Da tecnico del futuro all'esonero, la brutta parabola della bandiera Stefani a Pordenone. La Juve Next Gen e il contrappasso dei tre big: la Coppa Italia va al Vicenza

12.04.2023 00:00 di  Tommaso Maschio   vedi letture
Da tecnico del futuro all'esonero, la brutta parabola della bandiera Stefani a Pordenone. La Juve Next Gen e il contrappasso dei tre big: la Coppa Italia va al Vicenza
TMW/TuttoC.com

Ci tengo a sottolineare che non è una scelta di ripiego, abbiamo dovuto anticipare i tempi. Se si cambia allenatore quando una squadra è tre punti dal primo posto e terza in classifica è evidente che abbiamo un obiettivo importante. Stefani ha delle caratteristiche per fare l'allenatore in futuro”. Parole che sono invecchiate malissimo nell'arco di poco più di un mese e sei giornate di campionato. A dirle fu il direttore sportivo del Pordenone Matteo Lovisa in occasione della presentazione di Mirko Stefani, ex capitano e bandiera neroverde, chiamato a inizio marzo a sostituire Domenico Di Carlo sulla panchina di una squadra che era in piena corsa per la promozione.

Parole che facevano presagire un progetto di ampio respiro con un tecnico esordiente, ma che conosceva profondamente l'ambiente e aveva la stima di tutti e che invece sono finite sugli scogli di risultati e prestazioni ritenuti, anche in questo caso, non all'altezza. Nell'arco di questo mese infatti la situazione in classifica è peggiorata (ora il Pordenone è quarto), la promozione diretta è sfumata a favore della Feralpisalò e quello che doveva essere l'allenatore del futuro è stato esonerato dopo otto punti (2 vittorie, 2 pari e 2 sconfitte) conquistati in sei gare a favore del ritorno del vecchio Di Carlo. Un dietrofront a 360 gradi da cui la società friulana non esce bene a livello d'immagine e di programmazione. Se già si faticava a capire le motivazioni di un allontanamento del tecnico che era ancora in corsa per la promozione diretta (ma ormai certi esoneri non ci sorprendono più in Serie C come in Serie B dove c'è sempre più frenesia e la pazienza è ridotta ai minimi termini, con i risultati che spesso non cambiano) ancora più fatica si fa a capire questa giravolta con una bandiera, con 166 presenze in neroverde, come Stefani sedotta e abbandonata come si potrebbe fare con un signor nessuno. Il calcio è crudele si sa e non guarda in faccia nessuno, ma da una società attenta a certi valori e che si è sempre considerata una famiglia magari ci si attendeva un comportamento diverso nei confronti di uno dei suoi simboli a cui il presidente Mauro Lovisa ha lasciato aperta la porta sottolineando che la stima resta immutata.

Postilla sulla Coppa Italia di Serie C che ha visto il Vicenza trionfare di fronte a una Juventus Next Gen che per l'occasione si era rinforzata con tre giocatori che ormai sono in pianta stabile nella rosa di Allegri come Barrenechea, Iling Junior e Soulè. Una scelta legittima, e che non infrange alcuna regola, ma che aveva fatto storcere il naso a più di qualcuno visto che ormai i tre sono stati promossi e farli “retrocedere” per una finale poteva apparire come una sorta di “concorrenza sleale”. Alla fine i tre non solo non hanno fatto la differenza in positivo, ma addirittura uno di loro – l'esterno Iling Junior – è stato protagonista in negativo con un rigore sparato alle stelle che avrebbe potuto tenere aperta la speranza di rimontare e portare la finale almeno ai supplementari. Una sorta di contrappasso che ha spento le speranze bianconere e permesso al Vicenza di alzare meritatamente al cielo la sua seconda Copppa Italia Serie C a distanza di oltre 40 anni dalla prima.