IL CALCIO ITALIANO FA SCHIFO. DALLA ROMA UNA BELLA LEZIONE PER IL NOSTRO PALLONE. LIVORNO E SAMB, IL CALCIO SI FA COL CERVELLO O COL CUORE. LA PANCIA CONSIGLIA MALE

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
11.04.2018 00:00 di Ivan Cardia   vedi letture
IL CALCIO ITALIANO FA SCHIFO. DALLA ROMA UNA BELLA LEZIONE PER IL NOSTRO PALLONE. LIVORNO E SAMB, IL CALCIO SI FA COL CERVELLO O COL CUORE. LA PANCIA CONSIGLIA MALE
TMW/TuttoC.com

E quindi il calcio italiano fa schifo. O forse no. Decisamente no. Raccontatecela un’altra volta, quella storiella. Avvilito, vilipeso, nell’anno più brutto della sua storia recente a livello di nazionale, il pallone nostrano dà e riceve una bella lezione quando meno se lo aspetta. Dall’Olimpico, dalla Roma che batte i supercampioni del Barcellona. Siamo su TuttoC, si parla di Serie C, ma si parla soprattutto di calcio. E  la serata dei giallorossi è stata la serata di chiunque ami il calcio, sopra ogni cosa.

La vittoria della Roma è stata bella soprattutto perché presuntuosa. Nessuno ci credeva davvero, a parte i giallorossi che sono andati in campo. Ci hanno creduto, hanno ottenuto. Può essere una lezione: può insegnarci che non tutto è da buttare. Che forse è vero quello che si dice di noi italiani: sappiamo tirare fuori il meglio quando siamo al minimo. Al livello più basso immaginabile, come movimento, ci siamo già arrivati. La Roma, per qualsiasi squadra si tifi, ci insegna che possiamo rialzare la testa. Vale in Champions League, vale in Serie C, vale per tutto il movimento: siamo nelle sabbie mobili, ma sappiamo tirarcene fuori. 

Torniamo alla Serie C, torniamo al nostro orticello. Torniamo al Livorno, che sta buttando quella che sembrava una stagione perfetta. Il calcio si può fare in due modi: col cuore o col cervello. In entrambi i casi non si sbaglia. Se invece si fa calcio con la pancia, gli errori arrivano e si pagano. Ora, non posso certo insegnare come si fa calcio a Spinelli, uno che ha costruito grandissime storie di pallone. Però da marzo in poi non ne ha fatta una giusta: Sottil avrà pure le sue colpe, ma lui e Facci avevano costruito qualcosa, prima di tutto nel rapporto con la squadra. Lo stesso Foschi, che a Renate ha fatto ottime cose, non merita di essere giudicato per le cinque partite alla guida dei labronici. Sono semplicemente da dimenticare: ora la coppia Sottil-Facci è tornata, la squadra dovrà smaltire alcuni mal di pancia (leggasi il riferimento alla vicenda di Vantaggiato e Mazzoni), ma il campionato è tutto fuorché compromesso. Il Siena si trova lì con merito ma anche per demeriti altrui: gli ingredienti per una volata finale divertente, e non dettata da colpi di testa e di sole, ci sarebbero tutti. Gustiamocela.

Da calcio di pancia a calcio di pancia, si torna alla Sambenedettese. Su e giù per un ottovolante dalla traiettoria così imprevedibile che ci si trova col mal di stomaco e senza aver capito la direzione. Il paradosso è sempre lo stesso: la squadra ha alti e bassi ma nel complesso regge, la posizione in classifica è ancora buona, un ruolo da protagonisti per i marchigiani nei playoff è ben più che possibile, e insomma dovrebbero essere tutti felici e contenti. Invece il rapporto tra il patron Fedeli e il tecnico Capuano pare di nuovo ai minimi termini. Questa volta, per le bordate del numero uno verso il proprio tecnico dopo la sconfitta col Bassano. Si naviga a vista: l’impressione è che una separazione non la voglia nessuno dei due, altrimenti l’avrebbero cercata con la pratica da tempo. Oppure che la vogliano tutte e due, ma che nessuno abbia il coraggio di fare un passo formale in quella direzione. In sostanza, siamo ad aprile, a campionato inoltrato, e ancora non ci abbiamo capito niente. Forse sarebbe il caso di chiarirsi, e di chiarire, una volta per tutti. Tornando alla lezione della Roma, nel calcio essere presuntuosi può anche risultare un punto di forza. Ma per farlo occorre avere delle buone basi di partenza. A San Benedetto, sotto il profilo tecnico e direi pure societario, le hanno eccome. Soltanto, dovrebbero farci capire se stanno ragionando col cervello, col cuore, o con la pancia.