Salernitana Sport, l'ex patron Aliberti va a giudizio

Bancarotta fraudolenta aggravata e continuata con distrazione di denaro per circa 13 milioni di euro. E’ l’accusa contestata ad Aniello Aliberti, ex presidente della fallita Salernitana Sport spa, che ora dovrá affrontare il processo.Ieri, il gup Boccassini ha disposto per lui e altri sedici imputati, tra cui componenti del consiglio di amministrazione e dei sindaci pro tempore, il rinvio a giudizio. L’ex patron della Salernitana aveva chiesto di patteggiare una pena a tre anni di reclusione. Richiesta che non è stata accolta dal pm Vincenzo Senatore. Hanno invece patteggiato la pena a un anno e dieci mesi suo cugino Michele Aliberti, prima componente del cda e poi vicepresidente da dicembre 2005 (difeso dall’avvocato Gasapre Dalia) e a un anno e sei mesi Giovanni Del Grosso, componente del cda dal 2001 al 2005. Tutti gli altri, coinvolti a vario titolo nel procedimento, dovranno presentarsi dinnanzi ai giudici del tribunale di Salerno il prossimo 12 aprile, per l’inizio dell’istrittoria dibattimentale.
Oltre Aliberti, presidente dal 1997 al 2005, alla sbarra ci saranno Francesco Del Mese vice presidente, componente del cda e direttore generale dall’aprile 2001 all’aprile 2003, Luigi De Prisco componente del cda dal ’97 al ’99, Lucio Pasquale Scandizzo nel cda da maggio a settembre del ’99, Giovanni Condò, amministratore delegato dal ’99 al 2005, gli altri componenti del cda Fabio Collini e Michele Raia, i sindaci succedutisi dal ’97 al 2005 Alfredo Pacifico, Generoso Salvatore, Gennaro Aliperta, Giuseppe Romanelli, Omar Massimo Mariniello, Fabrizio Borgo, Filippo Maraniello e Filomena Ada Giordano; Gaetano Arcerito, legale rappresentante della Life Com srl, e Michele Carillo della Boschi srl. Tra i legali della difesa, l’avvocato Marcello Giani.
L’indagine dei finanzieri aveva messo in luce «numerosi episodi di fraudolenta sottrazione di risorse finanziarie» dalla fallita Salernitana. Sotto la lente d’ingrandimento finirono "passaggi di denaro", che avrebbero consentito di celare presunti affari estranei alla gestione della societá calcistica.
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