Pro Vercelli, intervista doppia ai fratelli Gatto: "Calciatori grazie a papà"

Pro Vercelli, intervista doppia ai fratelli Gatto: "Calciatori grazie a papà"TMW/TuttoC.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 6 novembre 2018, 13:40Girone A
di Valeria Debbia

Massimiliano e Leonardo Gatto, esterni offensivi della Pro Vercelli per lavoro, fratelli nella vita, si sono raccontati sulle colonne de La Gazzetta dello Sport. Convinti di non poter mai giocare insieme a causa del ruolo identico, quest'anno si sono ritrovati invece nella stessa squadra. E' stato Massimiliano a chiamare Leonardo dopo che si era fatto male un esterno, con la consapevolezza che la società della Bianche Casacche ne stava cercando uno. E' Leonardo a raccontarlo: "Quest’estate siamo rimasti senza procuratore, e quindi mi sono dovuto arrangiare. Il mio cartellino è dell’Entella fino al 2021, ma mi avevano comunicato che ero in uscita. E così ho trovato squadra grazie a mio fratello che mi ha avvisato dell’infortunio di un compagno. Mister Grieco, poi, lo avevo ai tempi di Pisa. Quindi tutto è venuto più facile".

Finora uno è subentrato all’altro, ma è Massimiliano a spiegare il perché: "Io non sono stato bene durante la preparazione. Ho perso un mese e mezzo per un infortunio e quindi non c’è stato un momento in cui stavamo al cento per cento entrambi".



Tra campo e vita condivisa, alla domanda chi è il più forte ci scherzano su: "Non spetta a noi dirlo" incalza Massimiliano, poi una pausa: "No, è che mi sta già guardando male...". E Leonardo controbatte: "Massi. Se avesse la mia testa sarebbe già in A". Facile anche fare confusione tra i due, come conferma Massimiliano: "Quasi sempre ci confondono. Ma anche ora nei vari siti, persino nelle formazioni. Spesso mi sento chiedere: “Ma tu sei Leonardo?”. La verità è che riconoscono sempre lui: più grande e più bello. Scrivetelo pure...".

Leonardo racconta la vita famigliare da piccoli, come i genitori li hanno instradati al calcio: "Dobbiamo ringraziare papà che ci ha portati in una scuola calcio a dovere, perché da noi non è facile trovare persone che lavorano per far uscire giocatori anziché soldi. Si faceva 60 km al giorno, dal lunedì al sabato. Abbiamo iniziato al nostro paese, Trebisacce, fino ai 10-11 anni. Poi ci siamo spostati al paese di Gattuso, a Cerigliano, dove c’è lo Sporting Club e un tecnico bravo, Guerino".

Inevitabile anche un parere sulla situazione del calcio italiano: "Sono state fatte cose brutte a molti giocatori - attacca Leonardo. - Con tre squadre in meno in B, tanti che avevano 2-3 anni di contratto e volevano guardare al futuro con la famiglia sono rimasti senza niente". "Penso a Paghera: giocava con me, aveva il riscatto in caso di salvezza - ricorda invece Massimiliano. - Il suo cartellino era dell’Avellino, fallito. Alla fine non ci hanno ripescati in B e lui è rimasto a piedi. Non è giusto".