Crotone, lo sfogo di Vrenna: "Non mi vergogno di essere il figlio del Presidente. Basta con minacce e offese, ripartiamo"

Raffaele Vrenna, direttore generale del Crotone, in una lunga conferenza stampa ha analizzato la stagione che è stata e quella che verrà: "Ho fatto tante conferenze in questi anni e questa è una delle più difficili perché viene dopo una stagione amara. Inizio da alcune vicende che mi riguardano personalmente, tra squalifiche e quant'altro. Voglio scusarmi con i tifosi che ci seguono da tutta una vita. Il mio comportamento in alcune occasioni non è stato professionale o consono per un dirigente. Ci ho sempre messo la mia passione, quasi da tifoso, sbagliando. Se devo fare un bilancio personale, queste cose mi hanno segnato particolarmente. Purtroppo il mio nome e le mie vicende vengono strumentalizzate tante volte.
Quello che succede a me capita a tante persone, ma se capitano a me la risonanza è doppia. Non perché io sia un fenomeno ma perché si preferisce attaccare chi è più debole e non chi è più forte. So di essere in questa azienda in qualità di figlio del presidente e non me ne vergogno: per svolgere questo lavoro ho faticato e non poco, perché negli anni precedenti ho rivestito diverse cariche, non sono stato direttore generale da subito. Ho fatto le mie esperienze fuori, anche fuori dall'ambito calcistico e anche fuori da Crotone. Ho studiato, ho cercato di evolvermi nell'ambito della mia carriera perché ho cercato di trovare la mia strada. Nessuno mi ha imposto di fare questo lavoro, è stato casuale, è una mia passione.
Non capisco perché io debba essere diverso da chi lo fa per mestiere, sembra che questa sia una casta. Mi occupo anche dell'area tecnica ma non solo: il mio compito è riuscire ad amministrare un'azienda, insieme a mio padre, nel miglior modo possibile, cercando di far quadrare i conti. Ci sono società che scompaiono dall'oggi al domani, noi vogliamo che Crotone possa vantarsi di avere una società, anche perché di cose di cui vantarsi in città ce ne sono poche. Ho letto attacchi personali, mi si imputa la colpa di non so che cosa. Voglio ricordare che qui si tende a dimenticare il buono e a ricordare solo le cose cattive: ricordo che quando andammo in Serie A con giocatori come Simy e Messias, quei giocatori Ii portai io.
Quando siamo andati in Serie A il Crotone è cambiato drasticamente aziendalmente parlando: se oggi il Crotone ha un nome è anche grazie agli ultimi 10 anni tra Serie A e B. Ha una storia pregressa di due imprenditori che hanno dato tutto, negli ultimi 20 anni qui grazie ai fratelli Vrenna, e non al sottoscritto, ci sono state 17 stagioni in B e tre in A. Il sottoscritto è arrivato per dare continuità a un'azienda di famiglia, con le mie capacità. Di sicuro nel mondo c'è gente più capace di me ma costa anche più di me. Noi cerchiamo di fare le cose in una certa maniera, dare continuità a un'azienda in questo territorio, e non è facile.
Non capisco di cosa mi si dà la colpa: negli scorsi anni ero assente per motivi diversi di gestione, purtroppo è arrivata una retrocessione in B. L'anno dopo ero a Vercelli, sfiorando i quarti di finale dei playoff con Lerda. Sono tornato a Crotone perché quando vedevo i risultati in TV era una pugnalata, una sofferenza. Sono tornato perché amo questa città, questa squadra, è la squadra della mia famiglia, non potrei essere in un altro posto. Vorrei essere trattato nello stesso modo in cui viene trattato un professionista. Se sbaglio devo pagare, se faccio bene non voglio essere attaccato. Non voglio fare assolutamente la vittima ma io prendo sempre meno di quello che faccio.
