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Trento, Tabbiani: "Ringiovanito squadra con giovani valore. Di Carmine? Società ha sue esigenze"

Trento, Tabbiani: "Ringiovanito squadra con giovani valore. Di Carmine? Società ha sue esigenze"TMW/TuttoC.com
Luca Tabbiani
Oggi alle 10:15Girone A
di Valeria Debbia

Luca Tabbiani, allenatore del Trento, è stato ospite di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio e Il 61, offrendo uno sguardo approfondito sulla stagione calcistica appena iniziata. 

Mister, la nuova stagione è iniziata, con tre gare ufficiali già disputate: una in Coppa Italia e due in campionato. Quali sono le sue prime sensazioni, vivendo il calcio da quel meraviglioso rettangolo verde, sul Trento e sulla rosa completata dopo la chiusura del mercato?
"Come avete detto, il rettangolo verde è la cosa più bella: lavorare lì è sempre una gioia, e quando manca si sente. La Serie C è, come sempre, un campionato molto combattuto, con partite equilibrate. Ogni girone ha tre o quattro squadre che puntano al vertice, ma c’è un grande equilibrio generale. I dettagli fanno la differenza: negli ultimi anni, dalla quarta alla decima posizione, si parla di due o tre punti di distacco. Questo dimostra quanto sia fondamentale restare lucidi e dare valore a ogni punto conquistato.Il mercato del Trento".

Parliamo del mercato: avete chiuso tante operazioni, e a me sembra una rosa omogenea, senza grosse lacune. Qual è la sua opinione, anche se immagino sarà “aziendalista”, come è giusto che sia?
"Condivido la sua impressione. Abbiamo lavorato in sinergia: in una squadra di Serie C, che ormai è gestita come un’azienda, ognuno ha il proprio ruolo. Il direttore generale, il direttore sportivo e gli allenatori collaborano, ognuno nel proprio ambito. Con il direttore ci siamo confrontati spesso: lui ha una conoscenza approfondita dei giocatori e mi ha messo a disposizione una rosa equilibrata, con coppie di giocatori per ogni ruolo. Questo ci permette di fare scelte ogni domenica. Ad esempio, nella prima partita contro la Giana, i subentrati hanno dato un contributo decisivo per il risultato. Sono soddisfatto: abbiamo ringiovanito la squadra con giovani di valore. Anche se parlare di “giovani” per ragazzi del 2004-2005 può sembrare forzato, perché a 20-21 anni hanno già una discreta esperienza. Di solito, il primo anno fuori dalla Primavera è un passaggio difficile, ma i nostri giovani mi hanno sorpreso positivamente: sono svegli, pronti e con buone conoscenze. Il direttore ha fatto un ottimo lavoro".

Chiudiamo il capitolo mercato con Samuel Di Carmine. L’anno scorso molti dubitavano di lui per età e problemi fisici, ma ha smentito tutti. Quanto le dispiace non averlo più?
"Samuel è un giocatore a cui sono molto legato, non solo professionalmente ma anche umanamente. Abbiamo costruito un rapporto speciale, e il dispiacere è anche per questo: è come perdere un amico che cambia città. La società, però, ha le sue esigenze, e l’allenatore deve rispettare le decisioni, dando indicazioni sulle caratteristiche dei giocatori desiderati. Con Samu il rapporto va oltre il campo, è bello e puro, e lo porteremo avanti anche in futuro. Calcisticamente, non serve che sia io a commentare le sue qualità".

Mentre Serie A e B si fermano per le nazionali, la Serie C va avanti. Sabato inizia il terzo turno di campionato. Facendo un passo indietro, cosa può dirci della partita contro l’Union Clodiense? E vede il Brescia, partito con una sconfitta a sorpresa contro l’Arzignano, come possibile outsider nella lotta al vertice con Vicenza e Cittadella?
"Non vedo il Brescia come un outsider, ma come una candidata a lottare per la promozione, insieme a Vicenza e Cittadella. Ha tantissime qualità, così come l’Inter Under-23, che crescerà molto durante la stagione. Sul match con l’Union Clodiense, è stata una partita particolare: siamo partiti bene, con la sensazione di poter colpire, ma un gol su punizione rapida ci ha condizionati. Non amo parlare di “merito”, ma credo che avremmo potuto ottenere qualcosa in più. Tuttavia, nelle prime giornate è fondamentale costruire un’identità forte e sapere cosa fare. Il campionato è lungo: lo divido in tre blocchi. Nella prima parte si costruisce la base, nella seconda e terza si trovano le certezze per affrontare la fase decisiva.La prossima sfida: Novara".

Parliamo della prossima gara, in casa del Novara. Che difficoltà si aspetta in Piemonte?
"Il Novara è una squadra di quella fascia dal quarto al decimo posto, dove c’è grande equilibrio. Sarà una partita potenzialmente da scontro diretto. È una squadra competitiva, che ha cambiato tanto sul mercato, in una piazza importante. In Serie C, tolte le big, non ci sono partite scontate: l’equilibrio regna, e un episodio può fare la differenza. La nostra squadra sta crescendo, anche fisicamente: questa settimana ho visto un ulteriore passo avanti. Il Novara tende a giocare e a portare molti uomini in avanti, quindi mi aspetto una partita aperta e divertente".

Nel vostro girone c’è la Triestina, che sta vivendo un momento difficile, con una penalizzazione di sei punti. È presto per parlare di un girone falsato?
"Sono legato alla Triestina: ci ho giocato tre anni e mezzo, lì è nata mia figlia. Mi dispiace vederla in questa situazione. Non conosco i dettagli, ma sembra che qualcosa a livello di capitale sia stato risolto. Se la rosa resterà competitiva, nonostante la penalizzazione, può ambire ai playoff. Certo, i punti di penalità sono una botta, ma la squadra ha qualità. Spero che situazioni come questa, che danneggiano l’immagine della Serie C, si risolvano. Lavoro in una società serissima, come altre in cui sono stato, dove si è trattati da professionisti. Purtroppo, non tutte le realtà sono così, ma dipende anche dalla fortuna di trovare società che rispettano i lavoratori.L’importanza del senso di appartenenza".

Chiudiamo con un volto nuovo, Riccardo Fiamozzi, trentino doc. Quanto è importante per un allenatore avere giocatori che sentono la maglia come casa, a livello psicologico ed emotivo?
"È una domanda che apre un tema importante, il senso di appartenenza, di cui parlo spesso con il presidente. Negli ultimi anni si è un po’ perso: i giocatori cambiano squadra frequentemente. In passato, figure come Maldini o Totti incarnavano questo valore, che oggi si vede meno. Credo che il legame con la squadra, i tifosi, l’ambiente dia qualcosa in più. Riccardo, essendo di Trento, lo rappresenta naturalmente, ma si può costruire anche con chi non è del posto, giocando anni nello stesso club. Un gruppo con fondamenta solide trasmette meglio i valori della società e aiuta i nuovi a integrarsi. La mia esperienza da giocatore, come alla Triestina, lo conferma: il legame".