Turris andata e ritorno, storia di un calcio di provincia: Pasquale Matarese
Torna Club dei 100, il longform di TuttoC che racconta le storie di chi ha fatto la storia del calcio italiano. Il nuovo protagonista è Pasquale Matarese.
Turris andata e ritorno. Tutto continua, lì dove tutto è iniziato. Il debutto di Pasquale Matarese con la formazione di Torre del Greco avviene in un 4-1 al Marsala, stagione 1983/1984. In panchina c’è Alfredo Ballarò. Quasi quarant'anni dopo, l’ex centrocampista classe ’66 allena la Primavera della formazione campana: “È un legame che dura da sempre - dice Matarese a TuttoC - sono tornato lì dove è iniziata la mia storia calcistica, anche se ho vissuto tante avventure. Oggi la società sta facendo un grande lavoro sul settore giovanile, vuole crescere e secondo me ha individuato la strada giusta per farlo”.
Il calcio è di famiglia, in casa Matarese: suo figlio Luca, classe ’98, gioca nell’Imolese, in prestito dal Frosinone. Pasquale, dopo aver allenato i “grandi”, è passato a qualcosa di diverso. Dopo aver vinto nelle categorie inferiori, per esempio a Marcianise o Gragnano, ecco di nuovo la Turris: “Mi sono ributtato nel settore giovanile - continua - è una nuova esperienza, però mi piace, mi fa tornare indietro nel tempo. La differenza è che oggi i ragazzi hanno tante cose in più rispetto a noi. Noi avevamo solo le scarpe: se sapevi giocare, ti bastavano. Andava avanti chi giocava a calcio e aveva fame, oggi vedo tanti raccomandati e poi è tutto diverso: all’epoca se perdevi stavi male una settimana, oggi vai a ballare”.
Oltre trecento presenze fra C1 e C2, Matarese alla Turris ha iniziato con un maestro del calcio italiano di categoria, quel Corrado Viciani che negli anni precedenti aveva provato a innovare il nostro vecchio pallone col suo gioco corto. Uno dei precursori di Sacchi o Guardiola, il genio della periferia italiana: “Mi fece iniziare da esterno, poi diventai un mediano - spiega Matarese - a fine carriera ho fatto il centrale difensivo. Ero un giocatore duttile, mi sentivo un po’ allenatore in campo”. Oltre trecento presenze in terza serie, nessuna in Serie B: un piccolo grande rimpianto. “L’ho sfiorata tante volte - dice Matarese - ho fatto cinque volte i playoff e li ho sempre persi. Certo, bisogna considerare chi affrontavamo. Col Giulianova, per esempio, ce la vedemmo con l’Ancona. Una squadra piena di giocatori di Serie A. Stesso discorso quando giocammo contro il Crotone con il Trapani. Pazienza, è stata comunque una bella carriera. E ho giocato con grandi giocatori”.
È una storia di provincia, di quella che lottava nel fango ma riempiva gli stadi. “Mi ricordo uno spareggio in Serie D nel ’90 tra Benevento e Juve Stabia, la domenica c’erano ventimila persone. E anche in C succedeva spesso”. Oggi, è molto più raro: “Oggi la partita puoi vederla in tv, poi ci sono tante restrizioni e anche parecchia violenza. Ma secondo me andare allo stadio resta un’altra cosa”. E il livello, com’è cambiato? “Tanto. La C che ho giocato io credo sia paragonabile a una B di oggi, una buona B. Non voglio dire che non ci siano giocatori di qualità anche adesso, ma in Italia c’è troppa paura di farli giocare, di schierare i giovani per esempio. Qui un 2004 fa notizia, all’estero è la normalità”. Non c’è da abbattersi, però: se il livello tecnico può essersi abbassato, Matarese vede dei miglioramenti sotto altri punti di vista. Per esempio, andare in campo non è più una battaglia: “Ai miei tempi c’erano molti più falli, oggi i giocatori tecnici sono più tutelati e dico per fortuna. Io sono passato dalla marcatura a uomo a quella zona, ho giocato anche con la zona mista. È stato un passaggio epocale, prima c’era chi ti diceva di marcare il 7 anche quando andava in bagno. Oggi si pratica un calcio che può essere più divertente”. Lo fa, per esempio, la Turris di Caneo: “Io devo pensare a preparare i giovani, ma lui li guarda molto, è una cosa che dà soddisfazione. È un ottimo allenatore: io penso che Bari, Palermo e Avellino siano le squadre destinate a giocarsi il primo posto. Ma nel calcio esistono le favole, ricordo la Fermana di Iaconi, il Castel di Sangro”. Hai visto mai che, dopo averla inseguita e mai raggiunta sul manto erboso, Matarese e la Turris non possano raggiungere il sogno da bordocampo.
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