AlbinoLeffe, perché no e perché sì. E perché...

09.06.2021 13:45 di Francesco Moscatelli   vedi letture
Un'altra entusiasmante serata
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Un'altra entusiasmante serata
© foto di Tommaso Sabino/TuttoLegaPro.com

Poche ore e sarai di nuovo al centro della scena. Non eri abituato, sta diventando in queste settimane una consuetudine, una consuetudine nella quale scopri di sentirti bene. Per te, AlbinoLeffe che sei arrivato fin qui, due buste prima di affrontare una nuova sfida. Ancora più difficile, ancora più gravata da pronostici avversi, per questo ancora più bella. Due buste: perché hanno ragione chi ti dice bravo è la tua ultima sera e perché hai tutte le carte in regola per deluderli, ancora una volta. E forse, se ti guardi bene, i messaggi per te non finiscono qui.  

PERCHE' NO - La partita di andata ha ribadito un concetto molto chiaro: la distinta e il peso di certi nomi che la distinta recita hanno sempre un ruolo importante in una battaglia di 180 minuti. Come probabilmente da sua tradizione l'Alessandria, anche domenica, non ha incantato a livello di gioco. Non è, di fatto, una squadra dalla filosofia "giochista", tanto per utilizzare una definizione ora molto inflazionata. Anzi, nel primo tempo, qualora si dovesse parlare di una manovra corale, questa veste più che altro la maglia bluceleste con almeno due occasioni nitide non concretizzate da Cori (prima su tiro-cross di Nichetti, poi su cross di Tomaselli), cui fa da contraltare non molto altro che l'insidioso tiro di Giorno ad inizio gara. Eppure, l'Alessandria è quella squadra che, in qualche modo, riesce (quasi) sempre a risolvere i rebus e questa è una indubbia, lodevole capacità: merito di giocatori come Arrighini, dedito per oltre un'ora di gioco al lavoro sporco ma bravo a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Una squadra contro la quale non si può mai sbagliare, e in questo aspetto l'AlbinoLeffe ha dovuto affrontare nella sua scala dei playoff un gradino rilevante, se confrontato con i precedenti avversari. La mezz'ora iniziale della ripresa ha visto probabilmente, per la prima volta in questi interminabili playoff, la "Celeste" in difficoltà: mai lo era stata in maniera esplicita, nemmeno nella scofitta interna contro il Modena, gara nella quale i seriani tutto sommato sono sempre stati all'interno di un vero e proprio testa a testa con i canarini. Al ritorno mancherà Giorgione, mezzala, capitano, bandiera. Il più talentuoso? No, anche se non di rado le sue conclusioni hanno risolto situazioni complicate anche in tempi meno felici. Però mancherà il suo carisma irreplicabile, la sua rabbia nel rincorrere ogni pallone, il suo coraggio nell'indicare la strada. Intanto, una delle immagini più belle di questa cavalcata bluceleste riguarda proprio il beneventano: quel pugno chiuso dopo il gol di caparbietà che domenica sera ha lasciato ancora aperti i giochi, quell'urlo che chiama a raccolta un popolo, piccolo numericamente ma che nemmeno l'esilio forzato di questi anni ha mai allontanato dalla squadra.

