, possa essere molto competitiva e consapevole dei propri mezzi. I giovani sono importantissimi: il Renate ha sempre basato la propria crescita sui giovani".
Qual è la filosofia sportiva che guida le scelte tecniche e di mercato del club?
"Confermo che stiamo puntando sui giovani di proprietà. Cerchiamo di farli crescere mantenendo alcuni giocatori più esperti. I giovani devono portare voglia di migliorarsi: prima per se stessi e poi per la squadra".
Come sta evolvendo il vostro modello di sviluppo dei giovani?
"Il nostro modello si basa su un percorso chiaro: crescere giocatori di proprietà, formarli, responsabilizzarli e farli diventare un patrimonio del club. I risultati si vedono sul campo, perché i ragazzi stanno rispondendo bene".
Confermi che puntate di più su giovani di proprietà piuttosto che su tanti prestiti?
"Sì, confermo. Preferiamo valorizzare i nostri ragazzi, affiancati da elementi esperti che portano equilibrio".
Come riuscite a bilanciare la crescita dei giovani con la competitività della squadra?
"L’obiettivo di un direttore sportivo è costruire una rosa di 25 giocatori performanti. I giovani devono crescere e farsi trovare pronti, e lo stanno facendo. Gli esperti garantiscono stabilità e competitività".
Sei stato confermato come direttore generale fino al 2027: quali sono i tuoi obiettivi personali?
"Ho fatto bene al Renate, ma anche alla Feralpisalò. Sono tornato volentieri e sono ambizioso. Le mie ambizioni personali sono di crescere tutti insieme e salire sempre più in alto. Nel calcio siamo tutti ambiziosi e vedremo cosa potrà capitare".
Hai parlato delle criticità del sistema calcio, soprattutto in Serie C. Cosa cambieresti per dare maggiore stabilità a club come il Renate?
"Lo scorso anno ci sono stati i fallimenti di Turris, Taranto e Messina, e quest’anno quello del Rimini. Bisognerebbe avere più garanzie economiche prima di iniziare, perché i punti di penalizzazione rovinano la stagione, come è successo alla Triestina. Vorremmo un campionato regolare e stabilità per tutti, non solo per i calciatori ma anche per i dipendenti delle società".
Il sistema attuale premia davvero le società che investono sui giovani o ci sono ostacoli da affrontare?
"Forse andrebbero rivisti i premi per le società che investono sui giovani e nel settore giovanile, perché portano un beneficio economico. Noi lo stiamo facendo, almeno in parte. Ma stanno sparendo società che hanno fatto la storia del calcio. La Serie C è un campionato composto da paesini e città: e stiamo dimostrando, in Coppa Italia, che anche un paesino può competere con le Province. Si può ambire a fare qualcosa di importante non solo nelle grandi città, ma anche in realtà come la nostra, dove ci sono struttura, idee, entusiasmo e serietà".
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