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Casella: "SPAL, difficile digerire la non iscrizione. Cerco progetto serio"

Casella: "SPAL, difficile digerire la non iscrizione. Cerco progetto serio"TMW/TuttoC.com
Ieri alle 18:45Altre news
di Lorenzo Carini

Il direttore sportivo Alex Casella è intervenuto questo pomeriggio all'interno della trasmissione “A Tutta C”, in onda su TMW Radio e Il 61. Di seguito le sue parole.

L'estate è stata bollente per il pasticcio del presidente Tacopina alla SPAL...
"Dopo lo shock per piazza, tifosi, dipendenti e giocatori di veder sfumare la possibilità di proseguire col lavoro iniziato la stagione prima e culminato con una salvezza in un playout rocambolesco, è stato difficile digerire la non iscrizione. Non è stato semplice, ma poi si cerca di sfruttare il tempo in cui si è rimasti fermi per andare a vedere partite, cercare giocatori e aggiornarsi il più possibile. Per chi lo vive come me, questo è un lavoro a 360 gradi, sette giorni su sette, e di tempo da dedicare ad altre cose ne rimane poco. Sto cercando di dare un senso positivo a questo periodo".

La SPAL adesso è in Eccellenza, risalire non è facile...
"La difficoltà sta nel dover ripartire da zero e ricostruire senza avere più nulla. Chi è arrivato dopo, è partito avendo tabula rasa: queste sono le difficoltà più grosse. Le difficoltà dell'anno scorso sono dovute alla metodologia di rincorsa e la voglia di raggiungere gli obiettivi degli anni precedenti: nella scorsa estate eravamo partiti con 51 contratti. Quando parti in questa maniera, serve una metodologia un po' aggressiva nella gestione dei giocatori in uscita e in entrata".

Antenucci era stato confermato in Eccellenza, poi ha risolto il contratto per divergenze con la proprietà...
"Ho saputo la notizia leggendo il comunicato, è una situazione negativa perché Mirco univa il passato e il nuovo della SPAL. Era colui che ricordava ancora i tempi della Serie A, si poteva fare qualcosa all'interno per limare le divergenze che ad oggi non conosco. Non è mai semplice riuscire a gestire alcuni aspetti quando si vuole avere il controllo assoluto della società. Ferrara merita tanto ed è una piazza che dà tanto, Antenucci poteva essere un valore aggiunto in questo tipo di percorso".

Come vede il percorso della Pro Vercelli?
"L'anno scorso hanno avuto molte difficoltà, sono partiti con una scelta dell'allenatore che non hanno supportato a livello di giocatori inseriti e ci sono state problematiche nel  cambio. La nuova proprietà ha portato una ventata di entusiasmo nuova, un'idea di calcio molto coesa: partono da una filosofia straniera, sono abituati a far calcio in Olanda, hanno un allenatore con le loro stesse idee e uno staff tecnico prevalentemente straniero. La squadra è giovane e frizzante, ha tanto entusiasmo: sono convinto che la Pro Vercelli potrà fare un ottimo campionato".

Come cambia il lavoro quando ci si confronta con proprietà straniere?
"La competenza si alza, il nostro ruolo non è più quello di gestione di un gruppo squadra ma si diventa manager a 360 gradi. Le proprietà straniere vogliono le soluzioni ai problemi, a differenza di quelle italiane che tendono ad accentrare molto di più il tutto. Parlare le lingue e potersi spiegare il più velocemente possibile è basilare. Il tasso di difficoltà si alza con chi ha abitudini diverse, ma ormai stiamo andando su quella linea lì. Ora gli stranieri stanno investendo anche in Serie C, noi dobbiamo essere bravi ad aggiornarci e ad alzare l'asticella. Il presidente italiano guarda meno le competenze da manager rispetto a quello che fanno i numeri uno stranieri".

Da che progetto vuole ripartire?
"Non sono voluto ripartire in estate da un progetto molto a rischio. Cerco un progetto serio, dove si possa lavorare e si possano mettere al servizio dell'azienda le competenze accumulate nel corso degli anni. Speravo di riuscire a farlo alla SPAL, l'anno scorso era una sorta di purgatorio utile a pulire gli acquisti scellerati fatti negli ultimi due o tre anni ma non c'è stata l'opportunità. Cerco un programma sulla base di due o tre anni: sul medio-lungo periodo si può fare un calcio sostenibile anche in Serie C, lavorando per la crescita dei giovani e il raggiungimento degli obiettivi prefissi dalla società".

Esiste ancora chi vuole fare progetti a lungo termine?
"C'è fretta di raggiungere dei risultati o di accontentare sempre le piazze. L'abilità dei dirigenti è quella di equilibrare la proprietà, facendo capire nel medio-lungo periodo quelli che possono essere i vantaggi o gli svantaggi. La piazza vuole l'attaccante da dieci gol, ma nel medio periodo il nostro lavoro deve essere quello di far capire se l'opzione è sostenibile o rischia di essere un boomerang. Bisogna far capire tanti dettagli ai presidenti, spendere tantissimo per diversi anni poi ti porta al rischio del fallimento e io l'ho provato sulla mia pelle. Programmare in un biennio può essere positivo".