PERCHE' SI' - I playoff vivono di emozioni e gli stati d'animo sono sempre, in qualche modo, amplificati. Un gol seriano, anche solo uno, potrebbe marcare ancora di più le distanze tra euforia e paura. Paura per i ragazzi di Longo, il cui approdo in B rischia di diventare una chimera dopo aver bevuto l'amaro calice in riva al lago di Como; euforia per la banda-Zaffaroni, più performante lontano dalla Martesana e già in qualche modo vincitrice della propria sfida playoff. L'aspetto psicologico sarà dunque, ancora di più, chiave della serata -e che serata!- al "Moccagatta". La stagione regolare ha impresso sui tabellini soprattutto un nome (Manconi). I playoff blucelesti hanno invece portato alla ribalta una pluralità di nomi oltre all'esterno capocannoniere: c'è stata la giornata di Canestrelli (per il gioiellino toscano, a dire il vero, si dovrebbe parlare di mesi interi), c'è stato il pomeriggio di Tomaselli, la lezione di Gelli e la firma di Mondonico. Una piacevole alchimia, segno di un gruppo che cresce in progressione geometrica. Potrebbe arrivare la serata di Cori? La punta viterbese continua a produrre un lavoro non replicabile dagli altri attaccanti presenti in rosa: manca -ed è un suo rammarico, come ha recentemente riconosciuto [LEGGI QUI]- una frequentazione con il gol che sia qualcosa di più che un'affettuosa amicizia: certamente l'ex-Ternana, Carrarese e Santarcangelo avrà voglia di riscatto dopo un mercoledì volitivo ma non semplice nella personale liaison con lo specchio della porta. Ritrovare il tradizionale partner d'attacco può essere intanto una sicurezza in più per l'arieta di Grotte Santo Stefano. Già, un AlbinoLeffe che perde Giorgione ma che ritrova Borghini e Manconi. Più "riposati" (si fa per dire) dei propri compagni, i due reduci dalla squalifica possono rappresentare un'arma in più per le speranze di Zaffaroni. Borghini, dopo solide prestazioni difensive che gli sono valse il rinnovo del contratto, si sta ben comportando anche sulla fascia destra (zona in cui dovrà vincere ad ogni modo il ballottaggio con Gușu, autore domenica di un primo tempo davvero convincente); Manconi, dopo aver trascinato i suoi in diverse gare della stagione regolare, ha tracciato la via anche nelle prime gare dei playoff (Pontedera e Grosseto), prendendosi in seguito soprattutto la responsabilità di calciare il penalty decisivo al "Braglia". Al "Moccagatta", dopo un'andata di riposo, il ritorno chiama una prestazione all'altezza del nome impresso sulla maglia, se è vero che, arrivati ad una certa, sono i nomi a decidere chi rimane al tavolo e chi saluta.

PERCHE', COMUNQUE VADA, E' GIA' L'INIZIO DI UN NUOVO CAPITOLO - Con il fiato sospeso fino al triplice fischio. Ma qualcosa, a Zanica, già si è compreso. Quella chiamata playoff è un'avventura che cambia la percezione della presenza della società seriana nel calcio professionistico. Bello ma plausibile fino alla vittoria contro il Grosseto, le prime due gare della post-season sono state all'insegna di una moderata soddisfazione. Vincere non è mai semplice, nemmeno contro due toscane che amano (e sanno) giocare la palla. Eppure, una soddisfazione moderata per aver dato "semplicemente" il massimo all'interno di un proprio "dovere". 26 Maggio 2021, è qui, con la vittoria al "Braglia", che scatta invece una consapevolezza che raggiunge un punto dal quale, a Zanica e nell'abbraccio di una nuova casa che profuma di vernice fresca, non si tornerà più indietro. Una consapevolezza che marchia le esperienze professionali di tanti ragazzi blucelesti e marchia la storia della società stessa. Nemmeno l'AlbinoLeffe di Alvini, bene allenato dal tecnico fucecchiese e con una rosa sulla carta probabilmente (no, senza probabilmente) superiore a quella attuale, ha avuto l'occasione di vivere emozioni di questa portata. Da diversi anni narrata come società dedida ad una virtuosa programmazione, in queste settimane i media hanno riconosciuto nell'AlbinoLeffe la possibiltà di coniugare sostenibilità e risultato sportivo, smontando concettualmente, ancora una volta e in qualche modo, un'atavica dicotomia tra oculatezza e risultato, una incompatibilità solo apparente che diverse compagini del nostro calcio professionistico hanno peraltro, nei fatti, già più volte ridimensionato. Risultato sportivo degno di nota oppure clamoroso: lo dirà il campo. Anzi, i campi: quello del "Moccagatta", quelli di una eventuale finale e quelli di tante altre storie emozionanti che già sono pronte per essere propiziate, vissute, ricordate.