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Braglia: "Il campionato lo può perdere solo il Vicenza. FVS? 7-8' fermi. Così è difficile"

Braglia: "Il campionato lo può perdere solo il Vicenza. FVS? 7-8' fermi. Così è difficile"TMW/TuttoC.com
Piero Braglia
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com
Oggi alle 11:20Primo piano
di Valeria Debbia

Piero Braglia, tecnico ex tra le altre di Perugia, Campobasso e Gubbio, è intervenuto nel corso di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio e il61, analizzando la prima parte della stagione di Serie C, evidenziando le squadre in difficoltà e quelle che stanno dominando.

Siamo a 90 minuti dalla fine del girone d’andata. Ci sono squadre in difficoltà, altre che dominano il proprio girone – mi viene in mente il Vicenza. In generale, questa Serie C sembra un campionato vivo, competitivo, con tante storie ancora da raccontare in tutti e tre i gironi. Che impressione si è fatto di questa prima parte di stagione?

"Il Vicenza sta dominando il suo girone, negli altri c’è equilibrio. Come dice lei, è tutta una storia da scrivere: c’è un mercato di gennaio che dura un mese, con quattro o cinque innesti per squadra. Per chi è in difficoltà cambieranno gli equilibri: c’è chi farà meglio e chi peggio. È successo di perdere un campionato con 11 punti di vantaggio. Mai dire mai in questa categoria".

Lo scorso anno il Vicenza fece una rimonta clamorosa sul Padova, che poi vinse la promozione diretta. In quel caso i veneti superarono persino la formazione di Andreoletti. Brescia, Lecco e anche Cittadella hanno le potenzialità per recuperare un gap così importante?

"Le ripeto: io l’ho perso perché la Cremonese ci arrivò a cinque o sei punti e subentrò la paura di non farcela. A Vicenza c’è un bravo allenatore, una società forte, una proprietà solida: spero sia l’anno giusto per loro. Brescia, Lecco e Cittadella hanno organici importanti e sono squadre ben costruite. Però, a meno che non si buttino via da soli, il campionato lo può solo perdere il Vicenza".

Guardando questa prima parte di stagione – girone A con Vicenza dominante, B con Ravenna, Arezzo, Ascoli, C con Catania, Benevento, Salernitana, Cosenza – sembra si sia creata una spaccatura naturale tra una sorta di “C1” e un gruppone “C2”. È un ragionamento che la convince? Ci sono 10-12 squadre di un altro livello rispetto alle restanti?

"In questo momento la classifica dice questo. Poi inizia un mercato lungo: bisogna vedere come reagiranno le società e come si sposteranno gli equilibri. Ho sempre detto che i campionati si vincono da gennaio in poi: prima è tutto bello, poi subentrano le difficoltà. Nel girone C, per esempio, c’è il Cerignola che sta andando forte: l’anno scorso stava per vincere. Ci sono equilibri ancora da scoprire. Nel B se la giocano quelle tre – Ascoli, Arezzo, Ravenna – perché hanno più margine. Il bello della C è proprio questo: inizia ora un mese importante, poi a marzo si vede l’indirizzo. E c’è la lunghissima coda dei playoff, che può raccontare un’altra storia".

Me lo ricordo bene quando li vinse col Cosenza: qualcosa di clamoroso, partendo dai primi turni. In pochi vi vedevano candidati credibili.

"Esatto, dal primo turno. Ringraziamo quella sconfitta casalinga 3-0 col Renate: fino a lì cercavamo di recuperare ragazzi importanti. Poi, dopo un ko del genere, cerchi soluzioni. Abbiamo avuto la fortuna di trovare un Okereke, un Tutino e altri: via via che passavamo i turni, cambiavano gli occhi, la convinzione, la voglia di fare il salto. Dopo è diventato tutto più facile".

Nella prima parte di puntata abbiamo parlato del comunicato del Cosenza: ieri il dg Gualtieri ha annunciato la chiusura delle due curve del 'Marulla' per ottimizzare i costi, vista la contestazione e lo sciopero del tifo. Da domani le curve saranno vuote, tifosi raggruppati in tribuna e settore opposto. Quanto le fa male una cosa del genere? Crede che i tifosi, vista la classifica, potrebbero mordersi la lingua e tornare accanto alla squadra? Questi ragazzi stanno dimostrando tanto.

