AlbinoLeffe, Foscarini: "Chiave di questi 180 minuti è stata la compattezza"

Ma chi gliel'ha fatto fare? Resterà un mistero. Chi gliel'ha fatto fare a questo signore dai modi d'altri tempi e dal vocabolario sempre misurato di mettersi così in gioco? In serie C, dopo un lustro lontano dal calcio, lui che anni fa stupì in B. A prendere una squadra che aveva imboccato un vicolo cielo, nella testa ancora prima che nei risultati. Eppure Claudio Foscarini ha avuto ragione. E' ripartito dalla grammatica e dalla sintassi, anche se il tempo stringeva, ignorando di sbandierare le facili parole quali "vigoria", "carattere", "attributi" e simili, vocaboli che possono piacere a certi tifosi ma che restano quasi sempre sulle labbra di allenatori che non sanno cosa dire (e probabilmente anche cosa fare). E' ripartito dalla basi, soprattutto in riferimento alla fase difensiva: una scelta che ha premiato, non certo nell'immediato -dal suo insediamento sono seguite altre cinque sconfitte consecutive- ma nel (relativo) lungo termine. AlbinoLeffe salvo, viva l'AlbinoLeffe. Quella accreditata del barometro più pessimista ce l'ha fatta contro un Mantova meglio classificato. Due squadre che, al "Martelli" hanno sostanzialmente palesato i motivi di questa presenza nel purgatorio di fine stagione. L'AlbinoLeffe ha segnato un gol in più. Ma c'è dell'altro: linee ravvicinate, intensità nei contrasti, presenza sulle palle contese. Sì, AlbinoLeffe: oggi ti si perdona tutto.
Con una sala stampa intrisa comprensibilmente di aria pesante per una retrocessione virgiliana amarissima (di fatto fu proprio la vittoria a Zanica dello scorso 2 aprile a rinvigorire la fiamma della speranza per i biancorossi), la scena inizialmente è tutta proprio per l'allenatore Foscarini.
Parole misurate, tipiche di chi è in grado, con l'esperienza, di gestire emozioni che restano sempre forti. "Abbiamo fatto in due settimane quello che non abbiamo fatto in due mesi" esordisce il tecnico subentrato a Biava dopo la débâcle di Arzignano (5-1, ndr). "Non è che io abbia fatto chissà quali stravolgimenti da un punto di vista tecnico e tattico, io forse ho chiesto meno, chiedendo ai ragazzi di giocare come sapevano di poter fare: tranquilli e compatti, ed è stata credo proprio la compattezza ad aiutarci in questo doppio confronto. Chiaro che avere in rosa elementi di esperienza come Genevier o come Cocco aiuta: aiuta durante i novanta minuti ma è determinante anche nel corso della settimana. Magari un giovane rischia di sentire queste partite in modo eccessivo: i più esperti hanno allora il compito di riportare l'emozione sui binari della tranquillità. Abbiamo affrontato il Mantova consapevoli che avevano qualcosa in più di noi, ma consapevoli anche di avere anche noi qualche arma a nostra disposizione: oggi (ieri, ndr) in particolare l'obiettivo era concedere poco e provare qualche ripartenza, perché il pallino del gioco ce l'avrebbe avuto la compagine virgiliana. Così è stato, pure con grande sofferenza, ovviamente soprattutto dopo l'1-1. Abbiamo avuto un'occasione clamorosa con Manconi (con l'attaccante, oggi al passo d'addio in maglia bluceleste, ipnotizzato da Tosi attorno al 20', ndr), ma non ero preoccupato o avvilito del vantaggio sfumato perché questo fa parte del gioco. Abbiamo raggiunto l'obiettivo grazie all'equilibrio e alla disciplina. E anche con i progressi di alcuni elementi: ero arrivato con una difesa incerottata e in queste due gare abbiamo visto quale sia stata l'intensità messa in campo. Due mesi in cui siamo cresciuti: lo avete visto poco, ma siamo arrivati in tempo".
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