Calcioscommesse, l'ex Feralpi Drascek denuncia: "Assurdo, condannato per un saluto"

Una carriera più che decennale messa a serio rischio, per uno dei tanti giocatori gettati nel calderone dello scandalo del calcioscommesse. Questo è successo a Davide Drascek, e non solo a lui. Goriziano di Monfalcone, professione centrocampista, trascorre diverse stagioni in Lega Pro, con le maglie tra le altre di Mantova, L'Aquila e Venezia. Riesce, tra il 2004 e il 2006, a giocare due stagioni da protagonista in serie B, col Vicenza. A inizio 2010 passa al Novara, dove conquista la promozione in serie B.
Ed è proprio la stagione seguente in B quella che è stata l'oggetto delle indagini delle procure competenti. Per l'esattezza una partita di quella stagione: Novara-Siena del 3 aprile 2011. Drascek è stato squalificato 3 anni e 6 mesi, mentre a Vitiello (allora al Siena) sono toccati 4 anni. Squalifiche pesanti, che metterebbero praticamente fine alle carriere dei due. Carobbio ha infatti denunciato di aver visto parlare i due il giorno prima della partita, e l'accusa sostiene che abbiano parlato della presunta combine in corso per la partita dell'indomani.
Ma la testimonianza data dal friulano, la scorsa stagione in Prima Divisione alla Feralpi Salò, ai colleghi di SportMediaset getta ulteriori ombre sul funzionamento della giustizia sportiva e sui criteri che sono stati seguiti nell'accertare le varie responsabilità, nell'assegnare credibilità a chi ha collaborato con la giustizia e nel sanzionare i soggetti coinvolti. E non è la prima testimonianza del genere (Leggi qui la recente intervista a Gheller, ex Pavia, anche lui coinvolto nello scandalo). Drascek dichiara la sua estraneità e la sua indignazione per una squalifica motivata da un semplice saluto a un vecchio amico, e dice di essersi anche fatto un'idea dei motivi di questo accanimento giudiziario verso di lui, ma di non poterla ancora esprimere pubblicamente. Ecco la sua testimonianza.
Drascek, facciamo chiarezza. Perché siete stati accusati e quindi squalificati?
"Atti alla mano è inspiegabile. Ci hanno messo in mezzo senza una vera accusa e hanno girato e rigirato la mia amicizia con Vitiello per fare stare in piedi l'accusa di Palazzi che, carta canta, non sta in piedi. Pochi giorni prima di quel Novara-Siena incontrai Vitiello nella hall dell'albergo del ritiro del Siena. Un saluto veloce dovuto a un'amicizia che ci lega da quando giocavamo insieme nel Vicenza. Quel saluto ci è costato la maxi squalifica, senza che nessuno sappia quello che ci siamo detti veramente, ovvero solite domande tra amici. Però qualcuno (Palazzi ndr) ha pensato che non potevamo non aver parlato della presunta combine e, senza prove a suo favore, gli hanno creduto".
Leggendo le carte sembra quasi che sia Palazzi ad accusarvi direttamente piuttosto che Carobbio. Com'è possibile?
"L'accusa nei nostri confronti è cambiata tre volte. Lo stesso Carobbio non ci accusa direttamente, dicendo "Non sono certo che...", "Credo che...". Lui ha solo detto di averci visto parlare e quello non l'ho mai negato nemmeno in Procura e ad aprile, quando gli sono stati chiesti i dettagli ha risposto di non essere a conoscenza dei partecipanti alla combine. Ma abbiamo parlato di fatti nostri. Questo a nessuno è interessato. Nel momento in cui io e Roberto parliamo, per l'accusa siamo colpevoli di illecito sportivo. Incredibile, anche perché Palazzi ha detto che la nostra non era amicizia perché ci conoscevamo da troppo poco tempo. La Commissione invece ha motivato il provvedimento dicendo il contrario: erano talmente amici che è impossibile che non si siano messi d'accordo. Ma con quali prove? Mah".
