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Ds Renate: "Non puntiamo alla B, la nostra filosofia è quella di lanciare i giovani"

Ds Renate: "Non puntiamo alla B, la nostra filosofia è quella di lanciare i giovani"TMW/TuttoC.com
Oggi alle 20:00Primo piano
di Antonino Sergi
fonte Raffaella Bon

Decimo posto in campionato per il Renate che prosegue con il suo progetto, intervistato da TuttoC.com ha parlato così il direttore sportivo dei lombardi Oscar Magoni: "Sicuramente in campionato ci manca qualcosa. Abbiamo fatto benino, ma abbiamo sbagliato due partite importanti in casa. In Coppa, invece, abbiamo ottenuto un risultato storico, quindi grazie al mister e ai ragazzi. Ci mettiamo tanto cuore ed entusiasmo: è un premio per loro e un bel risultato per noi. Il presidente investe tanti soldi. Adesso sono rimaste solo squadre forti: siamo arrivati in quattro e non abbiamo una preferenza particolare.

In vista della semifinale di Coppa Italia Serie C, hai una preferenza su quale squadra affrontare?
"No, non abbiamo una preferenza particolare. A questo punto sono rimaste solo squadre forti e ce la giocheremo con chiunque".

C’è qualcosa che ti ha sorpreso nella crescita o nelle difficoltà della squadra rispetto alle aspettative estive?
"Non mi va di fare nomi, ma i ragazzi stanno crescendo molto, soprattutto i giovani che arrivano dalla D. Abbiamo avuto conferme in Coppa anche da giocatori che magari giocano meno, ma che si sono fatti trovare pronti a causa di infortuni e febbre. Abbiamo giovani interessanti che stanno venendo su forte. Quest’anno dobbiamo puntare ai playoff e naturalmente fare il meglio possibile in Coppa Italia Serie C: visto che siamo protagonisti e abbiamo obiettivi, dobbiamo essere positivi e fiduciosi".

Alla luce del rendimento attuale, quali sono gli obiettivi realistici per il resto della stagione?
"L’obiettivo è puntare ai playoff, continuare a crescere e fare il massimo possibile in Coppa Italia Serie C. Siamo fiduciosi e vogliamo dare continuità ai risultati".

Avete mai pensato di puntare in modo concreto alla Serie B nei prossimi anni?
"Non abbiamo mai puntato alla Serie B. La nostra filosofia è lanciare i giovani. La squadra è migliorata tecnicamente e stiamo esprimendo un calcio piacevole, con tante occasioni. Siamo in crescita anche a livello mentale. Credo che, una volta al completo, possa essere molto competitiva e consapevole dei propri mezzi. I giovani sono importantissimi: il Renate ha sempre basato la propria crescita sui giovani".

Qual è la filosofia sportiva che guida le scelte tecniche e di mercato del club?
"Confermo che stiamo puntando sui giovani di proprietà. Cerchiamo di farli crescere mantenendo alcuni giocatori più esperti. I giovani devono portare voglia di migliorarsi: prima per se stessi e poi per la squadra".

Come sta evolvendo il vostro modello di sviluppo dei giovani?
"Il nostro modello si basa su un percorso chiaro: crescere giocatori di proprietà, formarli, responsabilizzarli e farli diventare un patrimonio del club. I risultati si vedono sul campo, perché i ragazzi stanno rispondendo bene".

Confermi che puntate di più su giovani di proprietà piuttosto che su tanti prestiti?
"Sì, confermo. Preferiamo valorizzare i nostri ragazzi, affiancati da elementi esperti che portano equilibrio".

Come riuscite a bilanciare la crescita dei giovani con la competitività della squadra?
"L’obiettivo di un direttore sportivo è costruire una rosa di 25 giocatori performanti. I giovani devono crescere e farsi trovare pronti, e lo stanno facendo. Gli esperti garantiscono stabilità e competitività".

Sei stato confermato come direttore generale fino al 2027: quali sono i tuoi obiettivi personali?
"Ho fatto bene al Renate, ma anche alla Feralpisalò. Sono tornato volentieri e sono ambizioso. Le mie ambizioni personali sono di crescere tutti insieme e salire sempre più in alto. Nel calcio siamo tutti ambiziosi e vedremo cosa potrà capitare".

Hai parlato delle criticità del sistema calcio, soprattutto in Serie C. Cosa cambieresti per dare maggiore stabilità a club come il Renate?
"Lo scorso anno ci sono stati i fallimenti di Turris, Taranto e Messina, e quest’anno quello del Rimini. Bisognerebbe avere più garanzie economiche prima di iniziare, perché i punti di penalizzazione rovinano la stagione, come è successo alla Triestina. Vorremmo un campionato regolare e stabilità per tutti, non solo per i calciatori ma anche per i dipendenti delle società".

Il sistema attuale premia davvero le società che investono sui giovani o ci sono ostacoli da affrontare?
"Forse andrebbero rivisti i premi per le società che investono sui giovani e nel settore giovanile, perché portano un beneficio economico. Noi lo stiamo facendo, almeno in parte. Ma stanno sparendo società che hanno fatto la storia del calcio. La Serie C è un campionato composto da paesini e città: e stiamo dimostrando, in Coppa Italia, che anche un paesino può competere con le Province. Si può ambire a fare qualcosa di importante non solo nelle grandi città, ma anche in realtà come la nostra, dove ci sono struttura, idee, entusiasmo e serietà".