Caro Babbo Natale... Salute, lavoro e speranza per la Serie C. E anche una botta di culo di tanto in tanto

23.12.2020 00:00 di Luca Bargellini Twitter:    vedi letture
Caro Babbo Natale... Salute, lavoro e speranza per la Serie C. E anche una botta di culo di tanto in tanto

Caro Babbo Natale,

E’ un po’ di tempo che non ci sentiamo, ma so bene che ti ricordi di me e quindi vado subito al sodo. Poche chiacchiere e una lista di richieste che avrebbero del ragionevole se non stessimo chiudendo l’anno peggiore dal dopoguerra ad oggi. Occupandomi su queste pagine di calcio, quindi la più importante fra le cose prive d’importanza, puoi anche affrontare queste righe con il giusto impegno.

La prima cosa che ti vorrei chiedere è la salute. Banale? Sì, lo è, ma in ambito pallonaro ha molte declinazioni. La prima è, ovviamente legata alla pandemia di Covid-19. Quanto avvenuto in occasione di Casertana-Viterbese è la dimostrazione di come sia difficile il momento attuale in Serie C. Fra buon senso e rispetto delle regole, la realtà è che non c’è una via migliore delle altre. La verità è che spesso le normative per tutelare la collettività non riescono a perorare la singola causa e, dunque, fatti come quelli del ‘Pinto’ non possono far altro che scontentare qualcuno. Dipende da quale lato si affronti il problema.
Parlare di salute in Lega Pro significa, anche, parlare di una crisi sistemica che ha scosso nelle fondamenta tutta la struttura del pallone italiano, colpendo in particolar modo le fasce più basse e quindi più deboli. Molte delle aziende che si trovano alle spalle delle società di Serie C stanno, infatti, affrontando un crollo dei ricavi che ha reso, in molti casi, difficile sostenere i costi di un settore di rappresentanza come quello del calcio. Gli aiuti delle istituzioni sono arrivati, ma solo in parte, e gli stadi ancora vuoti hanno trasformato un movimento anemico in uno in evidente stato di malessere. Per il nuovo anno servirebbe, dunque, un maggiore supporto sia economico che strutturale alle società, in modo tale che anche il contenimento della pandemia sia più semplice.

L’altra cosa che ti chiedo è un po’ di lavoro. O meglio, un ottimo lavoro da parte di quello che dal 12 gennaio prossimo sarà il nuovo governo della Serie C. Francesco Ghirelli, Marcel Vulpis e Luigi Barbiero sono i tre candidati alla presidenza emersi nelle ultime settimane, ma ancora è difficile fare previsioni circa l’esito delle consultazioni. Ghirelli ha incassato una bella iniezione di fiducia con l’approvazione del bilancio 2020 con un solo voto contrario (i soliti ben informati parlavano di profonda spaccatura… bah), mentre Barbiero ha dalla sua quel Cosimo Sibilia oggi a capo della Serie D e prossimo rivale di Gabriele Gravina alle presidenziali FIGC. Vulpis, invece, rappresenterebbe una profonda discontinuità rispetto al passato. Non avendo, però, alcun tipo di esperienza in ambito istituzionale i dubbi circa il suo profilo rimangono.
Al di la delle varie differenze fra i candidati, quello che servirà alla Lega Pro per il prossimo quadriennio è un progetto che sappia alleggerire il peso dei problemi attuali (defiscalizzazione, semiprofessionismo), ma al tempo stesso portare avanti, di concerto alle altre leghe (capito Balata?) e alla Federazione la riforma dell’intero sistema. Prendendo l’intera torta economica a disposizione del pallone e suddividendola rispettando l’importanza, il peso e il ruolo di ogni parte. Perché se nessuno nega alla Serie A il compito di trainare tutte le altre carrozze del treno, allo stesso tempo alla C non può essere chiesto di produrre talenti per i grandi palcoscenici senza la giusta liquidità a disposizione. Sarebbe come chiedere ad uno chef un prelibatezza per il pranzo del 25 portando, però, in cucina ingredienti presi al discount.



L’ultima mia richiesta è la speranza. Speranza che i tifosi delle sessanta realtà della C possano mantenere la stessa passione mostrata prima della pandemia anche per il futuro. Perché il rischio che l’attuale crisi concentri ancora di più l’attenzione sulle grandi piazze e le grandi squadre, sotto i riflettori anche in questo momento, rispetto alle realtà locali e regionali, è fortissimo. Il campanilismo è un modo per dare valore alla propria identità, alla propria unicità e il proprio orgoglio, anche se per certi professori è sinonimo di provincialismo.
La speranza, poi, è quella che personalmente voglio coltivare nei confronti dei lettori e dei colleghi. Che i primi abbiano sempre la compiacenza di leggere tutto quello che viene scritto senza dare giudizi subito dopo il titolo e che i secondi si ricordino di parlare di calcio, ovvero di un divertimento, e non di cronaca nera, giudiziaria o politica. Prendersi troppo sul serio, sentendosi fenomeni, non serve davvero a nulla.

Con questo passo e chiudo, caro Babbo. Magari ci sentiremo il prossimo anno o magari no. Chissà…

Stammi Bene

Ps: Ah… quasi dimenticavo. Se puoi aggiungere anche una botta di culo, di tanto in tanto, per questa mia Serie C non mi dispiacerebbe!