Ribadisco le mie scuse, se devo imputarmi una colpa quest'anno è stata la troppa veemenza, la troppa voglia di vincere, forse io più di tutti. Quando gli attacchi si fanno in modo costruttivo, in modo dignitoso, a me piace. Lessi un commento: 'Non sono comportamenti da dirigente'. Lo apprezzai. Però quando poi leggo minacce e offese a me, alla mia famiglia, a mio figlio, da parte di gente frustrata che si sente inferiore, mi domando chi me lo faccia fare. Dove voglio arrivare? Bisogna smetterla con quest'usanza di ascoltare chiunque, non si può ascoltare la persona della strada perché magari non gli hai preso il nipote, basta con attacchi strumentali verso le persone. So di essere antipatico e burbero a volte ma tutti noi abbiamo un io, una personalità. So di avere avuto buone intuizioni nel passato, so di aver fatto degli errori come li fanno tutti, non sono Gesù, anch'io sbaglio a volte. Vorrei che questa conferenza sia il modo per poter ripartire più compatti di prima perché ci aspetta un campionato difficile.
L'altra volta ho sentito una domanda fastidiosa sui proclami dell'anno scorso. Io ricordo che avevo parlato di umiltà, del Catanzaro che era una squadra forte. Ricordo anche gli attacchi giunti da Catanzaro per dei diverbi con una persona esterna al club: non voglio tornare sull'argomento ma dire solamente che ho mille amici lì, stimo tutta la Calabria, i campanilismi non trovano spazio nella mia persona. Io non sono solo crotonese, sono calabrese. E vorrei dire che non ci sono mai stati proclami di vittoria: ho detto che sarebbe servita umiltà, quella che non c'è stata. Vorrei ricordare solo che abbiamo fatto 80 punti, avevamo 15 punti di vantaggio sulla terza.
E non voglio dilungarmi a ribadire il concetto completamente errato di questo format, di questa Lega, che non ti permette di avere introiti, in C non c'è un'entrata. Ci sono mille problematiche che non ci fanno lavorare sereni. Noi abbiamo preso un milione e mezzo di euro di paracadute a fronte di un budget di almeno 6,5 milioni lordi. Vedo gente che fantastica, qua parliamo di soldi, non di carte finte. Voglio che la gente mantenga i piedi per terra: il Paese è fortemente in crisi e il calcio non è da meno, non solo la Lega Pro ma anche la Serie A. In tre anni non prenderemo minutaggio a fronte di squadre che immettono meno del dovuto nel mercato della Lega. Anche se dovessimo fare una squadra giovane è solo ed esclusivamente perché vogliamo riproporre un calcio diverso.
L'anno scorso non abbiamo vinto ma chi ha la ricetta per vincere. Se avessimo scelto un altro al posto di Lerda non sappiamo come sarebbe andata: magari peggio, magari meglio. Anche quest'anno abbiamo fatto diversi colloqui ma non è detto che scegliendo un allenatore si costruisca la ricetta per vincere. Vincere è la cosa più difficile del mondo: il Catanzaro ci ha messo 17 anni per vincere, ha fatto un campionato stratosferico perché aveva voglia di rivalsa, aveva fame, aveva visto le altre, noi comprese, in leghe maggiori. Quindi vi dico di tornare coi piedi per terra: il Crotone è un divertimento, dev'essere un piacere. Sono contento di un dato: in Serie B abbiamo avuto una partita con 250 spettatori. Ai quarti di finaIe playoff di C col Foggia c'erano 7mila persone.
C'era un allenatore a 4 punti dalla prima, abbiamo dovuto esonerarlo perché la piazza esigeva. Non so quali proclami sono stati fatti, sono stato quello con i piedi più a terra di tutti. Poi ho avuto dei comportamenti irriguardosi, cioè le squalifiche di campo, perché dei provvedimenti attuati nei miei confronti ne parlerò nelle sedi giudiziarie perché sono state strumentalizzazioni verso la mia persona. Ma non voglio che ci si confonda tra le squalifiche da campo e le inibizioni, c'è gente che non capisce di cosa parliamo.
Col Picerno sono stato attaccato da un giocatore nel sottopassaggio: la squalifica è stata revocata vista che è stata dimostrata la mia innocenza. Però nessuno si è prodigato a parlarne come quando sono stato attaccato. Perché è facile scrivere quando devo essere attaccato.
Non dobbiamo parlare sempre del passato, dei suoi errori e delle sue vittorie. Il passato è dietro, c'è il presente. E non dobbiamo parlare nemmeno del futuro altrimenti si cade nell'ossessione. Vogliamo solo che il futuro sia migliore per questa società e per questa città. Noi stiamo avendo grosse difficoltà e vorremmo il sostegno della popolazione di Crotone, comprese le critiche costruttive".
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