A CUNEO ABBIAMO SCOPERTO CHE NON ANDARE AI MONDIALI ERA UNA BAZZECOLA. LA GRANDE FARSA CHE TUTTI ASPETTAVANO. UN CAMPIONATO MUTILATO E IL CONTROSENSO CR7

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
19.02.2019 00:00 di Ivan Cardia   vedi letture
A CUNEO ABBIAMO SCOPERTO CHE NON ANDARE AI MONDIALI ERA UNA BAZZECOLA. LA GRANDE FARSA CHE TUTTI ASPETTAVANO. UN CAMPIONATO MUTILATO E IL CONTROSENSO CR7
TMW/TuttoC.com

“L’ultima farsa”. “Pagina nera”. I toni sono drammatici, anche il richiamo al farsesco fa pensare che in fin dei conti si sia davanti alla più classica situazione italiana. Grave, ma non seria. Le parole sono quelle di Gravina e Ghirelli, presidente FIGC e Lega Pro. Il riferimento, chi naviga su queste pagine lo saprà, è a quel 20-0 tra Cuneo e Pro Piacenza. Cancellato con un colpo di spugna dal giudice sportivo, ma soltanto dagli almanacchi del campionato. Dalla nostra coscienza calcistica sarà difficile lavarlo.

I toni, dicevamo, sono drammatici. Dispiace, da queste parti, usare tinte fosche. Però non ci sono molti modi per definire undici professionisti chiamati a giocare contro sette ragazzini più un massaggiatore. Il numero attaccato con lo scotch. Verrebbe quasi da ridere, appunto. Invece a Cuneo abbiamo scoperto che non andare ai Mondiali era una bazzecola. Un dramma sportivo, ma parte del gioco. Contro la Svezia s’è persa la qualificazione, mica la dignità. A Cuneo invece no. Si è persa la dignità di chi giocava e la dignità di chi non giocava. All’estero ci ridono dietro, perché sembra incredibile che una cosa del genere succeda in uno dei primi cinque campionati d’Europa. Chiamiamolo ancora professionismo, se vogliamo.

Era una farsa, quella di Cuneo, con tante sfumature. Molte ancora da raccontare. Vi consigliamo di rimanere su queste pagine, perché terremo la luce accesa. Ci faremo raccontare da chi ha vissuto questa barzelletta che non faceva ridere e s’è chiamata Pro Piacenza, almeno fino all’esclusione dal campionato. Era una figuraccia annunciata, il tentativo di salvare la faccia è andato perduto. Rinviare le partite non è bastato per risolvere la situazione, come qualcuno magari aveva promesso. Né per estromettere i rossoneri dal campionato prima che succedesse l’irreparabile. Il colpo di teatro.

È l’ultima volta. Lo leggevamo un anno fa, a sparire era il Modena. Con tutto il rispetto per il Pro Piacenza e anche per il Matera, un tonfo ancora più clamoroso, vista la storia dei canarini. Può capitare, c’è la crisi, mica solo fuori dal calcio. Ora però il caso Modena non è rimasto isolato, si è duplicato nel giro di un anno. Ci fermeremo qui? È la domanda da porsi a questo punto. Perché a Cuneo c’era una squadra con i ragazzini da un lato. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Il 20-0 arriva da una società poi penalizzata per una fideiussione non presentata, né quando sarebbe dovuto avvenire, né quando un inspiegabile atto giudiziario avrebbe riaperto le porte. Non abbiamo notizie che a Cuneo, o a Lucca, la situazione sia drammatica come lo era (è? Ci sono stipendi da pagare) a Piacenza o Matera. Però il -8 e i 350 mila euro di multa (a proposito: a un certo punto sarebbe carino sapere qual è la data entro cui versarli) lasciano aperte tante porte. Ne avremmo fatto a meno.

È un campionato mutilato, quello che viviamo in Serie C. In questo momento non abbiamo neanche idea di quale sia la classifica. In giornata la Lega Pro dovrebbe fare chiarezza con un comunicato. È un attorcigliarsi di eventi che hanno tante responsabilità, per il passato. Ma vanno risolte per il futuro. È questa la responsabilità che hanno ora Gravina e Ghirelli, richiamati non a caso. Perché potranno dire di non aver causato tutto questo: lo abbiamo raccontato spesso, avevano avvisato il commissario che tutto ciò sarebbe potuto accadere. Ma ora la palla è in mano a loro, ora la responsabilità è loro. È il senso di un’istituzione. Chi c’è non può dire “Eh, ma prima non c’ero”. Chi c’è rappresenta anche quel che è stato e soprattutto quel che sarà. È un campionato mutilato, nel numero delle squadre e nella competizione. Negli ultimi anni non vi è stata stagione in cui non si sia chiuso con qualche defezione. È un affare a perdere, il calcio, in questo momento. Affidato a chi vuole speculare o a chi lo fa solo per passione. I primi esauriscono le risorse e scappano, i secondi a un certo punto perdono la passione senza tornaconto. Vogliamo davvero credere che sia possibile andare avanti così?

Spiegatelo a Cristiano Ronaldo. È il controsenso del calcio italiano di oggi. In Serie A gioca il calciatore più famoso al mondo, in Serie C va in campo il massaggiatore.