"Dico sempre quello che penso, a costo di pagare. È ora di farla finita da entrambe le parti. Il presidente dovrebbe capire tante cose: quei tifosi hanno sempre portato calore – mi ricordo partite nostre con 10-15mila persone, in finale addirittura 15mila dietro. Come si disperde un simile affetto? I tifosi devono smetterla: chiedano un incontro con Guarascio, si chiariscano anche a brutto muso. Lo deve fare sia la proprietà sia il centro coordinamento. Chi ci rimette è solo la squadra: una formazione che può portare in B gioca in una cattedrale nel deserto, senza tifo. Non è intelligente né da una parte né dall’altra. Qualcuno si offenderà, ma è il momento di mettersi a tavolino. Se uno non vuole vendere, inutile fare guerra ogni anno: trovate una soluzione pacifica che non danneggi la squadra. Muro contro muro danneggia solo lei, che è la cosa più importante a Cosenza. Facciano loro: io sono a mille chilometri, non posso aiutare, ma stanno danneggiando solo la squadra".

Assolutamente d’accordo: sarebbe un dispiacere buttare al vento una stagione che può ancora dire tanto, considerando i playoff – un altro campionato a sé.

"Una squadra forte può dare grandi soddisfazioni, integrare a gennaio ciò che manca, competere fino alla fine e magari vincerli. Perché buttare via tutto per il passato? Fa parte della vita: andiamo avanti. Altrimenti restiamo fermi. Facciano loro, per carità".

Primo girone d’andata con la tecnologia in campo. C’è chi è contento, chi dice che non risolve niente, chi vorrebbe il VAR pieno – dimenticando i costi. Qual è la sua posizione?

"L’ho detto a Perugia prima di andare via: non si può stare sette-otto minuti per decidere un’azione con una sola telecamera. Ultimamente anche gli assistenti aspettano la comunicazione prima di alzare la bandierina: si toglie tanto al calcio, come il fuorigioco – prima premiava la bravura. Come giudichi un arbitro o un assistente? Il quarto uomo fa il gendarme: il calcio è anche istintività. O mettono tre telecamere che coprano le aree e il centro, o torniamo indietro. Così è difficile: poverini stanno minuti per decidere un contatto. D’inverno, col freddo, fermi sette-otto minuti rischi infortuni. Quando se ne accorgeranno sarà tardi".

Tema delle seconde squadre: continuo a trovarlo – soprattutto guardando la Juventus dall’inizio – un modo per fare plusvalenze, non per valorizzare giovani per la Nazionale. Di quest’obiettivo iniziale non c’è traccia, di maxi plusvalenze sì – percorso simile per Inter, Atalanta, Milan Futuro in D.

"Che senso ha? In Serie D vedi ragazzi senza seguito, senza pubblico. La Serie C è un campionato… Mi ricordo derby come Sangiovannese-Montevarchi con 5-6mila persone arrampicate ovunque. Ora una Juventus Next Gen contro una di C: dietro non viene nessuno. Perché non un torneo riserve il mercoledì, come il De Martino? Migliori della Primavera e chi non gioca in A. Lì vedevi se un ragazzo era all’altezza. Inutile farli giocare in C: ci mettono sei mesi a capire dove sono. In C mettano società con storia. I migliori della Primavera vadano in C o D, dove si gioca per la pagnotta, per portare a casa uno stipendio e mantenere una famiglia. Li aiuta di più che illuderli con una divisa. Penso come lei: faranno quello che vogliono".

Si parla sempre di riforma che non arriverà mai. L’unica certezza è che il problema sembra essere le 60 squadre in C. Oggettivamente non esiste un campionato professionistico europeo con 60 squadre. Forse il problema è controllare meglio chi si iscrive, non ridurre il numero.

"Ti sembra normale che gli stessi personaggi che hanno fatto fallire la Lucchese vadano poi a prendere il Rimini? Io ero lì fino a che non seppi chi erano davvero – mi dicevano un altro cognome. Appena capito, me ne sono andato: ero stato quattro anni a Castellammare, sapevo. Chi deve fare i controlli li faccia seriamente. Tutte le squadre fallite negli ultimi anni girano intorno a 10-15 persone che prendono i 40-50mila euro in cassa per iscrizione o un giocatore. Assurdo. Fanno controlli ogni due mesi: inizino a verificare se hanno reali potenzialità per tenere una squadra in C. Un campionato si fa anche con un milione, non servono 20".