FIGLI E FIGLIASTRI, I MINORI SEMPRE SNOBBATI: QUANTE PUGNALATE ALLA SERIE C! NESSUNO VEDE, NESSUNO SENTE...E PURTROPPO NESSUNO PARLA

Nata nello stesso anno dei "Simpson", pensando che questo non sia un caso.
Collaboratrice di TuttoC.com e TuttoMercatoWeb.com, se capita anche in radio e tv. Appassionata di calcio, quello vero.
05.04.2018 00:00 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
FIGLI E FIGLIASTRI, I MINORI SEMPRE SNOBBATI: QUANTE PUGNALATE ALLA SERIE C! NESSUNO VEDE, NESSUNO SENTE...E PURTROPPO NESSUNO PARLA

Sta ovviamente tenendo in banco, in Italia, il caso Milan, che ha riempito, e a breve continuerà a farlo, le cronache sportive e non solo, non tanto per il campo, quando per l'indagine della procura, attraverso il modello 45 che non prevede ipotesi di reato e nemmeno indagati, circa il passaggio di quote da Fininvest al broker Li Yonghong, per il quale sarebbe possibile, nel caso in cui la procura individuasse invece il reato di riciclaggio, una rogatoria internazionale alle autorità cinesi. Il tutto non è poi esaurito a questo, considerando che Li Yonghong, per rimanere a capo dello storico club rossonero, dovrà adempiere agli obblighi di azionista di maggioranza e rifinianzare il suo debito con Elliott, il fondo angloamericano che tramite prestito permise il closing con Fininvest. Se così non fosse, visto l'ingente prestito, la società costituita da Elliott e Blue Skye Investment, potrebbe procedere all’escussione del pegno divenendo quindi proprietaria del Milan. Situazione non facile, che vede come spettro la non iscrizione alle Coppe europee per la stagione ventura. Ma si respira grande ottimismo nell'ambiente rossonero.

Tanto clamore per tutto questo, ma chi è abituato con i palcoscenici della Serie C, quei tifosi e quegli addetti ai lavori che per la categoria e i vari club fanno davvero sacrifici, cosa hanno evinto da sintesi fatta per il blasonato Milan? Niente di diverso da quello che succede troppo spesso nella terza serie professionistica italiana, per la quale non si ha però questa sensibilizzazione dell'opinione pubblica, ma anzi, quando qualche noto quotidiano si degna di dedicare un breve trafiletto al caos Vicenza o alla situazione dell'Arezzo, subito il popolo si scaglia come contro Gesù nel biblico episodio della scelta tra il martire e Barabba, perché tanto la Serie C è il problema del mondo pallonaro italiano, la Serie C è la categoria che non conta niente, è la categoria che costa senza dare ricavi, è la categoria dove militano piazza del quale neppure si sa la collocazione geografica. E allora perché perderci tempo, anzi, riduciamola, mettiamola ai margini.
Però poi si chiede l'ingresso nel campionato delle squadre B delle big del Bel Paese, si chiede il massiccio impiego di giovani provenienti dalle medesime (e si incentiva questo con finanziamenti provenienti dalla Lega e aiuto delle società nel pagamento degli stipendi), si chiede che li siano fatti esperimenti per alcuni cambi di regolamento: le cinque sostituzioni...docet.
Allora serve o non serve questa Serie C? Perché, signori e signore, non funziona così, non si può considerare a torna comodo una categoria professionistica, che, come le altre due, Serie A e B, merita rispetto: un rispetto che ogni categoria merita, e alla quale viene dato, a tutte ma non alla C. Ma mancare di rispetto alla categoria, vuol dire mancarlo anche a chi per essa lavora, a chi si fa le ossa, a chi la vive e cerca di raccontarla – in campo o fuori – con passione, a chi ha capito che è un'opportunità e non un problema. Il fatto che sia la figlia minore di un sistema non significa niente.



Il problema nasce però dal fatto che se buona parte di chi in prima persona la vive non la rispetta, è difficile che la rispettino gli altri. Nessuno ha notato che quella che si è aperta nell'immediato post Pasqua è forse la settimana più particolare: dopo il Modena fallito e il Vicenza in esercizio provvisorio, da ora in avanti si dovrà fare i conti con l'Arezzo che per mantenere la categoria e sperare che l'esercizio provvisorio giocherà ogni tre giorni, con l'Akragas retrocesso che ha mandato avanti la telenovela con il gruppo iraniano, con il Matera che forse chiederà l'esercizio provvisorio per quei quattro calciatori non pagati...insomma, con tante società immerse dei problemi dei quali però non si parla. Tanto sono in Serie C. Peccato che tanti dei problemi della categoria arrivino dai club retrocessi dalla B – Vicenza e Modena su tutte – che crea il caso ma riesce poi a liberarsene prima che sia tardi, scaricando il barile sulla sorella minore. Urge intervenire, e farlo quanto prima, almeno in un periodo sufficientemente antecedente all'avvio del prossimo campionato: ma prima di parlare di riforma e numero di squadre si deve riflettere su altro. Intanto sulla paventata istituzione di una sorta di comitato etico che vigili su chi si avvicina al calcio, poi su tutto il resto; difficilmente si potrà ripristinare il numero delle 60 squadre volute da Gravina, ma riprendere in considerazione una lega a due serie, un utilizzo diverso dei cosiddetti under, una maggior valorizzazione del calcio giovanile dei club che partecipano alla Serie C, una rivisitazione degli impianti sportivi è sicuramente possibile. Che il tutto giri intorno al lato economico è ovvio, ormai i club sono aziende e come tali vanno trattate, anche a livello di regolamento: e allora venga il Var, ma non l'impiego di calciatori perché nato entro o dopo un tale anno. Preferiamo la meritocrazia, diamo la possibilità ai direttori di scegliere su chi investire, anche dal proprio vivaio, per poter poi proporre davvero il futuro del calcio. Così si può ripartire. Così si può valorizzare un prodotto.

Una novella per chiudere questa riflessione: in una bella città che vive di calcio, dove lo stadio è all'ombra di una bellissima torre, un luminare del calcio porta a far aziendalismo un signore, che sì, premia con la promozione la squadra di quella città, ma le regala anche un debito quasi impossibile da saldare se non per merito di futuri (e forse folli!) benefattori. Prima del crac, da quella bella città tutti fuggono, rimangono solo figli e figliastri a provare a salvare alla meno peggio la barca che in qualche modo, ammaccata dalla tempesta, evita comunque la fine del Titanic. Tutto è bene quel che finisce almeno parzialmente bene, ma succede che il luminare, per altro pochi chilometri più in la, si ripresenta per fare calcio, aiutato da un altro cavaliere che di cosa sia questo sport ne ha poca idea, si sente solo parlare di un cane e poco altro. E' davvero questa la foce dove si vuole far arrivare la Serie C? Viene da chiedersi questo.
Ma alt, di un cane proprio nella città dove lo stadio è all'ombra delle bella torre prima citata, se ne sentì parlare molti anni fa: si, un cane presidente, un cane che ha fatto la gloria di una società. Tra l'ilarità collettiva, ma così è stato. I miracoli, però, succedono una volta ogni tanto, Lazzaro solo una volta si è alzato per tornare a camminare...