Avete avuto la possibilità di difendervi e come?
"Ci siamo difesi, ma è come se non lo avessimo fatto. In primo grado ci han detto che non eravamo amici. Tesi smontata con prove documentate, foto etc... La Commissione ha girato il tutto dicendo che abbiamo commesso l'illecito perché troppo amici. In ogni caso la verità era solo la loro e noi eravamo sempre e comunque colpevoli. Detto che ci han dato pochi giorni per difenderci e noi eravamo senza avvocato. Si basano su delle non accuse di Carobbio, che tra le altre cose in secondo grado si è smentito. E' caduta l'accusa a Conte per il fatto della riunione tecnica, cosa tra l'altro confermata da Vitiello a me personalmente. Ma se alla squadra non l'ha detto nessuno in riunione tecnica, quando è stato detto a questi giocatori??".
Carobbio intanto non è stato ritenuto credibile per quella partita, almeno per quanto riguarda Antonio Conte...
"E la cosa è incredibile e già da sola spiega il modo operativo della giustizia sportiva. Come fa la stessa persona a essere credibile per un'accusa e non per l'altra sulla stessa partita? In più lo stesso Carobbio dichiarò di "non essere in contatto con gli zingari da mesi prima di quella partita". Peccato che solo il giorno del match (3 aprile 2011 ndr) ci furono 22 chiamate tra lui e la banda. Una menzogna che però non gli ha fatto perdere credibilità. Inspiegabile".
Ora il vostro futuro dipende dall'ultimo grado d'appello, il Tnas.
"Sì, ho molta fiducia nell'ultimo grado che è un po più simile a un processo normale. Non posso rovinarmi la vita perché mi hanno visto parlare con un collega che peraltro è anche un grande amico. E' venuto al mio matrimonio facendosi 1600 km da Napoli a Jesolo, abbiamo fatto tante serate e vacanze insieme. In più è un atteggiamento comune a tantissimi giocatori (ultimo Bojan del Milan nel ritiro della Roma ndr) e perfettamente lecito. Non capisco dove sia il problema. In più non abbiamo ottenuto alcun vantaggio da quel pareggio, né il Novara né il Siena. Nè tantomeno io come giocatore, visto che a fine anno non mi hanno rinnovato il contratto. Non riusciamo a darci delle spiegazioni logiche. Non giocando poi quel match, come avremmo potuto organizzare la combine senza mettere in mezzo qualche altro giocatore? Eppure nessuno di Siena o Novara è mai stato nemmeno sentito. Ognuno pensi quello che vuole, ma..."
Dovesse incontrare Carobbio?
"Io, a differenza di tanti altri, non ho nulla contro Carobbio. Certo, facendo il mio nome sapeva benissimo che mi avrebbe messo in mezzo, ma in fin dei conti lui ha raccontato una verità. Ci ha visti parlare nella hall dell'albergo e quello non l'ho mai negato. Il "credo che" non è un'accusa diretta in teoria, anche se l'han fatta passare come tale... ce l'ho con la giustizia sportiva e con chi, da una storiella innocente, ha ricavato un illecito sportivo. Lo ha costruito ad hoc e senza prove, non tenendo conto di quelle fornite da noi che ci scagionavano".
L'Aic vi ha detto che chiederanno la modifica della giustizia sportiva...
"Sì, ma non siamo soddisfatti. Non vogliamo che le cose cambino sulla nostra pelle. Questo modo di fare giustizia non funziona. Ma come non funzionerà un domani e quindi verrà cambiata, non funziona oggi che ci siamo noi di mezzo. In questo modo ognuno può accusare chi vuole, tanto non servono le prove. Intanto a me e a Vitiello, così come tanti altri, è stata rovinata la vita".
Da esterni però sembra quasi un accanimento. Vi siete dati delle risposte?
"Le risposte purtroppo le sanno solo loro. Io non posso dirmi l'idea che mi son fatto se no mi prendo un altro deferimento..."
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